Questa volta Allegri non ha lanciato giacche o cappotti, anche se, probabilmente, non ci è mai stato così vicino. La sua Juventus ha espugnato il fortino della Sampdoria, interrompendo la striscia blucerchiata di sette risultati utili consecutivi: dove la Roma è caduta, anche piuttosto rovinosamente, i bianconeri hanno conquistato altri tre punti, più che mai utili per mantenere il +8 proprio sui giallorossi e trascorrere una pausa non burrascosa, in vista del doppio confronto in quel di Napoli tra campionato e Coppa Italia.

La gioia di Cuadrado.

Il risultato è soprattutto frutto di un primo tempo - in particolare la mezz'ora di apertura - fatto di eleganza, di circolazione pulita del pallone, efficienza e cambi di gioco di precisione millimetrica. Il pressing Doriano viene eluso dai palloni orizzontali che viaggiano da una parte all'altra del campo, e spinti in avanti soprattutto sulla fascia destra, dove Dani Alves offre probabilmente la sua miglior prestazione stagionale (ad maiora...). Non un caso che questa sia arrivata in una delle gare più europee fin qui disputate col 4-2-3-1, nonostante si trattasse di campionato.

Allegri: "Il gol di Juan? Ci alleniamo su quella specialità".

I genovesi pressano sul pallone, i bianconeri rispondono esplorando ambo le corsie, impostando soprattutto dalla parte del brasiliano, ma affondando sulla fascia di Asamoah, da un cui cross nasce la rete decisiva di Cuadrado, in tuffo di testa sul secondo palo. Non una novità, essendo Mandzukic abituato a quel tipo di taglio dalla parte opposta. Allegri, infatti, conferma nel post-gara.

Al 28', però, la partita cambia: Dybala abbandona il campo, la Juve si ridisegna con l'armeria pesante in avanti, iniziando a spegnersi lentamente. La gara sembra in controllo, Higuain si divora anche un paio di occasioni decisamente nitide, una in particolare nasce da un'invenzione di Pjanic (azione viziata anche da un offside). Il raddoppio però non arriva, il tempo scorre e la Samp prende campo e fiducia.

I bianconeri sembrano faticare di più nella gestione del pallone, spesso ricorrono alla spazzata classica per liberare l'area. Si tolgono il vestito di gala, si vestono da provinciale, manifestando però diverse difficoltà "nell'accorciare sugli avversari e nelle coperture preventive", spiega lo stesso Allegri al termine della gara. Che non fosse particolarmente contento della prestazione dei suoi, si poteva intuire dalle nervose passeggiate all'interno dell'area tecnica.

Furia.

Effettivamente, i suoi non riescono nemmeno a ripartire, perché l'uomo deputato a ribaltare i fronti in queste situazioni, ovvero Pjaca, tende a stare troppo basso, concentrandosi sulla fase difensiva, ma meno su quella offensiva. L'unico strappo lo offre Lemina, rispolverato e adattato sulla corsia destra per sfruttare proprio quella sua caratteristica, posto un intoccabile Pjanic più simile a una diga nel mezzo, a confermare i progressi nella fase di non possesso.

Allegri si infuria, la giacca rimane al suo posto, mentre in campo i giocatori la appendono, cedendo alla necessità del lavoro sporco. Sporco sì, ma utile. La vittoria, nonostante qualche brivido, arriva, ed è tutto sommato meritata, analizzando le situazioni pericolose create (almeno quattro nitide, oltre al gol). Errori sotto porta a cui la Juventus pone rimedio con la difesa, un po' a rispecchiare la gara di Asamoah, che compie tre salvataggi provvidenziali, di cui due su proprie imprecisioni. Segnale di determinazione, una caratteristica indispensabile per concludere la stagione in maniera giusta. Magari, anche perdendo per qualche tratto l'eleganza.