Ammazza-grandi, ma non solo. Rolando Maran fa suonare un campanello d'allarme in casa Chievo Verona, tramite le sue parole di attenzione e lungimiranza, alla vigilia di una gara da prendere con le dovute precauzioni. Il tecnico dopo la sconfitta di Napoli si aspetta una prova di maturità e di personalità da parte della sua squadra, che puntualmente arriva dopo la strigliata. L'uso del bastone, dopo aver dato fin troppe carote ai suoi giocatori, fa il suo dovere. Gara tutt'altro che facile, nonostante il punteggio possa lasciarlo presumere, quella di Pescara, anche se i biancocelesti di Oddo non hanno reso pan per focaccia ai viaggiatori, che nella ripresa hanno approfittato dei troppi errori dei padroni di casa per portare a casa un successo importantissimo ai fini della salvezza.
Già, salvezza. Perché sebbene il Chievo viaggi a gonfie vele, a quota tredici punti, al terzo posto in classifica, attorno alla squadra clivense si continua a predicare calma e tranquillità, con l'obiettivo dei quaranta punti fissato bene in mente. Qualcuno mente. Non la classifica, che parla in maniera abbastanza chiara: quattro vittorie, un pareggio, soltanto due le battute d'arresto, a Firenze prima, al San Paolo successivamente. Maran gongola, soltanto in cuor suo, mentre esternamente sfoggia una maschera che non lascia trasparire alcun segno di soddisfazione. Guai a mostrarli, guai a tralasciare quei dettagli che curati nei minimi particolari hanno permesso ai clivensi di raggiungere questi clamorosi ed inattesi risultati. Guai, soprattutto, a non mostrare i primi sintomi da pancia piena.
Frutto di cinismo, di applicazione e di compattezza, marchio di fabbrica di casa-Maran il successo in terra d'Abruzzo. Quadratura, compattezza. Il Chievo Verona, dal gioco semplice e scontato all'apparenza, riesce quasi sempre a mettere a nudo le lacune degli avversari, prima di mordere come un cobra affamato la preda alla giugulare, nel momento maggiormente propizio. Così è accaduto in passato, così è stato contro il Sassuolo, così è andata ieri all'Adriatico, quando il fianco degli abruzzesi si è mostrato vulnerabile e due palle perse banali hanno propiziato le azioni di contropiede che hanno deciso l'incontro. Essenzialismo, nella sua massima espressione.
Il Chievo che si ri-affaccia nelle zone alte della classifica, lo fa con pieno merito oltre che con rinnovata maturità, tecnica ma soprattutto mentale, frutto del lavoro meticoloso di Rolando Maran, e di una dirigenza che riesce a mantenere intatta una struttura sia societaria che di squadra in ogni sessione di mercato, rinsaldando alcuni principi cardine quali il gruppo, lo spogliatoio e l'umiltà. Quanto possa durare e dove possa arrivare la squadra clivense lo si scoprirà soltanto con il passare delle giornate, ma con questa dedizione e questi presupposti, aprirsi una finestra sull'Europa e sognare è tutt'altro che impossibile.