Con la partita di ieri contro la Roma è iniziato in casa Napoli il lungo periodo di assenza di Arek Milik, che per quattro mesi, se non di più, costituirà un cruccio non indifferente per i tifosi partenopei. Il centravanti polacco, operato in settimana a villa Stuart dal Prof. Mariani, dovrebbe rientrare per i primi giorni di Febbraio, ma da tener conto, oltre ai tempi di recupero fisiologici per un intervento al crociato, c'è necessariamente la possibilità di un mesetto per ritrovare la forma migliore e i novanta minuti. Fino a quel momento, salvo inattese svolte di mercato, il ruolo del forte Arkadiusz sarà ricoperto da Manolo Gabbiadini, che di professione, però, non è certamente un centravanti come da tutti inteso.
La gara contro i giallorossi - al di là del mero risultato finale - ha riaperto, o confermato, l'annosa questione che da tempo circola attorno all'attaccante bergamasco: è adatto o meno al sistema di gioco sarriano?
I movimenti in Gabbia - La sensazione costante nel vedere Gabbiadini in posizione centrale è quella di un pesce fuor d'acqua. Contro la Roma, squadra abituata a competizioni internazionali, ma comunque rimaneggiata nel settore degli esterni difensivi, l'attaccante bergamasco ha fornito una prestazione di 60 min assolutamente impalpabile. Il suo movimento più efficace, il taglio verso la porta per uncinare il pallone col suo sinistro, non è mai stato servito dai compagni, i quali si sono perlopiù ostinati al cross in mezzo all'area, dove il buon Manolo era alle prese con due clienti assolutamente scomodi, quali Manolas e Fazio.
Tuttavia, se la squadra non aiuta Gabbiadini, lui senza dubbio non si spreme eccessivamente per cambiare le sorti dell'incontro. La mancanza più evidente risiede nel fatto che il classe '91 non ha nelle sue corde la capacità di agire spalle alla porta, tenendo palla con il fisico e allargando il gioco sulle fasce. La mancanza di intensità è stata, probabilmente, la principale causa della sostituzione voluta da Sarri. Inoltre, come se non bastasse, al momento del cambio il pubblico di casa ha mostrato una certa insofferenza verso un giocatore che è da tutti considerato come un potenziale campione, ma da ormai due anni si comporta in modo abulico e sembra essere un corpo estraneo alla squadra.
L'ingresso di Mertens, che centravanti non lo è e mai lo sarà, ha dato maggior imprevedibilità all'attacco del Napoli, nonché entusiasmato la platea delusa dal raddoppio di Dzeko. Al di fuori del San Paolo, però, al termine della partita, serpeggiava un'unica domanda: come faremo fino a Gennaio?
La società e le propettive - E' innegabile che la società doveva essere, fin dal mercato estivo, conscia del fatto che Gabbiadini non fosse un centravanti di ruolo e che avrebbe potuto giocare in tale ruolo esclusivamente in spezzoni di partita o in situazioni di emergenza. Ora che l'emergenza è arrivata quasi a far pagare il conto alla società di De Laurentiis, con Milik fuori dai giochi, le soluzioni sono due: o si dà fiducia all'attaccante di Calcinate in modo incondizionato, accettando, in modo altrettanto incondizionato i suoi errori derivanti da difficile adattamento al ruolo, oppure si torna sul mercato, cercando di trovare uno svincolato che possa almeno parzialmente sopperire alla mancanza del numero 9(9) in casa Napoli.
Il nome che maggiormente circola negli ultimi giorni negli ambienti napoletani è senza dubbio quello di Miro Klose, attaccante svincolatosi in Estate dalla Lazio e ormai pronto, alle soglie dei 39 anni, al suo ultimo milionario contratto con una squadra cinese. I contatti tra Giuntoli e il giocatore sembrerebbero essere stati positivi, ma da capire ci sarà la volontà dell'allenatore toscano, da sempre restio ad operazioni di mercato che portano giocatori non pronti al suo sistema di gioco.