Analizzandola dal punto di vista prettamente tecnico, non è stata sicuramente una bella partita. Tanti infatti gli errori e le dimenticanze, contro un Genoa che non è parso essere una squadra irresistibile. C'è però da mettere in conto il fattore "logoramento" per quel che riguarda l'Udinese. Dall'arrivo di Delneri, e con il passaggio al 4-3-3, più o meno sono stati utilizzati sempre gli stessi uomini, alcuni dei quali rientrati anche da infortuni importanti. Calcolando poi che quella contro i rossoblù era la quarta partita in quattordici giorni, allora, il fatto che alcuni giocatori sembrassero spompati diventa un po' più comprensibile. Vero è che i ragazzi sono giovani, alcuni giovanissimi, ma restano umani.

Il problema sta forse più nel fatto che le alternative migliori nella rosa dell'Udinese sono fuori dai giochi. Pesante infatti l'assenza in contemporanea di Kone (recuperato da pochissimo), Jankto e Hallfredsson. Così come è incredibile la lacuna che c'è a sinistra, dato che in squadra non ci sono terzini sinistri. O meglio, ci sono Armero e Alì Adnan, ma il primo ormai è l'ombra di se stesso, mentre il secondo sembra avere i mezzi più per attaccare che per difendere. Ecco dunque che un punto in trasferta contro il Genoa di Juric, in queste condizioni, vale tantissimo. Pazienza se l'avversario ha dominato o se comunque ha dato l'impressione di poter prendere gol da un momento all'altro, lasciando qualche rimpianto, in certi momenti c'è poco da fare gli schizzinosi e prendere ciò che si può senza lamentarsi.

Cyril Thereau è andato ancora a segno. Fonte: www.facebook.com/UdineseCalcio1896

Che l'Udinese abbia le qualità per mettere in crisi il Genoa lo si capisce già dai primi dieci minuti, dove le zebrette si difendono con ordine e mettono in serio pericolo la retroguardia del Grifone quando si decide di affondare il colpo. Infatti il vantaggio arriva praticamente subito, con il solito Thereau che scarica in rete il quinto gol in quattro partite. Non male, per uno che di mestiere non fa la prima punta. Allo stesso modo però si capisce anche quante insidie nascoste ci siano in questa sfida (e quindi anche la grande prudenza chiesta da Delneri in conferenza stampa). La squadra di Juric infatti, dopo lo 0-1, attacca con folate sempre più rapide e l'Udinese, per contenere, inizia ad esaurire fin troppo presto le energie, mettendo in mostra i limiti fisici della squadra.

Calata la lucidità, le zebrette annaspano. Felipe infatti mette in mostra ancora una volta di non poter fare il terzino, facendosi saltare da un Edenilson che a Genova ha deciso di iniziare a giocare a calcio (definire il suo anno ad Udine dimenticabile è un eufemismo) e che scatta con una velocità impressionante. Da lì il gol è un gioco da ragazzi, con Ocampos che si fionda sul cross, spiazzando tutti i difensori. L'errore poi di Duvàn Zapata a porta vuota sulla ribattuta di Perin è sicuramente grosso, ma si può perdonare, dato che il calcio è fatto anche di episodi e il Grifone da parte sua ha sbagliato a sua volta un paio di palle gol abbastanza importanti. Dopo il pareggio la partita è una sofferenza per Delneri e i suoi, con i rossoblù che sono palesemente più in forma. L'Udinese però riesce a difendersi, appellandosi anche al miracolo quotidiano di Karnezis, che nel finale evita il disastro.

Perica non ha avuto modo di incidere. Fonte: www.facebook.com/UdineseCalcio1896

Un'Udinese guerriera, ma spompata. Arriva ora la sosta, fondamentale più per trovare alternative adeguate che per recuperare le energie. Se infatti lo spento Fofana avrà la possibilità di rifiatare, lo stesso discorso non si può fare per Badu, Hallfredsson, Widmer, Penaranda, Molla Wague e Jankto, regolarmente convocati dalle rispettive Nazionali nonostante acciacchi e affanni. Delneri dovrà studiare attentamente le prossime mosse, perchè questa squadra ha i mezzi per andare lontano, ma lo stato fisico di alcuni sembra essere ancora precario (assurdo che Penaranda sia infortunato una settimana sì e una no) e non sempre potrà bastare la grinta di un gruppo ritrovato per colmare le lacune.