Sembrava ormai un giocatore in uscita, una delle poche delusioni di mercato della coppia Marotta-Paratici, destinato a vestire la maglia del Genoa per provare a ricominciare. Poi il colpo di scena: Lucescu fa saltare l'affare Witsel, e il brasiliano si ritrova all'ultimo momento ad essere reintegrato in rosa. Due mesi dopo il profeta Hernanes occupa cabina di regia più ambita d'Italia, dopo settimane e settimane di tentativi per capire chi fosse il più adatto a ricoprire quel ruolo: non Lemina, che nonostante la sua fisicità è sembrato più incursore che gestore; non Pjanic, letteralmente ingabbiato in quella posizione davanti alla difesa; e allora, in attesa di Marchisio, che dovrebbe tornare dopo la sosta per le partite delle nazionali, ecco rispuntare Anderson Hernanes de Carvalho Viana Lima, in arte Hernanes, detto "il profeta", che in poche partite ha preso possesso di un ruolo che per un anno è sembrato non poter più essere suo.
Il brasiliano ha compiuto passi da gigante nell'interpretazione del ruolo, sul piano tecnico-tattico ma anche su quello della personalità: niente più errori grossolani, cose semplici ma sempre efficaci, tenta meno il dribbling e lancia di più, meno palle perse e più contrasti vinti (la media è raddoppiata rispetto allo scorso anno), più "cattiveria" agonistica, che lo scorso anno è mancata, molti più passaggi e molto più ragionamento nell'impostazione del gioco. "Sono contento di essere rimasto, ho sempre desiderato restare, sapevo che era giusto. Dopo un anno sento di essermi calato nel nuovo ruolo, dovevo solo imparare i meccansmi, ora mi diverso e penso di poter migliorare" - ha riferito dopo la sfida con l'Empoli - "Ambivo ancora a grandi obiettivi che solo qui alla Juve potevo raggiungere. Quando tutti dubitavamo di me, quello era il momento in cui mi sentivo più in forma. I compagni mi hanno sempre dato una mano".
Alla fine ha avuto ragione Allegri, che non ha mai dubitato delle sue capacità e lo ha confermato in campo anche dopo prestazioni tutt'altro che esaltanti, quando tutti ormai lo avevano etichettato come "bidone", memori dei passati investimenti brasiliani Diego e Felipe Melo. Un cambiamento nato grazie alla fede e alla musica, come sostiene il suo mental coach Sandro Corapi, che lo segue sin dai tempi della Lazio: "Trasforma le crisi in opportunità, la fede lo aiuta ad avere fiducia ed equilibrio, quando lo fischiavano non si disperava, adesso non si esalta. Cerca sempre nuove sfide, finito un libro ne comincia un altro, ha persino imparato a suonare la chitarra". Un nuovo Hernanes, per una nuova Juve.