Il principe è dunque costretto a saper essere bestia e deve imitare la volpe e il leone. Dato che il leone non si difende dalle trappole e la volpe non si difende dai lupi, bisogna essere volpe per riconoscere le trappole, e leone per impaurire i lupi
Scriveva Machiavelli, di come un principe debba saper controllare uno Stato; scrivo, adesso, di come Claudio Marchisio sia l'elemento garante per l'organizzazione ed il coordinamento non solo del centrocampo bianconero, ma dell'intero ambiente in cui egli opera.
La Juventus può finalmente riaccogliere il suo Principe. Centonovantuno giorni dopo. Al minuto 73', della sfida infrasettimanale contro la Sampdoria, gli spalti dello Stadium hanno applaudito all'unisono l'uscita dal campo del numero 8, sostituito nell'occasione da Lemina. Plebiscito. La partita perfetta per riaquisire vigore, dimestichezza ed intesa con i nuovi volti che compongono la rosa. Prima di analizzare a dettaglio la performance offerta con i blucerchiati, bisogna necessariamente esplicitare cosa Marchisio dia in termini psicologici e motivazionali alla squadra.
Essere Principe, secondo Machiavelli, significa possedere e saper padroneggiare intelligenza, astuzia e forza. Non in maniera distinta ma contemporaneamente. Il riferimento dello storico rinascimentale per rendere al meglio il connubio delle qualità sopra elencate risiede in un'allegoria degli antichi, quella del centauro Chirone, educatore alla disciplina di vari principi tra cui Achille. Perchè cotanta importanza all'insegnante? Semplice, e lo spiega proprio Machiavelli: "L’avere per precettore qualcuno che sia mezza bestia e mezzo uomo, ha un solo significato: che il principe deve sapersi servire dell’una e dell’altra natura, perché l’una senza l’altra non resiste nel tempo".
Ora, Claudio Marchisio ha avuto diverse scuole di pensiero, in determinati frangenti della sua carriera. Le lezioni impartite al numero 8, comprendono quelle avvenute in un ambiente stabile, nelle condizioni ottimali per l'apprendimento ed il pieno sviluppo delle proprie potenzialità. Tralasciando, dunque gli anni da esterno di centrocampo con Zaccheroni e Del Neri, il giovane Marchisio ha mostrato qualità già sotto la guida di Claudio Ranieri nella stagione 08/09, assumendo spesso la posizione centrale al fianco di Momo Sissoko, nel solito 4-4-2 del tecnico romano.
Fondamentale l'avvento di Antonio Conte, colui che più si assomiglia al maestro-centauro, capace di sguinzagliare Marchisio dalla rigida posizione precedente e collocarlo mezzo di destra, nello storica mediana a tre con Arturo Vidal ed Andrea Pirlo in regia. All'intelligenza calcistica, propria del giocatore, l'allenatore salentino cuce attorno l'abito ideale per rendere al meglio, sviluppando una peculiarità che si rivelerà decisiva per la conquista dello scudetto: la forza. Quella rappresentata dal Leone, per intenderci. Ma la forza, non è soltanto quella fisica, assume accezioni diverse. La capacità di soffrire è forza, quella di rimanere costantemente in partita è forza, evitare black-out personali e di squadra è forza, essere psicologicamente, dentro e fuori dal campo, un punto di riferimento per i compagni è forza. Proprio per questo, uno dei giocatori che maggiormente incarna lo spirito bianconero del Fino alla Fine è senz'altro Claudio Marchisio.
Nel primo anno, chiuso da imbattuto, il numero 8 si è rivelato decisivo, incredibilmente efficace sotto porta con dieci reti messe a segno nel corso del campionato. Indicata da molti come lo spartiacque tra il vecchio ed il nuovo, tra il buio e la luce dell'era Andrea Agnelli è Juventus-Milan, sesta giornata di Serie A 2011/12. Nell'occasione, Conte sperimenta la prima forma di centrocampo a tre, con un 4-1-4-1 flessibile, con la propensione al 4-3-3 ed al 4-5-1. Gli esterni sono Pepe e Krasic, l'unico attaccante è Mirko Vucinic. Marchisio è mezzala sinistra. Il sistema esalta il singolo, il centrocampista scatena la propria vena da incursore: si butta nei corridoi verticali sfruttando il grande dinamismo, reclama uno-due con il pivot, copre prontamente eventuali spazi sull'out di sinistra e segna. Ben due volte. Negli ultimi minuti, tanto per rimembrare il concetto della forza.
