Da Conte a Ventura, la storia si ripete. Dopo Bari, anche sulla panchina della Nazionale. Perchè è dal capoluogo pugliese che Conte cominciò a far circolare il proprio nome come allenatore, quando nel 2009 riportò i galletti in Serie A, dopo quasi un decennio in cui il pubblico pugliese aveva vissuto in un noioso anonimato, tra centro classifica e retrocessioni in C sfiorate. Quel Bari tornò in A tra l'entusiasmo del San Nicola, nuovamente pieno come non accadeva dai tempi del figliol prodigo Cassano, e lo fece con un calcio che portò l'attuale ct azzurro alla ribalta: 4-2-4, sfruttamento delle fasce, pressing asfissiante e ritmi altissimi. L'anno dopo Conte decise di lasciare, per tentare una nuova esperienza all'Atalanta, unico vero fallimento, finora, del tecnico leccese. Qualcuno pensò a un Bari di bassa classifica, senza il proprio condottiero. Invece arrivò la decisione più azzeccata: Giampiero Ventura. Risultato: decimo posto e sogno europeo accarezzato a lungo.

Allenatore esperto, uno dei modelli di riferimento del primo Conte, i punti di contatto tra i due sono parecchi, dal 4-2-4 a quella rara capacità di insegnare calcio valorizzando giovani e giocatori mai completamente consacrati. 

Già, perchè Giampiero Ventura non è semplicemente uno degli allenatori più esperti del panorama italiano, ma è anche e soprattutto uno degli allenatori più moderni del nostro calcio: preparato, intelligente, dedito al calcio offensivo ma con quella capacità di adattarsi all'avversario che non guasta mai, giocando all'italiana, se necessario, difendendo e colpendo in ripartenza. Una carriera accompagnata da risultati ottimi ovunque: da quel Bari allo spumeggiante Pisa che, nel 2008 e neopromosso, centrò i playoff di B con un super Cerci, fino ad arrivare al quinquiennio granata, condito da una qualificazione in Europa League, in cui il Toro arrivò fino agli ottavi stupendo tutti, soprattutto in quella notte in cui espugnò il difficilissimo San Mames di Bilbao. 

Una carriera con un solo neo, dato dalla mancata esperienza in una big. Ed eccola, a 68 anni, la grande occasione: la panchina azzurra. Perchè Tavecchio ha deciso così, cambiare nel segno della continuità, come fecero a Bari. Contratto di due anni da 1,5 milione a stagione, con opzione per il biennio successivo, annuncio atteso martedì durante il Consiglio Federale, e un difficilissimo doppio impegno: valorizzare un'Italia mai così povera di qualità, e soprattutto portarla al Mondiale, per una qualificazione mai così difficile. Perchè l'Italia è nel gruppo della Spagna, e con un regolamento che porta direttamente in Russia solo la prima di ogni girone, il rischio  spareggio è alto, e si sa quanto uno spareggio andata e ritorno, magari contro una nazionale forte, possa essere pericoloso. Conte ha già il biglietto aereo per Londra in tasca, la patata bollente è tutta nelle mani di Ventura, che però alle pressioni è abituato. E che, soprattutto, le attende da una vita, le tensioni di una panchina importante.