Sarri, la conferma di un progetto da seguire

I dieci gol in due partite hanno lanciato, per ora, un primo messaggio al campionato ed all'Europa: il Napoli, che ha intrapreso un lungo viaggio, parte da basi solide e grazie ad una ri-trovata condizione fisica sta mettendo in pratica tutti i dettami tattici voluti dal tecnico ex Empoli. Sta nascendo qualcosa di grande?

Sarri, la conferma di un progetto da seguire
Sarri, la conferma di un progetto da seguire
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Di Andrea Bugno

Quando un'idea nasce, inevitabilmente, c'è bisogno di darle tempo per prendere corpo, fiducia e svilupparla. Certo, se si parte dal presupposto che, quest'ultima, si fondi su solide basi, in questo caso tecniche, il processo di apprendimento della stessa può risultare di durata più breve, anche se non sempre è così. Alla base del progetto tecnico che il Napoli di Maurizio Sarri sta intraprendendo (non più tardi di tre mesi fa gli albori), c'è una rosa di una discreta qualità, puntellata a seconda degli ordini, anche se celati dietro il sarriano "non m'importa del mercato", tecnici e tattici del mister toscano.

Le prime avvisaglie di Napoli, quello di Sarri, si notano fin dai primi giorni di ritiro: la differenza col passato è lampante anche ai meno attenti. Difesa alta, pressing asfissiante, come quasi mai fatto con tanta cognizione di causa (prima era maggiormente frutto dell'agonismo dei protagonisti), e fraseggio rapidissimo tra gli interpreti che danno del tu al pallone. I tre capisaldi del calcio del mister di Figline Valdarno si sposeranno, successivamente e quanto prima possibile, con gli inserimenti senza palla delle mezzali e dei terzini sulle rispettive fasce di competenza. Il tutto, però, condito e reso maggiormente proficuo da una condizione fisica appropriata.

I maggiori problemi che hanno portato alla scarsa produzione di risultati nelle prime tre uscite partenopee vengono principalmente da una preparazione atletica che, rispetto a quanto fatto negli anni precedenti, non ha permesso agli azzurri di presentarsi nella condizione più brillante possibile ai nastri di partenza del campionato. Lungi dal nostro intento criticare un metodo piuttosto dell'altro, ma sottolineare la disparità di trattamento tra il modo di fare spagnoleggiante e quello toscano è semplicemente onestà intellettuale e osservazione oggettiva dei fatti in sè. Detto ciò, una volta liberatisi dalle catene della preparazione estiva, i partenopei hanno iniziato a volare.

La pressione asfissiante che, nelle prime tre partite, aveva concesso le ripartenze di Defrel e dei vari Muriel, Eder e Saponara è risultata essere l'arma che ha innescato i dieci gol fatti in appena quattro giorni. Una maggiore brillantezza sotto questo punto di vista, ha permesso agli azzurri di aumentare la mole di palle recuperate (grazie ad un movimento all'unisono di tutto l'undici) ed attaccare gli spazi in ripartenza, da fase di non possesso, con maggiore cinismo e soprattutto profitto. Non è un caso se nell'analisi dei gol partenopei a Brugge e Lazio si scopriranno delle difese avversarie larghissime tra le maglie, con i protagonisti partenopei infilarvisi all'interno con estrema facilità: lo si era notato ad Empoli con Allan, è diventato realtà e ha confermato tale assunto l'estrema disinvoltura con la quale Mertens, Hamsik, Callejon, Higuain e lo stesso ex Udinese hanno trafitto Bolat prima e Marchetti poi.

I cardini del movimento sarriano puntano successivamente su una spiccata fase di palleggio ad uno, massimo due tocchi e sugli inserimenti senza palla, che ne sono una diretta conseguenza. Ne derivano azioni veloci e spettacolari quando la manovra parte dalle retrovie, che si sviluppa meglio rispetto alle prime uscite grazie anche alla maggiore brillantezza di Jorginho (92 passaggi riusciti su 96!) rispetto a Valdifiori (ma arriverà anche lui). Albiol e Koulibaly trovano spesso i varchi centrali dove Hamsik ed Allan si inseriscono alla perfezione. Quando la sfera ed il raggio d'azione è su uno dei due versanti scattano automaticamente i tagli dal cosiddetto, in gergo cestistico, 'lato debole'. L'esempio pratico arriva dal gol di Allan di ieri contro i biancocelesti: Ghoulam scambia con Hamsik, prima di servire Insigne che agisce sulla corsia mancina, prima di accentrarsi come suo solito; Callejon allarga il campo richiamando l'attenzione del terzino (Radu), Higuain si porta via uno dei due centrali attaccando il primo palo ed il risultato ultimo è un inserimento nella prateria centrale dell'ex mediano dell'Udinese, che scrive due gol in due giornate (come mai gli era capitato).

Semplice, esemplare, magnifico.

Tutto è oro quel che luccica? Chiaramente no, il Napoli non ha ancora fatto nulla. Ma i segnali del nuovo corso azzurro che si erano già intravisti in quel di Reggio Emilia contro il Sassuolo, ed amplificati dalla prestazione contro la Sampdoria durata soltanto cinquantacinque minuti, hanno trovato conferma nell'apoteosi calcistica che ha lasciato di sasso tifosi belgi, laziali ed appassinati di calcio. Il progetto Sarri è vivo più che mai, messo in dubbio da chi troppo presto l'ha messo alla gogna.