C'eravamo tanto amati. Non esattamente. Quello tra Rafa Benitez e Marek Hamsik, nonostante le frasi di rito quando lo spagnolo era seduto sulla panchina del Napoli, non è mai stato un rapporto idilliaco. Lo slovacco non è mai riuscito, a discapito delle cifre che parlano comunque di miglioramenti sul piano della produzione di gol ed assist, a trovare il feeling giusto con i dettami tattici dell'ex Liverpool e con le sue sostituzioni.
Hamsik è infatti il calciatore più sostituito del Napoli Beniteziano e l'attuale capitano azzurro non fa niente, attraverso le righe del Corriere della Sera, per stemperare i toni della polemica ed accusa, ancora una volta, semmai ce ne fosse stato bisogno, l'operato dello spagnolo: "Sicuramente. Non poteva farmi piacere essere sostituito sempre al 60’. Ci resti male, ti arrabbi anche. Ma un professionista deve rispettare l’allenatore, anche quando non è d’accordo. Il ruolo di trequartista si può intendere in modi diversi e con varie filosofie. Quella di Benitez mi ha messo un po’ in difficoltà".
Sul rammarico della mancata qualificazione alla Champions League e alla finale di Europa League, Hamsik attribuisce la maggior parte delle motivazioni agli episodi: "Si è detto di tutto, la verità è che ci è mancato un rigore segnato all’ultima gara e un fuorigioco di tre metri in Europa. Piccole cose che hanno cambiato una stagione".
Lo slovacco è sempre al centro dell'attenzione dei media e dei tifosi partenopei, che spesso lo accusano di mancanza di leadership e di personalità nello spogliatoio ed in campo: "Avere carattere e personalità significa forse urlare? Non per me. Si può essere leader senza alzare la voce. Io mi ritengo tale, per cultura e per l’educazione ricevuta dai miei genitori. Per me, ripeto, avere carattere significa lavorare al cento per cento e provare a vincere con la mia squadra. Non cambierò".
Hamsik è oramai legato indissolubilmente a Napoli ed alla città di Napoli, con la quale convive da circa dieci anni: "Con il Milan ci furono solo approcci, mai una trattativa vera. Nessun rifiuto, ma sono molto affezionato al Napoli, dove ho la stima del presidente De Laurentiis e dei tifosi. Lì ho comprato la mia seconda casa e resterà sempre un posto dove trascorrerò le vacanze. Ormai nel calcio moderno è difficile resistere tanti anni in un posto. Per motivi economici e per l’appeal storico di alcune squadre europee".
Sul rapporto con il nuovo tecnico Sarri e sul paradise lost di Gonzalo Higuain: "Non esistono allenatori uguali, ciascuno ha il suo punto di vista e può vincere con il proprio metodo. Con Benitez non tralasciavamo mai la palla. Con Sarri si sta lavorando di più, sia tatticamente che fisicamente. Come primo approccio alla preparazione mi ricorda quello di Mazzarri. Higuain? Pipa sente molto la partita e se le cose non vanno bene non sorride. Quest’anno tutti dobbiamo aiutarlo a essere sempre positivo".
Infine, sui propositi per il nuovo anno, lo slovacco carica così l'ambiente: "Non è sempre facile vincere, con allenatore nuovo e giocatori nuovi. Noi lavoreremo al massimo per centrare gli obiettivi. Questo posso garantirlo. Sulla carta lo scudetto resta un affare che riguarda solo la Juventus".