L'Artemio Franchi era un tabù e tale è rimasto. Qualcuno sperava che questa Udinese, con una prestazione orgogliosa, potesse andare in casa della Fiorentina a prendersi dei punti, ma così non è stato. Troppo fragile questa compagine per impensierire per tutti e novanta i minuti una squadra di Sousa che comunque non è parsa assolutamente nulla di trascendentale. Probabilmente, tra qualche mese, in una partita del genere le zebrette potrebbero fare la voce grossa, ma, oggi come oggi, non se ne parla. La partenza era stata comunque tutto sommato buona. I gigliati sono partiti da subito molto offensivi, come ci si aspettava, ma i bianconeri (schierati con il solito undici dal mister) erano riusciti a prendere le misure, prendendo addirittura il dominio nella fase centrale del primo tempo. Qui però sono emersi i soliti limiti offensivi. Reparti scollati tra di loro, Thereau fuori forma e terzini e mezzali che non riescono a supportare degnamente il tridente. In realtà Widmer avrebbe anche un'occasione ghiottissima per il clamoroso vantaggio, ma tra il tiro in porta e l'assist a Duvàn Zapata preferisce... cadere. Non è chiaro se il capitombolo sia stato causato da una spintarella sospetta di Tomovic o se da un piede messo in fallo. Per più di qualcuno c'era un contatto da punire, ma nessuno degli assistenti ha valutato l'episodio da rigore, quindi non c'è assolutamente nulla su cui ricriminare.
Dopo la magia di Bernardeschi, che permette a Borja Valero di sbloccare la gara, in realtà l'Udinese qualcosa da recriminare l'avrebbe. Duvàn Zapata infatti si mangia l'ennesima clamorosa occasione da gol, con un assist di De Paul (l'argentino, le poche volte che è supportato, è capace di ottime giocate) che andava solo insaccato di testa. Il Panteròn invece inzucca esattamente sulla mano di Tatarusanu. Due occasioni clamorose mancate. Troppe per un match con una big. Da lì in poi la squadra sembra quasi avvilirsi. Il colombiano sparisce definitivamente dalla scena. Fofana continua a buttar via palloni pesanti, soprattutto in contropiede (si può sorvolare sull'ingenuità del fallo di mano per il rigore avversario, finchè è episodico, può capitare). Badu è appena rientrato ed è stato subito utilizzato da Delneri, ma si vedeva che non era al massimo della forma, così come Thereau e Widmer, ben lontani dalla brillantezza. L'impressione è che questa squadra si debba affidare sempre alle stesse armi e quando queste per qualche motivo non funzionano al meglio, il meccanismo si inceppa. Da qui le dichirazioni del mister nel post partita. Oltre la salvezza ad oggi non si può andare, c'è poco da fare. Tanti elementi sono ancora molto giovani e devono crescere prima che si possa pretendere una costanza di rendimento.
Resta però il fatto che bisognerebbe iniziare anche a sperimentare qualcosa di nuovo. È evidente che Duvàn Zapata non sia adatto al lavoro che gli viene richiesto. O meglio, riesce a farlo, ma se poi sotto porta non incide il problema diventa grosso. Si aspetta un suo gol ormai da due mesi e il suo vice, ovvero Perica, non è più l'arma segreta, con i suoi ingressi che spesso risultano nulli. Forse poi un po' di turnover non farebbe poi così male. Fofana e Jankto sembrano aver bisogno di una domenica di riposo, mentre dare a Thereau sette giorni in più per smaltire al 100% i fastidi fisici. Hallfredsson poi ha dei limiti evidenti. Il suo lavoro di mastino è fondamentale, ma contro un centrocampo un po' più strutturato fa fatica. Le alternative in panchina ci sono. Kums vuole avere un'altra occasione, per far vedere di aver iniziato a capire il campionato italiano. Ewandro è ancora leggerino là davanti, ma Lucas Evangelista invece potrebbe avere un'opportunità. Delneri ha dichiarato che quest'ultimo tenta ancora dei dribbling di troppo in posizioni calde, ma se non gioca mai non potrà mai capire come giocare il pallone al meglio. Il mister procede con la linea della massima fiducia al suo undici titolare, ma, per portare avanti un processo di crescita, talvolta qualche cambio in corsa, magari anche solo temporaneo, potrebbe non fare male.