"Rafa Benitez è il nuovo allenatore del Napoli. Un uomo di grande esperienza internazionale. Un leader". Cosi twittava Aurelio de Laurentiis il 28 Maggio 2013, dopo aver sondato vari allenatori, annunciava l’arrivo dell’allenatore spagnolo, ex Inter e Liverpool. Un anno dopo il suo arrivo, ha analizzato la sua prima stagione al Napoli. Una stagione estremamente positiva, non potrebbe essere altrimenti, conclusa con il terzo posto in campionato, e la conquista della coppa Italia ad inizio Maggio.
E’ dall’analisi di questi aspetti negativi che si dovrà partire per apportare i giusti miglioramenti in vista della stagione 2014-2015. Troppe volte il Napoli ha peccato di continuità, forse a causa della scarsa competitività di una rosa valida solo nei primi 12-13 giocatori, forse figlia di una mentalità che non era ancora pronta a quel salto di qualità che necessita una stagione di altissimo livello (competere su tre fronti per tre titoli). Aurelio de Laurentiis nella conferenza stampa di presentazione di don Rafè ribadì che questa stagione rappresentava un anno zero per il Napoli, l’inizio di un nuovo ciclo, partendo da un allenatore nuovo e, come poi accadrà nel mercato estivo ed invernale, da una squadra nuova per 8/11 dei titolari : Reina, Albiol, Ghoulam, Henrique, Jorginho, Callejon, Mertens, Higuain.
Procediamo per gradi : l’inizio della stagione del Napoli è esaltante, anche troppo, 3 su 3 in campionato (Bologna ed Atalanta a domicilio, Chievo a Verona), vittoria per 2-1 in casa nell’esordio di Champion’s contro i finalisti della scorsa edizione della manifestazione Europea, il Borussia Dortmund di Jurgen Klopp, e trionfo dopo piu di 15 anni a Milano sponda Milan con lo stesso punteggio e primo posto in classifica a punteggio pieno. E come spesso accade nella città della passione, questo diventa un boomerang contro Benitez e la squadra che subito diventano oggetto delle previsioni di Tv e giornalisti che chiedono il triplete. E’ chiaro che una squadra che deve lottare per il vertice in qualsiasi competizione cui partecipa, deve essere pronta a gestire le pressioni dell’ambiente e dei media, ma non ci si può aspettare tutto e subito da un gruppo che si conosce e lavora assieme da appena tre mesi e che gioca ogni tre giorni.
Arrivano i primi momenti difficili. Di sicuro il nuovo modulo impostato è duro da assimilare, ma il Napoli c’è, propone gioco ed inizia ad apprendere quella mentalità di provare ad imporre il suo credo tattico in ogni situazione, cosi come vorrebbe il suo allenatore. La squadra viene da 6 stagioni dove ha sempre giocato con la difesa a 3, e passare ad un modulo prettamente offensivo, dove in fase di impostazione i terzini giocano all’altezza dei centrocampisti, con 4 attaccanti, sembra spesso una forzatura, dalla quale scaturiscono troppi gol subiti ed un equilibrio talvolta precario. Ma la voglia di Rafa Benitez è precisa : vuole inculcare una mentalità offensiva alla squadra, più internazionale che provinciale, al contrario di quella del suo predecessore, fatta di difesa e ripartenze. Anche a discapito di qualche partita persa, a volte ingiustamente, come all’Olimpico di Roma dove per più di metà partita mette sotto la squadra giallorossa ma perde 2-0 punita dagli episodi, a volte meritatamente come a Dortmund, dove sarebbe bastato un pareggio per passare il turno ed invece arriva una sconfitta (3-1) che costa l’eliminazione dalla Champions, nonostante il primo record stagionale di 12 punti ed il primo posto nel girone in coabitazione con tedeschi ed inglesi. Differenza reti che retrocede Higuain e compagni in Europa League, tra le lacrime dopo il 2-0 casalingo all’Arsenal.
