Due, come gli anni di assenza (quasi totale) dal campo da gioco. Due, come i gol segnati in queste amichevoli estive. Simone Pepe si riprende ciò che la sfortuna ed i guai muscolari gli avevano tolto. Lui che vive per l'adrenalina che solo un impegno agonistico può darti, è stato costretto a guardare i suoi compagni da bordocampo o a lavorare in palestra, nella speranza, un giorno, di tornare a mordere le caviglie degli avversari e a correre su quella fascia. Quel momento finalmente è arrivato ed è bello vederlo scorazzare senza la paura di un nuovo giro all'Inferno. I tifosi della Juve lo hanno aspettato, inondandolo di incoraggiamenti sui social e attendendo notizie su un suo eventuale ritorno. Forse sono stati proprio loro la sua più grande forza per andare avanti e riprendersi la Juventus, quella Juve che a suon di gol e assist aveva portato sul trono d'Italia dopo anni di Purgatorio.
"Fa piacere essere riuscito a dare il mio contributo in queste partite amichevoli in Indonesia e Australia: è qualcosa di eccezionale dopo due anni costretto a stare fermo e lavorare a parte. Ma è ciò che voglio fare sempre, ogni volta che scendo in campo: voglio continuare a lavorare sodo per migliorare ancor di più la mia condizione". Simone Pepe sa di poter essere un'arma importante per la nuova Juve di Allegri, un jolly tattico fondamentale per un eventuale passaggio al 4-3-3. Un modulo, questo, adottato dalla prima Juve di Antonio Conte, che permise al tecnico salentino di esprimere un calcio altamente spettacolare, grazie agli inserimenti dei centrocampisti e alla spinta sulle fasce. Pepe fu uno dei migliori interpreti di quella soluzione tattica e lo sa bene anche Massimiliano Allegri. Fu proprio il numero 7 bianconero a frenare le speranze scudetto dell'allora Milan di Allegri, fornendo a Matri l'assist per il pareggio nello scontro diretto del famoso "gol di Muntari". I suoi gol contro Napoli e Lazio risultarono poi decisivi per la conquista del titolo bianconero.
Oggi Massimiliano Allegri può e deve prendere spunto da quella Juve. Una squadra con un modulo maggiormente imprevedibile, capace di stupire i più scettici e di imporre un gioco quasi seducente. Oggi c'è una motivazione in più: dimostrare di poter vincere senza il proprio condottiero. Pepe, nel suo piccolo, può essere il simbolo di questa Juve rinnovata nell'anima ma non nello spirito. Per lui, come per i bianconeri, sarà un nuovo anno zero, proprio come nel 2011 quando le aspettative erano basse ed i destini di Conte, Allegri e Pepe si sono incrociati. E chissà che adesso il fato non ci riservi un'altra pagina da raccontare a soli tre anni di distanza.