"Questo è un Toro da grande crescita. E' stata fatta un'ottima campagna acquisti: sono arrivati molti giovani di prospettiva che ancora hanno ampi margini di crescita. Sarà il campo a dire dove potremo arrivare. Due giornate sono poche dare dei giudizi, ma la sensazione è positiva perchè tutti hanno capito quale sia la strada giusta da seguire".

Fiducia, futuro e lavoro trovano un connubio idilliaco e si sposano alla perfezione quando un progetto tecnico segue un filo logico, un continuum all'interno di un indeterminato spazio temporale, condotto per mano da un santone della panchina che oltre a conoscere il football come e meglio di altri, è un impagabile maestro di vita, oltre che di calcio. Quando si analizza un risultato andrebbero considerati svariati e molteplici componenti, che guardano in tal senso tutti nella stessa direzione se si parla del Torino di Giampiero Ventura. 

Due vittorie, entrambe di voglia, di grinta e passione, un marchio indelebile del Cuore Granata che di rimonta ha prima espugnato Frosinone, abbastanza in scioltezza, prima di rifilare un tris inatteso alla Fiorentina di Sousa: "La vittoria di ieri è il miglior regalo per il Presidente, che in settimana festeggerà i dieci anni di presidenza. Detto questo alla lunga sono sicuro che i valori reali verranno fuori. Detto questo l'obiettivo del Toro deve essere quello di tornare ad essere presenza stabile nelle posizioni che gli competono e non una sorpresa".

L'analisi del mister ligure, tuttavia, non riguarda soltanto la sfera granata, ma spazia ai primi problemi delle grandi, come Juventus e Napoli: "Perché molte big sono in crisi? A mio avviso è perchè ci sono stati cambiamenti notevoli. La Juventus, ad esempio, ha preso giocatori importanti, ma ne ha persi anche di altrettanto importanti e dunque può perdere punti all'inizio. Il Napoli dal canto suo ha cambiato allenatore e Sarri ha necessità di ambientarsi in una piazza come quella partenopea, ben diversa da Empoli. E' normale che le formazioni che hanno meno qualità in rosa cerchino di colmare il gap con altre idee, quali per esempio il gioco. Credo che sotto questo aspetto era quello che volevamo: siamo andati in svantaggio di un gol contro una squadra che nell'ultimo mese aveva battuto squadre come Milan e Barcellona. Nel secondo tempo siamo venuti fuori e abbiamo meritatamente vinto. Nel primo tempo abbiamo pagato un po' di ansia e soggezione, normali per una formazione ancora in crescita. La ripresa ha però detto che ci sono tutti i presupposti per fare qualcosa di grande".

La chiosa però è inevitabilmente riguardante l'impressionante inizio del suo Torino, che non partiva così bene da circa quarant'anni: "Scudetto o terzo posto? Rispetto al '76 la situazione è completamente diversa. Ci sono differenze economiche tra le squadre che non ti permettono di fare voli pindarici. L'obiettivo deve essere quello di proseguire nel percorso di crescita iniziato quattro anni fa. Bisogna fare le cose per gradi".