"Ho detto sì a Mihajlovic fin dalla prima chiamata: ne ho parlato con la mia famiglia e la decisione è diventata subito definitiva. Ringrazio anche il presidente, che mi ha voluto fortemente qui": così Adem Ljajic si è presentato ai suoi nuovi tifosi dal ritiro di Bormio. Parole al miele verso il tecnico serbo, verso il patron Urbano Cairo, parole che alimentano le speranze del popolo granata. Quella che ha portato Ljajic all'ombra della Mole, però, non è stata una trattativa facile, nè tantomeno rapida. Anzi, quello che ha portato il serbo a vestirsi di granata è stato un vero e proprio tira e molla durato quasi un mese. Se l'accordo tra il Torino e la Roma, che voleva disfarsi del giocatore, è stato trovato in breve tempo, ben più complicata è stata la definizione dei dettagli che avrebbero legato Ljajic alla società di Urbano Cairo. Cairo che, e in questo il serbo ha detto una grande verità, ha voluto a tutti i costi vestire di granata l'ex Fiorentina e Inter: già perchè gli 8 milioni e mezzo di euro pagati alla Roma fanno di Ljajic l'acquisto più costoso dell'era Cairo, superando gli 8 sborsati l'estate scorsa per arrivare a Belotti.
Una bella responsabilità per il serbo, che però non teme pressioni: "Mi piacciono le piazze calde, dove ci sono pressioni e dove la gente si aspetta risultati importanti" ha commentato Ljajic durante la sua presentazione ufficiale a Bormio. E Torino è proprio così: il popolo granata, da sempre innamorato dei giocatori estrosi che ne hanno scandito la storia, ripone in questo 2016-2017 enormi speranze, alimentate dalle dichiarazioni di Mihajlovic, che ha chiaramente parlato di Europa come obiettivo, e da un mercato finora di alto profilo. I tifosi, insomma, attendono un salto di qualità che potrebbe passare proprio dai piedi e dalle giocate di Ljajic: lui, per dimostrare a tutti di non temere le grandi responsabilità, si è subito preso la maglia numero 10, quella che fu di Valentino Mazzola. Un segnale: Ljajic vuole essere il trascinatore di questo Toro, e quella che sta per iniziare è una stagione cruciale anche per la sua stessa carriera.
In Italia dal gennaio 2010, il serbo non ha infatti mai trovato la sua definitiva consacrazione: le buone stagioni non sono mancate, soprattutto a Firenze e a Roma, ma Adem non è mai riuscito ad imporsi come grande protagonista, anche a causa di un carattere, diciamo così, un po' fumantino. Torino potrebbe essere la piazza giusta per trovare la svolta: un tecnico, Mihajlovic, che lo stima (nonostante in passato, tra i due, non siano mancati gli screzi), una tifoseria calda e la possibilità di avere stabilmente un posto nell'undici titolare, tutti ingredienti che potrebbero portare il giocatore sbocciato nel Partizan Belgrado alla definitiva maturazione, calcistica ma non solo. Lo spera lo stesso Ljajic, lo spera il patron Cairo, lo spera il popolo granata, che freme dalla voglia di esaltarsi per i dribbling, le giocate e i gol del suo nuovo numero 10.