E' un Marek Hamsik quantomai nostalgico, ma anche molto sincero, quello che si è raccontato quest'oggi ai microfoni del quotidiano polacco przegladsportowy. Il capitano del Napoli non ha usato giri di parole per quantificare la mancanza di Arkadiusz Milik negli schemi dei partenopei di mister Sarri. Inoltre, lo slovacco ha guardato al futuro dell'altro polacco presente in rosa, Zielinski, e sottolineare anche la volontà di continuare nel suo percorso all'ombra del Vesuvio.
Si parte però da Milik: "Ci manca molto. Gli ultimi risultati sarebbero potuti essere miglio se fossimo stati più concreti. Creiamo tante occasioni, ma non le utilizziamo bene. Questo conferma che abbiamo un grande bisogno di Arek, speriamo torni presto in campo. Ha dimostrato di essere un grande attaccante. Con i gol in serie A e in Champions ha convinto immediatamente i tifosi del Napoli e non è un compito facile. Inoltre Arek non aveva il tempo di convincere i tifosi lentamente uno ad uno. Doveva andare dritto in porta, e ci è riuscito. Dopo la cessione di Higuain per un sacco di soldi, qui tutti volevano un attaccante di classe. La scelta è caduta su Arek che ha dimostrato rapidamente che De Laurentiis non ha sbagliato". Ed infine, riguardo il centravanti polacco: "Se lo conoscevo? Naturalmente sì. Savevo che faceva tanti gol all'Ajax, che giocava con la Polonia con buoni risultati. Tuttavia non ero sicuro potesse gestire subito l'enorme passo dal campionato olandese a quello italiano. Ma come si è visto non ha avuto nessun problema".
Da Milik a Zielinksi, con Hamsik che di mezzeali se ne intende. Questa la sua investitura sull'ex Udinese ed Empoli: "Se può diventare una star del campionato italiano? Perchè no. E' un giocatore moderno, veloce, non ha paura degli scontri. Nonostante la sua giovane età è già un giocare di classe. Il futuro è tutto davanti a lui. L'anno scorso ha dimostrato grandi doti all'Empoli, segnando cinque gol". Inoltre, riguardo il loro inserimento in rosa e sulla difficoltà di comprensione del polacco, il capitano azzurro continua così: "Li capisco, certo. Da noi si parla soprattutto l'italiano. Se Piotr o Arek dicono qualcosa in polacco, più o meno li capisco. Alla fine, le nostre lingue non sono così diverse. Se li ho aiutati ad integrarsi? Non c'è stato bisogno. Non sono ragazzini, ma giocatori abbastanza esperti. Piotr è da diversi anni in Italia, Arek già nelle prime partite si sentiva a suo agio in campo con noi".
Infine, uno sguardo ai suoi trascorsi in maglia azzurra ed anche al futuro, magari da dirigente: "E' un grande club ed io ne faccio parte. Non c'è motivo di cambiare. Tutto è possibile, ma io sono slovacco e vorrei finire la mia carriera in patria".