Il carattere ed il peso specifico nello spogliatoio crescono, di pari passo con il ritorno ad alti livelli della Juventus. La prima stagione contiana, Marchisio la gioca sempre nel centrocampo a tre, scambiandosi spesso di posizione con Vidal. Nei due anni successivi, l'arrivo di Paul Pogba spariglia leggermente le carte. Il francese, appena 19enne, esplode istantaneamente nella sfida casalinga contro il Napoli: tiro al volo con il mancino che si infila nell'angolino. Qualche problema di natura fisica colpisce Marchisio nella primissima parte di stagione, regalando grande spazio alla crescita di Paul. Nella seconda parte, si genera il problema della coesistenza dei quattro tenori di centrocampo: Pirlo, Vidal, Pogba e Marchisio. Oltre agli sprazzi di turnover, Conte ingegna a volte un 3-5-1-1 con uno dei centrocampisti a supporto dell'unica punta: Vucinic. Il prescelto nel ruolo? Proprio lui, il numero 8.
L'abilità di lettura, la propensione agli inserimenti e la predisposizione al sacrificio, gli permettono di ricoprire anche la zona alle spalle dell'attaccante. L'esempio più evidente di tale disposizione è nel derby contro il Torino, match nel girone di ritorno del campionato 2012/13. Il principino gira attorno al montenegrino, attaccando lo spazio dietro, o davanti, a lui quando c'è la squadra in proiezione offensiva sulle fasce mentre accorcia in non possesso, chiudendo a testuggine le linee di passaggio centrali. Nello 0-2 finale, Marchisio fornisce l'assist per il vantaggio di Arturo Vidal, poi realizza il goal del raddoppio con un ingresso a fari spenti in area di rigore.
Dal Leone alla Volpe. Conte abbandona nell'estate del 2014, lasciando la Vecchia Signora nelle mani di Massimiliano Allegri. Calma e tranquillità predica il tecnico livornese, meno furore agonistico, più gestione razionale dei momenti della partita. Oltre il modus operandi, muta subito anche la posizione. I primi acciacchi di Andrea Pirlo, costringono Allegri a spostare spesso in posizione centrale l'azzurro, proponendo un qualcosa che Conte non è mai arrivato ad attuare. Nel corso della stagione, Marchisio si divide in un doppio ruolo: centrocampista centrale nel 3-5-2, senza l'impiego di Pirlo; classica mezzala destra nel 4-3-1-2, con il bresciano in regia e Vidal trequartista. I bianconeri portano a casa scudetto e coppa Italia, raggiungendo la prestigiosissima finale di Champions League contro il Barcellona.
La dipartita post Berlino di molti giocatori chiave, tra i quali Pirlo, consentono a Marchisio di stabilirsi definitivamente nel ruolo di metodista davanti alla difesa. Aldilà della forza, nella posizione più delicata del centrocampo occore sviluppare al meglio anche una certa sensibilità volpina nel cogliere le situazioni. Nonostante le prime difficoltà della Juventus, le mansioni affidategli calzano a pennello con l'idea che Allegri ha del giocatore da piazzare lì. Marchisio è il prototipo ideale. Il resto è storia recente, nel finale di stagione con il Palermo l'infortunio al crociato che lo costringe a stare fuori circa sei mesi, fino al rientro nell'ultima giornata contro la Sampdoria.
Come detto in avvio, la ripresa è più che soddisfacente. Il recupero del torinese trasmette sicurezza anche allo stesso Allegri, che manda in campo, in maniera inedita, Dani Alves terzo centrale di destra. Uno-due tocchi, precisione e pulizia, posizione e orientamento con il corpo eccellente, protezione del pallone, verticalizzazione e smistamento sulle fasce fatte celermente, propensione alla responsabilità del ruolo. Tutto ciò di cui la Juventus ha bisogno in questo momento. Allegri potrà pensare a soluzioni tattiche di varia natura una volta recuperati Paulo Dybala e Marko Pjaca. Intanto, nuova battaglia per i bianconeri domani, di quelle che incendiano le piazze: Juventus-Napoli. Marchisio potrebbe partite nuovamente titolare. Il Principino è tornato sul trono, finalmente.