Un anno. Dodici mesi. Una porzione di tempo ridotta, insignificante, se raffrontata alla durata di una vita intera. Una parentesi temporale irrilevante anche se messa a confronto con la lunghezza di una carriera sportiva. Un anno, però, può stravolgere sia una vita che una carriera, può rivoltarle come un calzino facendo in modo che nulla, dopo il suo passaggio, sia più com'era prima. Soprattutto se ti chiami Andrea Belotti, e se quell'anno è il 2016. Il 2016 il Gallo non se lo scorderà facilmente: lo ha iniziato da giovane promessa, da riserva del Torino, da talento ancora da sgrezzare, lo chiuderà da trascinatore granata, da centravanti titolare della nazionale, da top player della Serie A, da oggetto del desiderio delle big di mezza Europa. Questo 2016, la vita e la carriera di Andrea Belotti, le ha stravolte per davvero.
Un anno fa, di questi tempi, sulla scheda di Belotti, alla voce "gol segnati in stagione", figurava il numero 1. Un solo gol in mezza stagione, quello messo a segno la sera del 28 novembre 2015 contro il Bologna all'Olimpico, nella gara vinta 2-0 dai granata di Ventura. Prima e dopo, tanti errori, nessun gol, una maglia da titolare che spesso gli sfuggiva di mano e finiva sulle spalle scafate di Maxi Lopez e Quagliarella. Tante critiche, nessuna traccia di quel promettente centravanti che si era messo in mostra con le maglie del Palermo e della nazionale Under 21. Se ci sono doti che a Belotti non hanno mai fatto difetto, però, quelle sono grinta e determinazione. Quella grinta e quella determinazione che il Gallo continuava a mettere in campo in ogni allenamento e in ogni partita, anche quando le cose proprio non andavano, quando quella palla, di entrare in rete, non ne voleva sapere. Grazie a questa feroce abnegazione e grazie alla cieca fiducia che Ventura continuava a riporre in lui, poi, una sera di gennaio le cose hanno iniziato a prendere una piega diversa. La sera è quella del 16 gennaio, a Torino arriva il Frosinone. Al 37', sul risultato di 1-1, il colpo di testa di Immobile viene respinto da Leali: Belotti è un rapace, si avventa sulla sfera con la ferocia di un predatore e la ribadisce in rete. Non è la sua prima rete in granata, ma è qui che il Gallo si sblocca definitivamente: dal minuto 37 di Torino-Frosinone del 16 gennaio 2016, Andrea Belotti non si ferma più. Si ripete appena 4 minuti dopo, firmando la doppietta con un potente diagonale di destro. Magicamente, nel giro di 4 minuti, tutte le insicurezze sono spazzate via: eccolo, il bomber letale che in estate aveva convinto Cairo a spendere ben 8 milioni di euro per il suo cartellino.
Non c'è più solamente il lavoro sporco, il sacrificio (quelli non sono mai mancati), ora Belotti è letale, si prende per mano il Torino e lo conduce alla salvezza: sono i suoi, infatti, i gol decisivi per portare i granata lontani da una retrocessione che sembrava impensabile a inizio stagione, ma diventata giornata dopo giornata uno spettro decisamente concreto. Il 3 febbraio Belotti si ripete e trafigge con una doppietta anche la Sampdoria nel 2-2 di Marassi: il colpo di testa che acciuffa i doriani al 94' manda in delirio il popolo granata. Il 6 marzo, dopo un mese da incubo per il Toro, un gol del Gallo vale un punto pesantissimo contro la Lazio. Ma è ad aprile, dopo aver segnato invano anche nel derby perso 4-1 (rete su rigore), che Belotti si scatena e si carica il Toro sulle spalle. Il 3 aprile a San Siro il Gallo manda k.o. l'Inter trasformando un altro calcio di rigore, due settimane più tardi, ancora dal dischetto, il 9 granata firma il blitz a Bologna al 93'. Belotti segna su rigore anche a Roma contro i giallorossi (sconfitta 3-2 per i granata), poi incanta nella vittoria decisiva per la salvezza del Torino di Ventura, il 5-1 a Udine del 30 aprile: da cineteca il suo coast to coast concluso con la rete del 4-1. A fine campionato le reti di Andrea Belotti sono 12, di cui 11 segnate nel girone di ritorno: il meglio, però, deve ancora venire.
