Arturo Vidal porta nel volto i segni della lotta, per questo piace ad Antonio Conte, per questo l'attuale Ct si rivede nel cileno, lo sguardo racconta di un passato difficile e quando è in campo Vidal è abituato a dare l'anima, lottare per un obiettivo, come nella vita, come quando, ragazzo, inseguiva il pallone su un campo di pietre. Da allora una vita diversa, soldi, popolarità, rischi, la stessa brama di rivincita, una sete da colmare con successi, trofei, riconoscimenti. Diventare il numero uno, dopo essere stato uno dei tanti, questo Vidal, nel suo racconto a Gazzetta Tv, all'interno di Condò Confidential. 

"La vita è dura ma aiuta anche sul campo a giocare meglio. I momenti più difficili sono stati i primi, quando non avevamo il riscaldamento in casa e non avevamo il necessario per mangiare. Quando io avevo 13 anni eravamo sulle spalle di mia madre che gestiva quattro bambini senza un marito. Ogni suo giorno di lavoro significava cibo per noi. Senza lavoro non si mangiava. Il calcio è stato il modo per uscire dalla fame. Il mio matrimonio? C'erano tante persone, è stato un momento molto importante. C'era anche il presidente del Cile, si tratta di una donna che ama davvero il calcio".

"Quello che Conte pensa di me (lo ha chiamato "Guerriero", n.d.r.), è basato sul fatto che do tutto. In futuro voglio essere ricordato per quello che ho vinto e per essere stato un guerriero in campo. Credo che il nostro sia il centrocampo più forte del mondo: sono tanti anni che giochiamo insieme e c'è una grande connessione fra noi. Quando siamo insieme possiamo confrontarci con chiunque. Abbiamo qualità, quantità e gioventù. 

Il ritorno in Cile è un tuffo nel passato, tra amici e vecchie abitudini "La mia squadra del cuore è il Rodelindo Roman, dove ho iniziato e dove vorrei chiudere la carriera. Il campo era pieno di pietre ed è stato un luogo dove noi ragazzini abbiamo iniziato ad affinare la nostra tecnica, proprio per evitare le pietre. Ci gioco ancora con i miei amici quando torno a Santiago del Cile. Il Real Madrid è la squadra che mi è piaciuto di più affrontare. Il loro è un calcio vero, con i migliori giocatori al mondo. Ma non è imbattibile, nessuno lo è".

Il presente si chiama Juventus, Serie A e Champions, si corre su due tavoli, senza preclusioni. I bianconeri, in crescita, devono fare l'ultimo balzo, verso l'Europa. Vidal chiama i compagni e indica la via, prima di indossare la casacca nazionale, perché anche lì c'è qualcosa da conquistare "La Juve è una squadra fortissima che ha dimostrato sul campo di essere la migliore. Abbiamo fatto la storia, ma possiamo fare ancora di più. Sarebbe bello arrivare alla Coppa America con la Champions. Darebbe grande fiducia. E poi punto a vincere anche la Coppa America: sarebbe una vittoria storica anche perché giochiamo in casa. Pensavamo di arrivare in fondo anche al Mondiale, poi quella palla all'ultimo minuto col Brasile non è entrata".