Togliere un mattone dal muro bianconero, per aggiungerlo alla voce qualità. La terza uscita in campionato della truppa di Massimiliano Allegri ha un volto nuovo in campo: quello di Miralem Pjanic, al debutto assoluto con la nuova maglia. A fargli compagnia nel club delle "prime volte", c'è anche Gonzalo Higuaín, finalmente titolare al posto di Mandžukić. Sembra una sceneggiatura scritta ad hoc, perchè il club, che vale ben 122 milioni, - cifra spesa per le clausole di entrambi - decide la sfida. Higuain al 5', ancora Higuain cinque minuti più tardi, poi il sigillo del pianista. Pratica chiusa già nei primi quarantacinque e testa che vola alla Champions e al Siviglia.
Benatia per Barzagli, Lichtsteiner per Dani Alves, Pjanic per Asamoah e Higuain al posto di Mandžukić: questi i cambi effettuati da Allegri rispetto alle consuete scelte delle ultime di Serie A. La curiosità principale che trapela nella testa di tutti, è quella legata alla posizione del numero 5, Pjanic. Con la conferma di Mario Lemina a centrocampo, il bosniaco dirotta la propria azione sul centro-sinistra rivelandosi ago della bilancia e rifinitore raffinato grazie al dialogo con i delanteros argentini, Dybala e Higuain.
Variabile Pjanic
Pianista si, ma non solo. Miralem sta scoprendo altri strumenti musicali che lo rendono un centrocampista universale. Dalla grinta e l'esplosività della batteria alla delicatezza dell'arpa: solido e tosto in non possesso (7 palloni recuperatim, miglior bianconero con Alex Sandro), musa ispiratrice per l'attacco quando ha palla. Modulo di partenza: 3-5-2. Lui mezzala, Lemina davanti alla difesa, Khedira intermedio di destra. Ma l'assetto non rimane rigido e stabile su quei numeri, è Pjanic a sconvolgere il tutto con la propria posizione nelle diverse fasi di gioco. Ricordate nel Medioevo quando gli uomini introdussero la rotazione triennale per le colture? Beh, Max Allegri usa l'ingegno cavandone più o meno il medesimo risultato. Contro il rischio di siccità e quindi di immobilità, la Juventus cresce rigogliosa a centrocampo con Pjanic elemento di assoluta importanza elastica.
Pjanic in linea, 3-5-2.
Calma piatta, c'è bisogno di gestire e respirare senza forzare la mano e allora Miralem raggiunge tutto il pacchetto di centrocampo per far circolare il pallone.
Pjanic alto, 3-4-1-2.
Quando accade? Juve in pressing alto sulla rimessa del portiere, il numero 5 prende stretto Magnanelli mentre i due attaccanti, Dybala e Higuain, tengono una posizione intermedia tra centrali e terzini. Così facendo, Consigli deve necessariamente rinviare lungo e per i difensori bianconeri è una passeggiata recuperare il pallone grazie alla loro stazza fisica.
Pjanic alto, 3-4-2-1.
Ciò si verifica con la Juve in possesso di palla o viceversa, sempre all'incirca sulla trequarti avversaria. Allegri intelligentemente riempe lo spazio tra il centrocampo e la difesa del Sassuolo inserendoci la qualità di Pjanic. La squadra di Di Francesco, seppur con diverse assenze, non dimostra grande compattezza in questo scorcio di inizio stagione: sia con il Pescara, sia contro i bianconeri le distanze tra i reparti e tra i giocatori stessi hanno consentito di perforarli più volte in profondità.
Pjanic basso, 3-1-4-2.
Uscita dalla difesa, il Sassuolo alza il baricentro provando ad imbastire un pressing alto. Il 5 bianconero, quello con più qualità di palleggio in mezzo al campo, si abbassa quasi tra i centrali per far partire l'azione. Quando la pressione è troppo asfissiante e pericolosa, Buffon decide di rinviare lungo, come in questo caso.
Spostare la qualità, accettare il rischio
La Juve, ieri, nonostante abbia mantenuto le fondamenta della difesa a tre con Benatia, Bonucci e Chiellini, è sembrata meno solida del previsto. Certo, ritrovarsi sul 2-0 dopo 10' non aiuta la concentrazione totale nell'arco dei novanta minuti, anche l'errore di Buffon sulla rete di Antei conferma quanto detto. Aldilà dell'essere dentro la partita, il reparto ha scricchiolato leggermente quando il pallone ha passato il centrocampo zebrato, costringendo spesso la difesa ad intraprendere degli 1vs1 con il tridente avversario. Cosa ha permesso ciò? Non solo l'andamento di Pjanic, a volte rimasto in una zona più avanzata rispetto a quella che avrebbe dovuto presidiare, ma anche i soliti errori in uscita dalla metà campo.
I bianconeri hanno gettato un pò la maschera tricolore nel match con il Sassuolo, mettendo sù una più di ricamo europeo. Spostare la qualità in avanti, proiettare un certo numero di giocatori in fase offensiva, accettare il rischio di contropiedi o situazioni spiacevoli. Un Allegri perfezionista, però, rimprovera la retroguardia e la squadra in generale sentenziando: "Per 27' abbiamo giocato bene, poi abbiamo abbiamo concesso un pò di tiri sul 3-0. Bisogna avere una gestione migliore e difendere tutti insieme. Una partita che poteva durare 45' è invece durata 97". Poi ha aggiunto: "Nella nostra metà campo bisogna difendere bene, non possono essere cinque che restano davanti e cinque indietro. Ci vuole una fase offensiva e una fase difensiva, abbiamo già preso due gol in tre partite...".
Higuaín e l'istinto omicida
Nell'analisi prepartita, s'era detto che la squadra di Di Francesco avrebbe sofferto le imbucate verticali. Come con il Pescara, i neroverdi hanno ribadito le loro difficoltà contro un attaccante che non si chiama Caprari, ma Higuaín. L'argentino è devastante, ha la libertà e lo spazio necessario per freddare senza grossi problemi, addirittura siglando la doppietta con un destro al volo in tutta serenità. L'intesa con Dybala, ma più in generale, con il resto della squadra, è di un livello già incredibile, migliorabile ancora nel corso del tempo. Il numero 9 è perfetto per gli schemi della nuova Juventus: sa attaccare la profondità, tecnica da top, senso della posizione, sa ricevere la palla bassa e assistere i compagni e molto altro ancora. Con il Sassuolo ha sintetizzato il tutto in circa trenta minuti con due reti diverse tra loro, colpi di tacco, uno-due nello stretto e aperture di gioco da applausi.
L'istinto omicida del calciatore di Brest non ha subito variazioni durante il cambio di casacca, con tre reti in altrettante partite Higuain è già il capocannoniere della squadra (un goal in più rispetto all'inizio di stagione 2015/16 con il Napoli). Criticato per i chili di troppo, il Pipita ha risposto sul campo: "Sono sempre stato tranquillo, sapevo che col lavoro i gol sarebbero arrivati. Ora dobbiamo continuare così, uniti, è quello che conta per vincere. Con Dybala mi trovo benissimo, adesso dobbiamo migliorare ancora e correggere gli errori che abbiamo commesso. Questa è la Juve che serve per la Champions, ma restiamo calmi".