"Alla Juventus vincere non è importante, è l'unica cosa che conta". La frase simbolo della storia ultracentenaria bianconera è racchiusa tra quelle stringenti ed opprimenti parole pronunciate da Giampiero Boniperti. Lasciare perdere il calcio offensivo, un gioco dominante e il terrore che lentamente avvampa gli avversari. Quella roba lì è per altri, a Torino pochi allenatori sono riusciti nell'intento di coniugare il bel gioco, la ferocia agonistica e la vittoria. Nella storia recente, i tecnici che hanno regalato un'impronta simile sono stati Antonio Conte nel suo primo anno in panchina; Marcello Lippi negli anni '90, centrando il tris di finali di Coppa Campioni tra il 1996 e il 1998 e vincendola soltanto a Roma con l'Ajax.
"Dissi alla squadra: se dobbiamo perdere le partite, almeno facciamolo attaccando". Parole proprio dell'ex ct campione del mondo dopo una sconfitta a Foggia nell'ottobre del '94. La mentalità da grande squadra non si basa puramente sulla solidità, elemento chiave in questa Serie A costellata da squadre in ricostruzione e non allestite per lottare nei piani altissimi. Alla lunga la compattezza e il "chiudersi a chioccia" pagano in campionato, ma ciò si ripercuote con effetto immediato nelle spedizioni fuori confine. Anche Massimiliano Allegri, la finale di Champions l'ha centrata con i suoi ideali: un palleggiatore in più in mezzo al campo, un centrale in meno dietro. Dati di fatto.
L'allenatore toscano, nell'anticipo della 6^ contro il Palermo, prosegue sull'onda della difesa a tre tentando di rivitalizzarla con l'innesto di una forza fresca come Rugani. Riposa Paulo Dybala in avanti, Mario Mandzukic affianca Higuain nella strana coppia di serata mentre sulle fasce è tutto a tinte verdeoro con Dani Alves ed Alex Sandro. Lemina in regia, Pjanic-Khedira ai suoi lati. Il miglior momento per i bianconeri si manifesta nei primi 20', trascinata da Higuain e dalle sgroppate di Alex Sandro in fascia. Solito possesso sterile nelle retrovie e un Balogh alquanto fastidioso ad impensierire in velocità Bonucci&co.
La coppia Higuain-Mandzukic è mal assortita, soprattutto se il lavoro di raccordo deve farlo il croato che piedi di alto livello non ha. La Juventus possiede in rosa due prime punte e due seconde: il Pipita e Mandzukic; Dybala e Pjaca. La composizione del duo dovrebbe rispettare almeno questi parametri, invece no. Tralasciando questo punto, ciò che salta subito all'occhio è l'immobilità generale. La batosta in rimonta contro l'Inter, evidentemente, non ha invertito il trend nei ragazzi di Allegri. Gli intermedi di centrocampo vengono presi in consegna dalle mezzali rosanero, Lemina è marcato dall'attaccante e le linee di passaggio chiuse costringono Bonucci a lanciare nel vuoto. Solito copione, stesso risultato: palla persa. Si delega il tutto agli 1vs1 sugli esterni e in attacco, senza sviluppare una manovra corale per aprire la difesa avversaria.
Tutte le difficoltà dell'uscita con il pallone dalla retroguardia. Si passa sempre dai piedi di Bonucci che vorrebbe verticalizzare per un centrocampista ma il movimento assente proprio del suddetto e le marcature praticamente a uomo dei rosanero costringono il 19 a sparare in avanti e cercare la fisicità delle punte.
Solita minestrina riscaldata, nessuna prelibatezza che esca dalla cucina per deliziare i palati dei propri supporters. L'uscita dal campo di Rugani al 31' e l'ingresso di Cuadrado sembrava poter spezzare l'incantesimo. Sembrava, appunto. Cosa succede? Dani Alves acquisisce l'eredità del difensore azzurro nel ruolo di terzo di destra, lasciando a Cuadrado il compito di offendere in corsia. Così facendo non si sfrutta una catena sensazionale, con ottimi piedi, dribbling e assist nelle corde poichè il centrale difensivo, ovviamente, non può sovrapporsi in avanti. La scelta premia comunque Allegri, dato che dal piede caldo di Alves ne deriva l'autorete di Goldaniga, grazie al fatto che difficilmente viene preso in custodia un centrale che sale per crossare dalla trequarti.
L'evidentissima difesa a tre composta da Allegri dopo l'uscita di Rugani dal terreno di gioco. Dani Alves gioca alla destra di Bonucci, consegnando a Cuadrado la fascia destra. Barzagli ed Alex Sandro restano nelle posizioni di origine, formando una linea a cinque in fase di copertura.
Crescita zero, dunque. Superficialità disarmante per i giocatori ieri in maglia blu, compitino e attenzione in fase difensiva per strappare e addirittura sudare i tre punti contro una squadra in ballo per la retrocessione. Bravo De Zerbi a plasmare ed adattare l'undici alle caratteristiche della Juventus ma ormai il gioco dei bianconeri è talmente prevedibile che necessita di una ventata di aria fresca. Magari già in Champions contro la Dinamo Zagabria, o con l'Empoli nella prossima uscita in campionato. Ma sappiamo ormai tutti che conta soltanto vincere, non importa come poichè il verbo è impresso nella storia bianconera.