Come può un freddo polacco di 1 metro e 90 conquistare il cuore di una delle tifoserie più calde e storiche d'Italia? Beh, con il cuore e la grinta, ovvio no? Tutto ci saremmo aspettati da un giovane Kamil Jacek Glik, difensore centrale del Piast Gliwice e del Bari una volta arrivato all'ombra della Mole. Tutto, tranne il fatto che sarebbe diventato capitano del Torino, idolo incontrastato di una tifoseria e che incarnasse, in toto, lo spirito e l'anima del vecchio cuore granata. Ebbene, all'apparenza un mammone di quasi due metri, con gli occhi di ghiaccio, ma con il cuore caldo, granata, bollente.
Doti tecniche, fisiche e morali non sono in discussione. Uno che in carriera ha fatto parte, seppur della terza squadra, della rosa del Real Madrid non può esser un giocatore qualsiasi. Ventura lo sceglie, investe su di lui, sul suo finico statuario, sulla sua immensa professionalità e passionalità. Si, perchè sotto quell'apparente scorza dura si nasconde un ragazzo estremamente emotivo che quando scende in campo da tutto per la maglia ed il risultato.
Un arrivo in sordina, a Palermo, poi a Bari, infine in Piemonte, dove si stabilisce e trova continuità di prestazioni con qualche acuto in zona realizzativa. Conquista la fascia da capitano, tra qualche mormorio di troppo per la scelta di un polacco, ma pian piano conquista tutta la tifoseria, a tal punto da diventare, giorni fa, il giocatore ad aver venduto più magliette nello store dei granata superando un certo Alessio Cerci. Un'investitura non da poco.
Un onore, un privilegio per pochi, non solo vestire il granata, ma anche immedesimarsi in una storia, una tifoseria, in una famiglia: "Sicuramente è un ruolo più importante rispetto a come viene sentito in Polonia: è qualcosa di completamente diverso. Non è semplicemente indossare un pezzo di stoffa sulla spalla. I tifosi ti chiedono tanto, non è facile essere all’altezza del compito. Ma vedo che qui hanno fiducia in me. Sono il primo straniero della storia granata a ricevere questo onore".
L'exploit tecnico e realizzativo di Glik in questa stagione (quello contro il Napoli è il sesto marchio in campionato, record in carriera e miglior difensore d'Europa per gol fatti) ha fatto si che la popolarità del freddo gigante granata crescesse a dismisura. Tutti i club più blasonati d'Italia e non solo stanno ammirando le sue capacità in chiusura oltre che la puntualità in zona realizzativa. Tuttavia, il capitano non abbandona la barca, sia nei momenti di difficoltà, tantomeno quando si è sulla cresta dell'onda: "Dico a chi volesse prendermi di parlare con Cairo, perché la mia prima scelta è e resterà sempre il Torino. Io qui sto bene, sono felice. Di recente ho detto al direttore sportivo che non mi muovo, che non vado da nessuna parte. Ho un contratto con il Torino per due stagioni e nella pausa estiva penseremo a cosa fare dopo".
Sta bene dove sta il Capitano, laddove ha trovato fiducia ed un padre, tecnico e spirituale, che lo ha guidato nella sua crescita e nel suo processo di crescita: Giampiero Ventura. "Un padre calcistico. Mi ha fatto diventare uomo e calciatore. Sono fortunato ad averlo incontrato e di essere approdato in Italia, in un campionato unico per la crescita professionale. La Serie A è il massimo, chi sfonda in Italia sfonda ovunque: qui si diventa giocatore completo, tecnicamente e soprattutto tatticamente". Tutto o quasi, insomma.
Glik non vuole lasciare Torino, proprio ora che le soddisfazioni stanno arrivando, che i risultati ripagano del duro lavoro svolto per arrivare fin qui. Quasi un'inversione di tendenza rispetto al processo formativo che percorrono la maggior parte dei calciatori, che una volta spiccato il volo preferiscono lidi più blasonati e remunerativi. Kamil non sembra essere così, anche se sarà difficile per Cairo respingere gli assalti delle altre squadre: "Glik, come Darmian, non è in vendita. Qualora arrivasse un'offerta, la valuteremo, ma li cederemo soltanto se chiedessero di andar via".
Infine Glik ha analizzato il momento della sua squadra, in campionato come in Europa League: "Ora siamo nel calcio che conta, stiamo andando alla grande in campionato, ma vogliamo andare avanti anche in Europa. Bilbao la serata più bella della mia vita? Nel Toro sì, una vittoria storica, per il club e per tutto il calcio italiano. Zenit? Squadra fortissima, strafavorita naturalmente. Ma lo era pure l’Athletic Bilbao...".
Asso piglia tutto, il Capitano piglia tutto.