Ci ha pensato l'idrante, arrivato puntuale a fine match, a spegnere i bollenti spiriti del Napoli di Maurizio Sarri. Dopo la grande abbuffata di gol tra Brugge e Lazio, gli azzurri si sono fermati, restando a bocca asciutta in quel di Modena (sponda Carpi), ritrovandosi di fronte gli stessi problemi delle annate precedenti.  

Da Mazzarri a Sarri, passando per Benitez e per i soliti problemi di una squadra che fatica, nonostante gli svariati moduli proposti dal trio di allenatori che si sono alternati in questi anni alla guida dei partenopei, a sbloccare e vincere le gare contro gli avversari che fanno propongono maggiore densità nella propria metà campo senza mai esporsi e sbilanciarsi per opporsi alle immense qualità offensive del Napoli. Così come tale atteggiamento è nella genesi delle squdare che devono salvarsi, è altrettanto insito nelle corde della squadra partenopea fermarsi davanti ad un muro invalicabile eretto ogni qual volta le cosiddette piccole del campionato affrontano la compagine azzurra. 

Non basta la vena di Insigne, non bastano i guizzi di Higuain a sbloccare il match. Servirebbe, come nella maggior parte dei casi in queste situazioni, il lampo di genio oppure un colpo di fortuna che capovolga il match sbloccandolo, ma anche stavolta non arriva. Se da una parte dell'Italia c'è l'Inter che vive quotidianamente di questi episodi, leggasi Atalanta con Jovetic e ieri sera con Melo contro il Verona, ma potremmo continuare, il Napoli si ferma davanti alla muraglia emiliana eretta da Castori senza riuscire ed anche provare, se non con le classiche conclusioni da lontano, a scardinare la folta barriera dei padroni di casa. 

Ne scaturisce un match lento e bloccato, con gli ospiti che cercano ma invano di alzare i ritmi della gara, il che permetterebbe alla difesa del Carpi di non schierarsi ogni volta con i suoi otto effettivi davanti al portiere di turno. Valdifiori rallenta eccessivamente la manovra, facendo soltanto un favore al gioco di Castori ed al suo piano partita. Il bassissimo baricentro degli emiliani non permette ad Insigne ed Higuain di trovare aria ossigenata per dare adito alle loro giocate, che quando arrivano comunque sotto l'asfissiante pressione dei difensori avversari, vengono limitate in precisione ed efficacia. 

Dalla parte opposta, sulla destra, c'è Dries Mertens, schierato da Sarri nell'intento di puntare Gabriel Silva sulla corsia mancina del Carpi e creare, ovemai possibile, la superiorità. Tuttavia, il belga risulta, non per colpa soltanto sua, un pesce fuor d'acuqa, imbrigliandosi da solo come un corpo estraneo al resto della squadra. La mancanza di spazi limita, conseguentemente, sia le iniziative centrali delle mezzali, che non trovano spazi a sufficienza per inserirsi ed anche il pressing azzurro, che risulta vano ed infruttuoso. 

La retroguardia azzurra non balla, anche se Mbakogu avrebbe sulla capoccia il pallone giusto a fine primo tempo per portare i suoi in vantaggio, ma la girata è fuori misura. Poche le occasioni della squadra di casa anche nella ripresa, con Castori che si limita, giustificato dal risultato, a mettere a nudo le difficoltà del Napoli, che non trova praticamente mai una verticalizzazione degna di tal nome. L'unica del match, di Callejon a tempo pressocché scaduto, trova Gabbiadini impreparato, con il bergamasco che spreca mettendo a lato il colpo del probabile e definitivo ko. 

Niente allarmismi però. Il Napoli per la prima volta in questa stagione e, di conseguenza, sotto questa gestione, di fronte ad una squadra che ha pensato prettamente a difendere il punteggio di partenza, accontendandosi del pareggio con diligenza ed applicazione. Non è un passo indietro dopo i 10 gol segnati in quattro giorni, ma un modo per comprendere difficoltà di altro tipo rispetto alle squadre che invece affrontano i partenopei a viso aperto e che si prestano maggiormente alle caratteristiche degli azzurri. 

In attesa di ritrovare aria e spazi vitali, il Napoli si prende il pareggio di Carpi e volta pagina, in attesa di scoprire quale Juventus si presenterà sabato al San Paolo.