Adagiarsi sugli allori e sulla bellezza della propria immagine; un pensiero che corre aldilà, troppo, e non si cura di ciò che è di qua, nel reale. La Juventus si specchia, conscia della propria superiorità tecnica, nella sfida di ieri contro l'Inter sviluppa una qualità (?) che deve necessariamente rientrare nello scantinato: vale a dire l'arroganza. Prima del gesto tecnico, prima del passaggio vincente o del posizionamento giusto, occorre la testa. Prima di tutto e di tutti, la testa. I bianconeri hanno sbagliato sin dal principio, consapevoli della propria forza, senza spingere e addirittura senza muoversi per lunghi tratti, quasi dimostrando la leggerezza e la possenza propria di chi si trova in paradiso e ammira gli acerrimi rivali arrovellarsi ancora nell'inferno.
Condizione psicologica e atteggiamento in primis, poi subentrano gli errori nella disposizione e nella scelta degli uomini da parte di Massimiliano Allegri: contorno subordinato sempre alle qualità citate all'inizio. Sarebbe inutile elencare tutte le difficoltà tecnico-tattiche, sarebbe deleterio e sembrerebbe quasi esiziale per chi guarda da fuori. Nonostante ciò, appuntare e memorizzare le cantonate accumulate ieri aiuta nel curarsi da quel disturbo della personalità che prende il nome di narcisismo.
Come Narciso che cade in acqua ammirando la propria immagine riflessa su di essa; la Juve vanitosa e vanagloriosa, affonda sotto i colpi della bestia nera Mauro Icardi. Ma riavvolgiamo il nastro, partendo dal principio. Quello che venne definito proprio da Allegri come primo snodo stagionale, si affronta con una certezza: il 3-5-2. Il punto di forza, il castello difensivo inattaccabile, la montagna insormontabile per qualsiasi avversario da cinque anni a questa parte. Oggi, il sistema più efficace risulta limite. Già, esattamente un limite per la Juve, per la sua crescita. Anche ieri, in occasione dell'infortunio di Benatia, si sarebbe potuto passare a quattro dietro inserendo un centrocampista per dare man forte ad un reparto in difficoltà; invece no. Dentro Barzagli ed ennesima scelta conservativa. Allegri nel dopo gara ha aperto all'ipotesi di una trasformazione nel modulo e la possibiltà del passaggio alla linea a quattro. Il tutto sarà argomentato in serata, sempre con un'analisi, su VAVEL Italia.
La statistica sugli xG (Expected Goals), aiuta a comprendere le difficoltà della retroguardia bianconera e ci suggerisce come ormai il gioco non valga più la candela. Il dato di 1.0 xG contro la Juve, è il più alto subito durante la stagione, dopo lo 0.7 in casa con il Sassuolo. Con in neroverdi, però, la performance offensiva fu ben più elevata dell'1.0 di ieri (2.9 xG). Discorso a parte merita il Siviglia, andato a Torino soltanto per difendersi e creando praticamente nulla dalle parti di Buffon (Juve 0.9 - Siviglia 0.1).
Altra scelta abbastanza incomprensibile la posizione di Miralem Pjanic. Il bosniaco è stato schierato per la prima volta, ufficialmente, nel ruolo di regista davanti alla difesa. Mai partita fu più inutile per inserirlo lì. Cala notevolmente il potenziale del numero 5, delegato soltanto a dialogare con i tre senatori alle spalle, a causa dell'alta densità di maglie nerazzurre, e a svolgere uno striminzito compitino che anche un Hernanes qualsiasi svolgerebbe a pieni voti. Il piccolo errore di partenza - ci può stare provarlo playmaker - diventa un macroscopico orrore, un macigno, quando la squadra non riesce a mettere in successione tre passaggi da centrocampo in su. E' qui che Allegri stecca clamorosamente: constatato il pessimo stato di forma di Kwadwo Asamoah, ci si sarebbe aspettato l'ingresso di Lemina per il ghanese e lo spostamento di Pjanic a mezzala per avere più qualità in avanti. Invece no, nulla di tutto ciò. E' mancata la testa, è mancato tutto, tra cui il movimento senza palla. Zero intensità, nessuno - tranne Sandro -, a proporsi e ad andare incontro al pallone per trattarlo. Così facendo, i giocatori in bianconero hanno letteralmente fatto il gioco dell'Inter, che occupava facilmente le leggibili linee di passaggio e intercettava palla, correndo in contropiede.
Estratti della partita nei quali la Juve ha evidenziato grossi problemi nell'uscita palla. Motivo? Come detto, principalmente l'immobilità generale e la scarsa propositività in appoggio al portatore di palla. Non ci sono linee di passaggio per il centrocampista? E allora si lancia lungo, regalando la sfera all'Inter.
La nota più lieta della serata è senz'altro Alex Sandro, terzino con la T maiuscola. Contro tutti e tutto, il brasiliano si sbatte e si butta negli spazi anche senza una squadra pronta ad assisterlo. E' grazie a lui, se la Juventus riesce a salire e ad uscire dal pressing nerazzurro; è grazie a lui se sfonda la difesa avversaria sfiorando la rete con Khedira e poi trovandola per il momentaneo vantaggio di Lichtsteiner. La tecnica l'hanno messa lui e Paulo Dybala. Ma l'argentino, a differenza del laterale, non ha dalla sua una struttura adeguata per sfuggire di forza alle marcature. Nonostante ciò, è la posizione assunta che limita fin troppo le sue caratteristiche. Come con il Siviglia, Dybala si abbassa esageratamente sulla linea dei centrocampisti per ricevere il pallone e cucire il gioco, isolando il compagno di reparto (Mandzukic in questo caso). Non è di certo colpa sua ma della squadra, che non trova modo di rimanere corta e compatta: l'esempio per sfruttare al meglio le sue qualità è la partita con il Sassuolo, affiancato spesso da Pjanic sulla trequarti e sostituito nel lavoro dal bosniaco.
Il frammento nel quale Dybala scende a prendere palla è estremamente eloquente. Qui, Pjanic gli passa il pallone e lui tenta di bruciare il campo in velocità poichè non possiede opzioni di passaggio in verticale. Spoiler: Joao Mario e Medel chiudono e recuperano la sfera.
Archiviata una settimana poco felice, ora Allegri dovrà necessariamente cambiare qualcosa. Primo step: ricomporsi mentalmente, bagno d'umiltà, riappropriarsi della ferocia, tornare ad avere il coltello tra i denti, insomma, come spesso usa dire Gigi Buffon nelle sue uscite davanti ai microfoni. Secondo step: variare, sperimentare e inserire i giocatori nelle posizioni più congeniali alle loro peculiarità. Prossima sfida, mercoledì, in casa con il Cagliari. L'obiettivo è come sempre vincere, per conquistare i tre punti e scrollarsi di dosso quell'odioso disturbo narcisistico.