Dopo gli ottimi numeri del 2015-2016, è il 2016-2017, per Belotti, la stagione della svolta. Il mercato granata lo mette al centro del progetto e lo responsabilizza: ceduti i big Bruno Peres, Glik e Maksimovic, è a lui che si chiede di essere uno dei leader del nuovo Torino di Mihajlovic. Troppa pressione per un ragazzo di 23 anni? Assolutamente no: Belotti ringrazia e diventa il trascinatore indiscusso dei granata. Il Belotti 2016-2017 è un upgrade del giocatore visto a Torino nella stagione precedente: ancor più letale sotto porta, ancor più propenso al sacrificio e al lavoro per la squadra, ancora più completo e inserito nella manovra. Per utilizzare una definizione alla moda, Belotti è quello che si può chiamare "attaccante moderno", un attaccante che ha saputo lavorare sui suoi difetti, sgrezzando una tecnica non eccelsa, esaltando i proprio pregi, rendendo debordante una fisicità che già negli anni precedenti lasciava ben sperare.
Il Milan, il 21 agosto, è la sua prima vittima stagionale, ma il Torino perde 3-2 e proprio Belotti, all'ultimo respiro, fallisce il rigore che avrebbe potuto valere il 3-3. Ciò che strabilia è la reazione: sette giorni dopo un errore pesantissimo, Belotti abbatte il Bologna con una sensazionale tripletta, che avrebbe potuto diventare poker senza un altro rigore sbagliato. Il Toro vince 5-1, il Gallo segna quattro reti (che avrebbero potuto essere sei) in 180 minuti: come inizio non c'è male. Il 1° settembre ecco l'esordio in nazionale, poi un problema muscolare accusato proprio durante il ritiro azzurro lo tiene fuori per due gare. Contro Atalanta ed Empoli il Toro raccoglie un solo punto e segna un solo gol, è l'emblema di quanto Belotti sia diventanto importante per i granata. A Pescara, con il Torino ridotto in nove, il Gallo subentra nel finale e riesce a cogliere un clamoroso palo, poi il rientro da titolare è col botto: in casa contro la Roma a Belotti bastano 8 minuti per trafiggere Sczcesny di testa. Torna il Gallo, il Toro torna a vincere, difficile pensare che sia un caso. Nelle seguenti tre gare, contro Fiorentina, Palermo e Lazio, Belotti non segna, ma il suo lavoro resta fondamentale con sponde, assist, rigori procurati e recuperi difensivi: è questa la capacità eccezionale del Gallo, quella di raccogliere applausi e complimenti anche senza trovare la via della rete. Anche quando il suo nome non figura nel tabellino dei marcatori, i suoi voti in pagella restano altissimi. Impresa non facile, se di mestiere fai il centravanti. Belotti segna a San Siro, ma l'Inter batte il Torino 2-1, poi una sua doppietta, il 5 novembre, contribuisce al 5-1 con cui i granata affondano il Cagliari in casa. Altre due reti decisive il 20 novembre a Crotone, un altro gol in Coppa Italia al Pisa il 29, poi, nonostante la flessione finale del Torino, Belotti segna in tutte e tre le ultime gare del 2016: vane le reti segnate nelle sconfitte contro Juventus e Napoli, decisiva quella che vale l'1-0 contro il Genoa. E tra ottobre e novembre era arrivata anche la consacrazione in nazionale, quella nazionale di cui Ventura, dopo l'epurazione di Pellè, ne ha fatto il centravanti titolare: una rete alla Macedonia, una doppietta al Liechtenstein, ottime prestazioni contro Spagna e Germania, contro cui il Gallo colpisce anche un palo. L'Europa si accorge di Belotti.
E' così, con dodici mesi da sballo conditi da 28 reti, che la vita e la carriera di Andrea Belotti sono cambiate. E' così che un attaccante per il quale, appena dodici mesi fa, sembrava esagerato un investimento da 8 milioni, ha firmato un rinnovo di contratto con una clausola rescissoria per l'estero da 100 milioni. E' così che qualcuno, leggasi Manchester United, starebbe seriamente pensando di staccarlo, un assegno da 100 milioni per il numero 9 del Torino. Un Torino che, dal canto suo, spera di poterselo tenere stretto ancora per un po', il suo centravanti: un centravanti che segna, ma che sa strappare applausi e rendersi utile anche quando il gol non arriva. Perchè non è solo con i gol che Belotti ha conquistato l'affetto della gente e la stima degli addetti ai lavori, ma anche col sudore, con le botte date e prese, sporcandosi i pantaloncini in decine di recuperi difensivi: è anche per questo, non solo per i gol, che Andrea Belotti, in dodici mesi, si è trasformato da promessa a certezza.