Dopo il filotto negativo delle ultime gare - una sola vittoria negli ultimi sette match - e ancor di più dopo la brutta sconfitta di Bologna, per molti il torneo del Torino è ormai privo di veri obiettivi da centrare. Troppo lontana l'Europa, mai in discussione la salvezza, il rischio è che la mancanza di stimoli tolga motivazioni ed entusiasmo ai granata, con ben 17 gare ancora da disputare.
A serrare le fila, però, ci ha pensato Sinisa Mihajlovic, che durante la conferenza stampa pre-Atalanta ha lanciato un monito ai suoi ragazzi e a tutto l'ambiente: vietato mollare, questo il succo dell'ammonimento del tecnico serbo. "Ho detto alcune cose ai ragazzi, e voglio dirle anche a voi e ai tifosi: non esiste affrontare metà campionato senza un obiettivo. - ha spiegato Mihajlovic di fronte ai giornalisti - Il nostro è migliorare rispetto all’andata, facendo i conti partita dopo partita. E combatteremo anche contro noi stessi. Se nel ritorno avremmo fatto meglio, la nostra stagione sarà positiva. L’Europa è da raggiungere in due anni, ma ancora più importante è mantenere alto il nome del Toro, giocando aggressivi e con personalità. In campo ci sono anche la storia e l’importante della maglia. Per me non è retorica, fa parte del DNA di questo club: giocare in una squadra vuol dire incarnarsi nei colori".
Alle porte c'è una sfida non semplice: nel lunch match di domani i granata ospiteranno l'Atalanta di Gasperini, vera e propria rivelazione di questo campionato, lei sì pienamente in lotta per un posto in Europa League dopo un girone d'andata fiammeggiante: "La partita contro l’Atalanta si prepara come le altre. - commenta il tecnico granata - Ci si adatta all’avversario, ma non cambia nulla: loro sono squadra rivelazione, giovani interessanti. Complimenti a Gasperini, ma noi non ci sentiamo inferiori, e sappiamo di poter vincere”.
Ad alimentare le motivazioni del Toro c'è poi il ricordo della sfida d'andata, nella quale gli orobici, all'Atleti Azzurri d'Italia, ebbero la meglio ribaltando con Masiello e Kessie il vantaggio iniziale siglato da Iago Falque: "Mi ricordo quella partita, ci mancavano molti attaccanti. Siamo stati recuperati su due gol che si potevano evitare. Era un’altra Atalanta, e noi siamo un altro Torino. Tutte e due siamo migliorati, e affrontiamo questa partita con giocatori migliori rispetto all’andata. Giochiamo in casa e vogliamo i 3 punti" spiega Mihajlovic.
Il Toro va quindi a caccia del rilancio: in settimana, in quest'ottica, si era vociferato anche di un cambio tattico, con il passaggio dal 4-3-3 utilizzato fino ad oggi al 4-2-3-1. Mihajlovic, però, smentisce: "Quando saremo in condizione potremmo farlo, adesso no. Iturbe non è ancora al meglio, e poi rimarrei senza attaccanti in panchina. Per ora soluzione in corso, poi più avanti si potrà anche provare dal primo minuto". Pungolato sui due argomenti "caldi" della settimana, poi, Mihajlovic dribbla le domande dei giornalisti. Prima sul mercato ("Mercato? Non voglio parlarne. Ne parleremo quando sarà finito") e poi su Maxi Lopez ("Maxi Lopez? Non è cambiato nulla da una settimana fa"): Sinisa fa il pompiere, ma conferma il suo malcontento riguardo alla forma fisica del centravanti argentino, non convocato per la partita di Bologna a causa della proverbiale "lavatrice", Miha dixit, che si porta sulle spalle.
Il serbo getta poi acqua sul fuoco delle speranze di quei tifosi - pochi, per la verità - che ancora credono al sogno Europa: "E’ un campionato dove è quasi tutto deciso. Come ho già detto, per l’Europa servono più punti del solito: non è un campionato molto divertente secondo me, a volte per le squadre come noi diventa difficile, siamo nel mezzo" - spiega Mihajlovic, che però pretende impegno e non vuole cali di concentrazione - "Dobbiamo trovare sempre motivazioni per portare a termine al meglio la stagione. Siamo professionisti e questo è il nostro dovere".
C'è poi spazio anche per un pizzico d'autocritica da parte del tecnico ex Milan e Sampdoria. Di certo l'ultimo mese e mezzo di Toro non è stato in linea con le ambizioni sbandierate nei mesi precedenti, Mihajlovic lo sa: "Delusione? Non sono deluso. Ovvio, mi dispiace quando si perde. Il primo colpevole sono io: io per ambizione voglio sempre vincere, ma non è sempre possibile. Quando succedono cose come a Bologna mi viene da pensare che forse avrei potuto fare qualcosa in più.
Ogni allenatore cerca di dare il massimo, poi a volte se ripensi al passato capisci che invece potevi fare meglio”.
Tra le delusioni - ma con l'attenuante di avere avuto finora pochissimo spazio a disposizione - c'è anche Iturbe, parso in piena crisi tecnica e d'identità negli scampoli di Toro concessagli da Mihajlovic contro il Sassuolo, nella doppia sfida contro il Milan e contro il Bologna: "Iturbe? Come detto la settimana scorsa, abbiamo preso giocatori che non avevano giocato in quest’estate. Non è così scontato che tutti si riprendano, ma per molti è accaduto. Anche per Iturbe ci vorrà tempo, come è successo per Iago ad esempio. Bisogna avere pazienza. Iturbe l’ho voluto perché ha caratteristiche diverse dagli altri. Devo trovare fiducia e spensieratezza, senza che nessuno lo metta in croce. Ha carattere, e dipende anche dalla sua capacità di apprendere. Sono convinto che farà bene”.
Insomma, nonostante un'Europa che sembra ormai sfuggita di mano, nonostante un campionato che rischia di diventare povero di stimoli già all'alba del girone di ritorno, Mihajlovic non vuole saperne di mollare la presa: vuole un Toro arrabbiato, il tecnico serbo, vuole un Toro desideroso di dimostrare a tutti - prima di tutto a sè stesso - che quest'ultimo deludente mese e mezzo è stato l'eccezione, non la regola. Mihajlovic vuole un Toro che torni a correre, a mordere, a incornare, quel Toro divertente visto fino a novembre, e spentosi poi di partita in partita, gradualmente, come una fiamma che ha smesso di essere alimentata.