A Parma sono ore d'attesa. Il recupero col Chievo non porta i punti sperati - punizione decisiva di Zukanovic nella ripresa, coi ducali ridotti in dieci per un'ora dopo il doppio giallo in pochi minuti rifilato da Rocchi a Galloppa - e la situazione è disperata. La squadra occupa l'ultima posizione in classifica, con il magro bottino di 9 punti in 22 giornate, ma il disastro non si ferma alle prestazioni degli uomini di Donadoni, e si dilata anche all'assetto societario. 

Dopo la toccata e fuga di Taci, ecco Manenti. Il Presidente, coadiuvato da Alborghetti, punta a ricostruire il Parma dalle macerie economiche attuali e rassicura sulla bontà e sull'onestà dell'operazione. I giocatori restano però sul piede di guerra, la fiducia concessa è a tempo e il tempo è ormai scaduto. 

Il 16 febbraio è il giorno ultimo pattuito dalla squadra prima della messa in mora della società. I giocatori, sulla stessa linea del tecnico Donadoni, non vanno all'attacco, aspettano lo svolgersi degli eventi, ma non indietreggiano di fronte ai nuovi acquirenti. La posizione è di stallo, e i giorni passano, velocemente. 

Queste le parole di Gobbi, uno dei senatori "Ci dobbiamo tutelare dopo tutti questi mesi di attesa. Alla società abbiamo fatto presente che quella è la data più importante per il nostro futuro e non ci saranno ulteriori proroghe. È tutto predisposto con la nostra associazione, l'Aic. Ora diamo comunque fiducia alla nuova proprietà, perché adesso possiamo fare solo questo. Arrivati a questo punto speriamo che tutto vada bene, ma sono stati mesi difficili. Spiace non aver sentito nulla sulla nostra situazione da Lega Calcio e Figc, visto che questa vicenda toccava comunque tutto il mondo del calcio".