Alvaro Morata sempre più ultimo nelle gerarchie di Massimiliano Allegri. Dopo l’ultima brutta prestazione di Siviglia, in cui lo spagnolo ha sbagliato gol impossibili contribuendo alla sconfitta dei suoi, il tecnico juventino sta seriamente pensando di lasciare a riposo per un po’ l’attaccante ventitreenne, preferendogli i più affidabili Mandzukic e Zaza. Eppure l’avventura in bianconero per Alvaro era iniziata bene, con 15 gol e 7 assist in 2332’ giocati, una buona media che lo ha visto decisivo ogni 106’. Quest’anno invece l’involuzione è evidente: Morata segna poco e gioca poco con la squadra, spesso incaponendosi e rischiando di compromettere il risultato per la sua squadra (vedi la partita con il City in cui è stato molto individualista). A differenza sua, opzione non trascurabile, il meno talentuoso Mandzukic gioca molto di sponda e, quando viene messo davanti la porta, sceglie il più semplice tap-in spesso vincente.
La crisi di Morata ha però origini antiche, che non dipendono solo da contingenze annuali: anche la scorsa stagione, infatti, l’attaccante numero 9 della Spagna ha giocato titolare solo in quattordici occasioni, mettendo a segno in queste partite il magro bottino di quattro marcature. Ciò fa capire l’imprescindibilità di una buona forma fisica per eccellere. Il grande merito di Massimiliano Allegri, nonostante tante altre scelte più discutibili, è stato proprio quello di utilizzare il madrileno con il contagocce, comprendendo che Morata eccelle solo se gioca poco ed al massimo dell’energia contro avversari magari meno in forma. Ciò non significa che Morata sia poco talentuoso, forse però è un giocatore che ancora deve esplodere e che ancora sta cercando la propria identità tattica: sa fare tanti ruoli ma non è maestro in nessuno di questi, a differenza del già citato croato. L’anno scorso poi, a dirla tutta, avere un Tevez in squadra sopperiva a tante mancanze, soprattutto a livello di gioco. L’Apache infatti spesso concludeva le azioni da solo o ti metteva in condizione di farlo, a differenza di Dybala che è un rifinitore e Manzdukic che dovrebbe essere il terminale ultimo dell’azione.
Molti hanno voluto giustificare il calo di rendimento di Morata con l’utilizzo del 3-5-2, opinione infondata dato l’abuso di questo modulo anche nella scorsa stagione, dove Alvaro ha dimostrato di saper giocare a livelli altissimi. Forse il problema fondamentale del ragazzo è la sua momentanea incapacità di trascinare da solo la squadra: l’anno scorso, forse, era più facile metterla dentro dopo un lancio di Pirlo o arrivare al tiro in contropiede dopo un recupero palla di Vidal a squadra completamente sbilanciata in avanti. Morata infatti si è messo proprio in luce per la sua abilità di velocista, meno per quella di dribblatore e giocatore di prima, nonostante la tecnica indiscussa. Probabilmente non sarà una prima punta statica, di sicuro non è una seconda punta. Il suo punto di forza è la velocità più che il fisico e, se riuscisse a giocare meno per sé e più velocemente, potrebbe diventare la spalla di un certo Dybala, formando un attacco rapido e dotato di grandi qualità per giungere immediatamente al gol. Si spera però di non rivedere l’errore in scivolata ammirato contro il Siviglia, altrimenti a volerne l’esclusione non sarà solo Allegri, ma tutti i tifosi bianconeri.