E' notizia di queste ore l'accordo imminente tra Rafa Benitez e il Real Madrid, con l'allenatore spagnolo che verosimilmente saluterà l'intensa esperienza napoletana per tornare a casa, in quella Madrid lasciata troppo presto e mai troppo rimpianta. La prima cosa che viene in mente, con quel po' di cinismo che non guasta mai, è che "Ubi maior, minor cessat" e che dinanzi ad un'avanzata della squadra forse più forte al mondo, niente e nessuno poteva trattenere Rafa a Napoli.

Ma quello che mi assale in queste ore è un senso di rabbia misto alla sensazione - sempre più netta - di una grande occasione persa per il Napoli e per Napoli. Le jeux sont faits, e mentre Rafa va ad anelare il suo spirito europeo e la sua brama di larghi orizzonti accomodandosi sul trono de "Le Merengues", a noi non resta che chiederci dove Napoli, e il Napoli, hanno sbagliato e soprattutto perché. Sembra già di una vita fa la foto postata su Twitter dal presidente Aurelio De Laurentiis, bucolicamente sorridente e in posta accanto al neo-allenatore Benitez, l'uomo che doveva far dimenticare Mazzarri e farci spiccare il decollo, per un volo crudelmente tarpato in una "gelida" notte di agosto a Bilbao. Non resta che lucidare orgogliosamente le due coppe nazionali vinte contro Fiorentina e Juventus, ripensando a tutto ciò che poteva essere e non è stato.

Napoli è pronta a salutare mestamente quello che è stato uno degli allenatori più importanti della sua storia, l'unico sinora ad aver provato ad alzare il livello del nostro calcio cittadino, insegnandoci l'amore per il bel gioco, la ricerca dello spettacolo, provando ad esorcizzare il provincialismo endemico del calcio italiano, in una (incompresa) ricerca della kalokagathìa applicata alla cruda Dea Eupalla del Belpaese. In parte Rafa ci è riuscito, perché non sono state poche le partite nelle quali il Napoli ha esaltato e divertito il pubblico di Fuorigrotta a suon di gol e fiammate. Purtroppo, però, la legge del risultato è una spada di Damocle con cui bisogna sempre fare i conti, e il campionato attuale del Napoli è stato ben al di sotto delle aspettative. Ed è giusto, nel sacrosanto diritto che ognuno ha di esprimere la propria opinione, che una parte del tifo partenopeo non veda l'ora di liberarsi del futuro tecnico di un certo Real Madrid.

Perché Napoli è anche questa: è una città senza equilibrio, impulsiva, istintiva, negli affetti e nelle reazioni. Il nostro palmarès è più chiaro di un fondale delle Antille, con due scudetti, cinque coppe Italia e qualche competizione minore, fine. Eppure per noi è normale fischiare Cavani che torna con il PSG (soltanto 104 gol in maglia azzurra, non merita niente!), Higuain "reo" di averci auto-eliminato dalla Coppa Uefa e anche Benitez. Già, finalmente se ne va Benitez, lui e la sua difesa colabrodo. Benitez ha fallito, più o meno è questa la sentenza emessa dai più; lui da solo ovviamente.

Lui che ha pagato oro e ha fatto i salti di gioia per giocare con l'acerbo Koulibaly titolare in difesa e con Gargano e Lopez a centrocampo. E' certamente colpa sua se il mercato della scorsa estate è sembrato più uno smantellamento che un rafforzamento. Atroce peccato quello di non vincere l'Europa League con codesta nobile rosa, e portarci "solo" tra le prime quattro di una competizione continentale. Dovrebbe scusarsi e di fare ammenda prima di partire, perché noi siamo il grande Napoli, altro che Liverpool o Real Madrid. E meritiamo di più, no? Nel diritto di critica di ognuno di noi, andrebbe anche rispettato il limite del buonsenso,  anche per una questione di immagine e di credibilità.