C'era una volta un derby equilibrato, sempre prodigo di sorprese, un derby in cui molto raramente la parola "fine" veniva scritta prima del triplice fischio, prima che anche l'ultima goccia di sudore dei ventidue contendenti fosse stata spremuta. Un derby nel quale Davide spesso e volentieri riusciva ad infastidire Golia. C'era una volta il derby della Mole. C'era una volta, prima che le cose cambiassero, prima che la forbice tra il Davide granata e il Golia bianconero diventasse incolmabile: prima che il derby, per il Toro, diventasse un vero e proprio tabù. Un tabù pesante come un macigno: negli ultimi vent'anni, in un totale di ventuno sfide, i granata sono usciti vincitori in una sola stracittadina, quella del 26 aprile 2015 portata a casa grazie alle pietre scagliate dalle fionde di Darmian e Quagliarella. In panchina c'era Giampiero Ventura, un uomo ed un allenatore a cui la Torino granata deve molto: se il Toro, chino negli abissi della Serie B, è tornato ad essere rampante recitando un ruolo da protagonista anche nella massima serie, grandi ed innegabili meriti vanno al tecnico genovese. Un allenatore, l'attuale Ct azzurro, che a Torino ha sovvertito condizioni che sembravano ormai immutabili: sotto la sua guida i granata sono tornati come detto stabilmente nella massima serie, hanno vissuto notti magiche in Europa, sono tornati ad essere serbatoio per la nazionale e hanno ricostruito un settore giovanile nuovamente fiore all'occhiello della società. C'è però una tendenza che Ventura, nonostante la bontà del suo lavoro, non è riuscito a sovvertire. Non basta la vittoria dell'aprile 2015: il derby, in questi anni di rinascita granata, ha continuato ad essere un tabù. Nove stracittadine disputate con Ventura al timone, otto in campionato ed una in Coppa Italia: una vittoria, sì, ma anche otto cocenti sconfitte. E siccome quello tra il Toro e Ventura è stato un amore duraturo e ricco di emozioni, ora che la storia è finita è inevitabile dare uno sguardo al passato, rivivere coi pensieri ciò che è stato, nella speranza che il futuro, al capitolo derby, riservi al Toro un destino migliore.
La via crucis di Ventura contro la Juventus inizia il 1° dicembre 2012: l'espulsione di Kamil Glik condiziona in modo pesantissimo il confronto, i bianconeri di Conte la spuntano senza troppa fatica andando a segno per tre volte in un tempo, la doppietta di Marchisio e il sigillo di Giovinco mortificano le speranze granata. Cinque mesi dopo, il 28 aprile, il fortino eretto da Ventura regge per 85 minuti: poi Vidal e Marchisio procedono all'abbattimento e la Juve vince 3-0. Il 2013-2014 è l'anno di Cerci e Immobile, il Toro arriva alle due stracittadine con notevoli ambizioni, ma le due sfide hanno epiloghi curiosamente simili tra loro: in entrambi i casi la Juventus vince 1-0, decisivi prima Pogba e poi Tevez, in entrambi i casi il derby porta con sè le rimostranze granata nei confronti degli arbitri.
Il 30 novembre 2014 Ventura va ad un soffio dal pareggio, ma il leggendario coast to coast di Bruno Peres viene vanificato dall'ancora più epico 2-1 di Pirlo al 93'. Nella sfida di ritorno il Toro mette fine al ventennale digiuno, ma di fronte c'è una Juventus con il tricolore già in saccoccia e la testa già rivolta alla semifinale di Champions League da disputare contro il Real Madrid.
Gioia effimera, perchè la stracittadina successiva, quella del 31 ottobre 2015, per il Toro è ancora beffarda: Bovo impatta il vantaggio bianconero di Pogba, Cuadrado, a tempo scaduto, regala alla Juventus l'ennesima vittoria nella storia recente del derby della Mole. Beffa che si trasforma in disfatta il 16 dicembre successivo, quando le strade dei granata e dei bianconeri si incrociano in Coppa Italia: allo Stadium per la Juventus è tutto facile, le sberle di Zaza, a segno per due volte, Dybala e Pogba annichiliscono un Toro mai in partita. E' in questa dimenticabile serata, probabilmente, che qualcosa, tra Ventura e il popolo granata, si rompe, è in questa serata che anche Cairo e lo stesso tecnico capiscono che la storia d'amore si sta avvicinando all'epilogo. L'ultimo derby della Mole, per Ventura, è quello dello scorso 20 marzo: all'Olimpico la Juve di Allegri si impone per 4-1 con annesse polemiche arbitrali per un gol annullato a Maxi Lopez sul 2-1. Polemiche e chiacchiere che però stanno a zero: i freddi numeri, nel quinquennio di Ventura al timone del Torino, parlano di un tabù, quello del derby, rimasto intatto. E' anche così, con l'incontenibile voglia di invertire la tendenza, che si spiega l'entusiasmo del popolo granata in questa settimana di passione che porta al derby contro gli storici rivali.
Durante l'allenamento di mercoledì una folla di oltre 2500 tifosi ha fatto sentire il suo ruggito caricando i ragazzi di Mihajlovic, che hanno ringraziato fermandosi sotto la tribuna ricambiando gli applausi a fine seduta. C'è fiducia, il Toro spumeggiante guidato da Mihajlovic in panchina e da Belotti in campo ha creato grande attesa e grande ottimismo in vista della sfida alla banda di Allegri: forse mai, in questi ultimi anni, il popolo granata ci aveva creduto così tanto. "Vogliamo un Toro scatenato", questo il messaggio riportato dal popolo granata sullo striscione esposto in Sisport, un messaggio sottoscritto anche da Sinisa Mihajlovic, che nel derby spera di ritrovare la squadra rabbiosa che tanto bene ha fatto in avvio di campionato, ma che per la verità è parsa un po' opaca nelle ultime uscite. Contro la Juventus, tornata a macinare gioco e gol nelle ultime due gare, servirà però il miglior Toro, quella macchina da gol capace di sistemarsi tra gli attacchi più prolifici del torneo. Il tecnico serbo, in pochi mesi issatosi ad autentico "capo-popolo" granata, lo sa, e sa anche che una vittoria nel derby gli conferirebbe credito illimitato presso i tifosi, oltre che una spinta morale non indifferente per il prosieguo del torneo. C'è da riprendere la corsa verso l'obiettivo Europa, c'è da riscattare la battuta d'arresto patita contro la Sampdoria a Marassi, c'è da mantenere l'imbattibilità interna. Ma, soprattutto, c'è da riuscire dove Ventura ha quasi sempre fallito, sfatando un tabù, quello del derby, una partita che negli ultimi vent'anni ha riservato ai granata tanti, troppi dolori.