Due squadre in piena crisi: crisi di gioco, di risultati, d'identità. Due ambienti in cui la tensione e i malumori hanno preso il sopravvento settimana dopo settimana, partita dopo partita. Torino e Pescara si affrontano nel loro momento più nero, nel momento in cui i rispettivi obiettivi sembrano ormai definitivamente sfuggiti di mano: il treno Europa, per il Toro, è ormai perso, la salvezza, per il Pescara, è ormai poco più di un lontano miraggio. La sfida che scatterà oggi pomeriggio sul prato dell'Olimpico Grande Torino, quindi, non metterà in palio solamente tre punti, ma avrà un significato in più: vincere vorrà dire fare un passo verso l'uscita dal tunnel, vorrà dire dare un calcio ben assestato alla negatività degli ultimi mesi.
Il Torino vuole uscire dall'incubo degli ultimi due mesi, che dopo un avvio di campionato ai mille all'ora ha affossato i sogni granata. L'ultima vittoria della truppa di Mihajlovic risale al 22 dicembre: sono passati quasi due mesi da quel sofferto 1-0 interno contro il Genoa, da quella sera in cui la zampata del solito Belotti regalò al Toro l'ultimo sorriso. Da allora solo delusioni, rimonte subìte che ormai non si contano più - l'ultima domenica scorsa ad Empoli - e un entusiasmo, quello generato dall'ottimo avvio di Benassi e compagni, che è andato via via scemando, lasciando spazio, come detto, alle tensioni e ai malumori. Tensioni anche nello spogliatoio. Emblematico lo stucchevole siparietto del "Castellani": prima il battibecco Iago-Belotti per la battuta del rigore, poi il completo disinteresse della squadra alla ribattuta di Skorupski sul tentativo dello spagnolo. Mihajlovic ha gettato acqua sul fuoco, ma le immagini di Empoli sono eloquenti, testimonianza del fatto che qualcosa, all'interno dello spogliatoio granata, sembra essersi incrinato.
Tensioni granata che spariscono, però, di fronte alla polveriera che è attualmente Pescara. La squadra di Oddo è ancora a secco di vittorie sul campo: l'unica gara da tre punti, per gli abruzzesi, resta quella vinta a tavolino contro il Sassuolo a settembre. Troppo poco per ambìre alla salvezza: l'Empoli quart'ultimo dista 13 lunghezze, un gap che sembra onestamente difficile, se non impossibile, da colmare. Risultati e prestazioni deficitarie, quelle degli abruzzesi, che hanno provocato ripetute contestazioni da parte della tifoseria. Qualcuno, in settimana, ha però ampiamente passato il segno dando alle fiamme due auto del presidente Sebastiani: gesto deplorevole di criminali che si spacciano per tifosi, gesto che comunque ha contribuito ad alimentare ancor di più la tensione attorno al Pescara, che si avvicina così alla trasferta di Torino in un clima tutt'altro che disteso.
Tornando al campo, Mihajlovic confermerà il classico 4-3-3: rimandato l'esperimento 4-2-3-1 di cui si vociferava in settimana. Hart andrà tra i pali, mentre la linea difensiva sarà verosimilmente formata da De Silvestri, Ajeti, Moretti e Barreca, anche se Zappacosta e Castan, che hanno smaltito i rispettivi problemi fisici, scalpitano. Scelte quasi obbligate in mezzo al campo, dove Mihajlovic dovrà rinunciare agli squalificati Valdifiori e Baselli: in cabina di regia dovrebbe sistemarsi il giovane Lukic, affiancato da due tra Benassi, Acquah e Obi. In avanti il solito trio composto da Belotti, Ljajic e Iago Falque: ancora panchina per Iturbe. Oddo opterà invece per il 4-3-2-1: Bizzarri andrò in porta, protetto da Zampano, Coda, Stendardo e Biraghi, con Crescenzi che rimane in lizza per un posto sulla destra. In mediana Muntari, che al Toro ha già fatto male ai tempi del Milan, insieme a Brugman e Memushaj. Benali e Verre - ballottaggio con Pepe per lui - assisteranno l'unica punta Caprari.
All'Adriatico finì a reti bianche, con il Torino che riuscì a resistere in nove uomini dopo le espulsioni di Vives e Acquah. Un pareggio, oggi, servirebbe a poco ad entrambe le compagini: Torino e Pescara, quindi, giocheranno per vincere. Arbitrerà Maresca, fischio d'inizio alle ore 15: granata e abruzzesi vogliono uscire dal tunnel.