Aggressivo. Spettacolare. Spregiudicato. Divertente. Prendete uno qualunque di questi aggettivi e non sbaglierete, calzerà a pennello nella descrizione del Torino visto in questa prima parte di stagione, un Toro che sarebbe a tutti gli effetti la rivelazione di questo torneo, non fosse per la superlativa Atalanta di Gasperini. Nelle ultime due giornate, però, il Toro aggressivo, spettacolare, spregiudicato e divertente ha lasciato spazio ad una squadra più pratica, più pragmatica e speculativa: in una parola, cinica. Sì, perchè il Toro visto contro il Crotone e contro il Chievo di certo non ha entusiasmato, ma alla prova dei fatti ha raccolto sei punti, il massimo bottino disponibile: due vittorie che hanno permesso ai granata di rimanere agganciati al gruppetto delle migliori, due vittorie che ci raccontano di un Toro nuovo, inedito per questa stagione.
Nei primi due mesi di campionato, infatti, i granata avevano dimostrato di non poter fare a meno di ritmi indiavolati, di saper giocare solamente con il piede sempre pigiato sull'acceleratore. Nelle giornate meno "feroci", il Toro aveva raccolto poco, pochissimo: la sconfitta di Bergamo, i due deludenti pareggi con Empoli e Pescara, il k.o. di San Siro contro una disastrata Inter al tramonto della brevissima era De Boer. In queste due vittorie contro Crotone e Chievo, invece, il Torino ha mostrato di avere in qualche modo superato questa fase, riuscendo a centrare il bersaglio grosso anche in giornate atleticamente meno brillanti, anche giocando a ritmi più ridotti, creando sicuramente meno, ma capitalizzando al massimo i frutti di un gioco meno brillante rispetto alle giornate migliori. Contro calabresi e clivensi si è visto appunto un Torino cinico, di certo non bello, anche fortunato sotto l'aspetto degli episodi arbitrali.
Il bicchiere mezzo vuoto restituisce l'immagine di una squadra forse un po' in debito d'ossigeno dopo due mesi e mezzo condotti a ritmi vertiginosi, quello mezzo pieno presenta invece le qualità di un gruppo che ha saputo trovare il bandolo della matassa anche in pomeriggi in cui le gambe (e le idee) giravano a scartamento ridotto: virtù, quest'ultima, propria delle grandi squadre. Attaccare, sempre e comunque, con tutti i rischi conseguenti, questo era il "credo" del Toro nella prima parentesi di campionato. Mihajlovic a più riprese aveva sottolineato l'importanza di saper leggere i momenti della partita, cercando talvolta anche di "addormentare" la manovra, di gestire in maniera più saggia il risultato. I granata, nonostante alcune ricorrenti lacune (dal Chievo subìto l'ennesimo gol di testa), nelle ultime due gare hanno mostrato di aver recepito ed assimilato il "diktat" del tecnico serbo. Il Toro che studia da grande, così, ha aggiunto un altro concetto al suo bagaglio tecnico e caratteriale. Aggressivo, spettacolare, spregiudicato, divertente, ma da ora anche cinico: questo Toro può sognare per davvero.