Come i gamberi: un passo avanti e tre indietro. Nessuno si sarebbe aspettato ieri sera ad Empoli una così brutta prestazione del Napoli, probabilmente la partita più brutta e sfortunata dell'era Benitez. Erano vent'anni che in una partita di calcio non si vedevano due autogol da parte della stessa squadra: quello di Britos, il più evidente, con la respinta di Andujar che becca in pieno il viso del difensore, mandando la sfera alle proprie spalle; quello di Albiol, con lo spagnolo che goffamente cerca di evitare, non riuscendoci, l'inevitabile conclusione.
Le due sfortunate situazioni sono state la cornice di una partita scialba e molle degli uomini di Benitez, che sembrano improvvisamente essere ritornati a due mesi fa quando tutto non girava, dove gli azzurri erano l'ombra di loro stessi. Nelle ultime quattro partite avevano deliziato con il calcio che piace vedere ai napoletani: 6 gol ai tedeschi del Wolfsburg, 4 alla Sampdoria, 3 alla Fiorentina, 3 al Cagliari, 16 gol fatti e 4 subiti!
Ieri la squadra è sembrata, da subito, in balia di undici ragazzi per lo più sconosciuti, ma che fanno della corsa e agonismo la loro forza per sopperire alla carenza di tecnica. Benitez non ha ancora memorizzato che in Europa il suo gioco va alla grande e troverà sempre sul suo cammino squadre che giocano e lasciano giocare, situazioni dove il Napoli è a proprio agio. In Italia è un pò diverso: troverà sempre, o quasi sempre, avversari che stanno dietro la linea della palla (rintanati in difesa), squadre corte tra i reparti che non danno la possibilità di fare più di due o tre passaggi e pronte a ripartire in contropiede.
Tutto diventa più difficile e complicato se, alle difficoltà tattiche, si unisce la sfortuna che ha penalizzato e non poco la gara dei partenopei. Il rammarico più grande è quello che la Lazio e la Roma si sono di nuovo allontanate, non dimentichiamo che i laziali devono venire al San Paolo.
C'e, o c'era, un vecchio detto: "squadra che vince non si cambia". Benitez lo ha cancellato da tanto tempo dal suo DNA: ragionamento comprensibile perché utilizzando il turnover avrà sempre uomini freschi per le tante partite da affrontare (ogni 3 giorni) ma, visto che in questo momento ogni gara è un match point in chiave Champions, in campo dovrebbero scendere i migliori. Le ultime vittorie avevano messo in risalto proprio questo aspetto: gli undici in campo erano quasi sempre gli stessi e, una volta acquisito il risultato, ha effettuato i cambi facendo riposare i big.
L'esempio lampante potrebbe essere Lorenzo Insigne, che dopo esser stato fermo sette mesi era carico come una molla, fresco atleticamente, e forse non aveva bisogno di riposare; Koulibaly, mandato in campo dopo un mese che non giocava, ha dimostrato di aver perso il ritmo partita. Il francese non è scarso come è sembrato ieri, tutt'altro, ma in quel contesto fa fatica ad emergere. Non si cada nella trappola di discorsi frivoli ed inutili, ieri sera è stata per il Napoli una parentesi sfortunata, così come è capitato altre volte (Palermo, Chievo, Milan, Verona, Torino, Empoli and/rit), anche se, come diceva Totò, alla fine è la somma che fa il totale.
Il Presidente De Laurentiis e Benitez devono mettere fine anche a questa lunga, noiosa e snervante attesa sul da farsi per l'anno prossimo; De Laurentiis vuole un Napoli europeo: business plan, stadio nuovo, centro per le giovanili solo che per adesso sono solo chiacchere. Benitez per restare ha dichiarato che vuole le stesse cose. Mettiamoci d'accordo: chi vuole agire e non lo fa? In privato mettessero nero su bianco, senza proclami pubblici che danno tanto l'idea di scarica barile, trovassero un accordo per un Napoli veramente forte in tutti i campi, se no amici come prima; il Napoli per la sua strada, Benitez per la sua. Più fatti e meno parole.