Il parco-giochi bergamasco riapre i battenti in un pomeriggio genovese nuvoloso. Il ritorno nel catino rosso-blu di quel Gian Piero Gasperini, tanto amato da queste parti, passa inosservato al cospetto della prestazione dei suoi ragazzi terribili. Il Genoa è annientato, i tifosi contestano, Preziosi scoppia quasi in lacrime a fine partita. Un 'patatrac' clamoroso, che nessuno immaginava e tanto meno preventivava. La 'banda Gasp' si rifà con gli interessi dopo la goleada subita al Meazza dai nerazzurri di Milano. 5 gol, come le dita di una mano, 5 gol, come l'attuale posizione in classifica degli orobici che garantirebbe loro l'accesso in Europa, in attesa del posticipo tra Inter e Sampdoria. Seconda vittoria consecutiva, dopo i tre acuti rifilati al Pescara, peraltro mantenendo ancora una volta la porta inviolata. Chi dava per retrocessi i bergamaschi ed aveva processato Gasperini dopo le prime giornate, si starà disperatamente mangiando le mani. Per ora non ci sono obiettivi, solo sogni e speranze, sogni che fanno rima con la parola 'Europa'.

I protagonisti di questa favola sono noti a tutti, ma le loro potenzialità sembrano quasi illimitate, per una squadra partita ad inizio anno col solito target della salvezza tranquilla. Ma i 58 punti in classifica, le 18 vittorie e i 14 gol del 'Papu' non sono numeri trascurabili. Il tutto condito dal forte legame instaurato tra giocatori, società e tifosi, che non hanno mancato occasione per dimostrare il loro affetto ai propri beniamini (si veda il ritorno a Bergamo dopo il 7-1 con l'Inter). Si dice che una stagione nata sotto una buona stella sia inevitabilmente destinata a concludersi come tale (la favola Leicester insegna), quando tutto deve andare bene è quasi scontato che ciò accadrà. Ma nei meandri tecnici e umani della favola atalantina sembra esserci un grosso spazio anche per quel termine sconosciuto che si è soliti chiamare 'lungimiranza'. E' proprio vero, ma sembra una parola pronunciata spesso a sproposito. In realtà la lungimiranza, la progettazione e anche la fortuna (indubbiamente) rappresentano il sale di questa splendida storia. La lungimiranza di aver creduto che uno 'scugnizzo' argentino di 165 centimetri, che aveva incantato a Catania e fallito al Metalist, potesse dire la sua in un campionato fisico come la Serie A.

Ma la famosa 'lungimiranza' sta anche nell'aver finalmente puntato sui giovani italiani, bistrattati dai club nostrani ma vogliosi di affacciarsi ai grandi palcoscenici. Caldara, Gagliardini, Conti, Spinazzola, Petagna. Tutti ragazzi promettenti, mai compresi per davvero (eccezion fatta per il terzino di scuola locale) fino all'arrivo in terra bergamasca. Ma se siamo abituati ad insegnare ai nostri bambini a non smettere mai di sognare, allora forse una via d'uscita da questo mondo 'bigotto' deve esserci. La volontà, il talento e l'abnegazione, mischiati con la giusta dose di sfacciataggine, fanno la differenza. Quella sfacciataggine che domina i social network e li tinge di nerazzurro, avvicinando i tifosi ai propri idoli, rendendo tutti parte del grande sogno chiamato Europa.