In campionato la squadra alterna ottime prestazioni e vittorie convincenti a partite dove non scende in campo, lasciando punti per strada contro le piccole che alla fine del campionato faranno sì che il distacco sia eccessivo. La mancanza di profondità nella rosa ed i rincalzi che devono dar fiato ai titolari, non sono all’altezza, non garantiscono la qualità delle prestazioni dei nuovi acquisti che sono decisivi in ogni partita. Da Albiol, autentico baluardo difensivo che trascina il compagno di reparto Fernandez in una crescita che porterà il Flaco a disputare la miglior stagione della sua carriera. Risultato non replicato con Britos, che troppo presto esce dalle grazie di Benitez. A Josè Maria Callejon, ingaggiato come scarto del Real Madrid di Mourinho (che ha sempre parlato benissimo di lui), che conferma le attese dell’allenatore che l’ha voluto fortemente : “segnerà dai 10 ai 20 gol” disse Rafa in versione Nostradamus nel ritiro di Dimaro a Luglio (20 gol il bottino dell’esterno a fine stagione).
Ad Higuain che conferma le aspettative di inizio stagione e l’investimento fatto dalla società. I primi mesi del pipita sono eccellenti. Gol a raffica, assist deliziosi come quello per il gol di Callejon a Firenze, ed una presenza in campo che non fa rimpiangere la cessione di Cavani al Psg. Di sicuro l’intento di Benitez non era quello di accentrare il gioco su un solo uomo che segnasse 40 gol, ma distribuire gol ed assist in egual misura tra tutti i suoi attaccanti, e se andassimo ad analizzare le statistiche del reparto offensivo, noteremmo che Rafa è riuscito in pieno nel suo obiettivo : 104 gol stagionali, record di ogni epoca per la squadra partenopea, con una coralità di gioco e movimenti che certificano la crescita di questa squadra (Higuain 24, Callejon 20, Mertens 13, Insigne 9, Pandev 8, Hamsik e Zapata 7). In quest’ottica dev’esser vista la stagione del Napoli, la squadra ha dimostrato di avere un potenziale offensivo immenso, confermando le doti di giocatori già affermati come Higuain (che però non ha mai avuto un degno sostituto), e facendo crescere mentalmente e tatticamente giocatori come Insigne, Mertens e lo stesso Callejon. Nota stonata, l’inserimento di Hamsik in questo contesto. Lo slovacco dopo un inizio di stagione esaltante, 5 gol, si spegne complice un infortunio che lo tiene lontano dal campo per due mesi. Quando torna è spaesato, non riesce a riprendere il passo giusto, non è incisivo. Ai posteri la sentenza se questo calo sia dovuto ad un problema tattico o personale del giocatore, che non aveva mai subito uno stop cosi lungo. Ma la mentalità della squadra cresce e si vede. Nonostante alcune battute d’arresto che ne potrebbero condizionare il cammino (vedi qualche sconfitta di troppo in campionato, o l’eliminazione dalla Uefa), Benitez unisce sempre il gruppo, cerca sempre di migliorare l’equilibrio della squadra in fase difensiva e la conduce verso il primo titolo stagionale : la conquista della coppa Italia. Ovviamente ai più risulterà la solita coppetta di consolazione, ma per una squadra ed una città che non sono abituate a vincere, può solo rappresentare il punto di partenza di un ciclo.
Si dimentica troppo spesso, criticando la gestione ed il lavoro della dirigenza, che questa è una squadra che nella propria storia, escluso il periodo Maradoniano, non ha avuto grandi successi. Troppe volte si eccede con l’esaltazione, quando le cose vanno bene, troppe volte nel pessimismo più totale dopo qualche sconfitta di troppo, ma questa è Napoli, prendere o lasciare. Più volte durante la stagione Rafa Benitez si è dilungato nella spiegazione e nella giustificazione di alcuni risultati negativi, cercando di placare le critiche che gli piovevano addosso, sostenendo che questo processo di crescita è graduale e che stava andando bene ma non benissimo. Di certo si sarebbe potuto fare di più, chi può negarlo? Si sarebbero potute gestire meglio alcune situazioni e perfino alcuni match decisivi. Ma, al netto degli errori, bisogna capire che si è dinanzi ad un progetto di crescita, dove le cadute non sono sempre solo disgrazie, ma anche momenti per capire come e dove intervenire per fare meglio. La nuova mentalità, quella che molti amano chiamare vincente, si conquista giorno dopo giorno. Lavorando sul campo. Capendo dove poter migliorare; tutti insieme, dall'allenatore ai giocatori fino alla società. Le basi però sono state piazzate e sono ben solide, si parte da una prima stagione fatta di tanti primati : punti in campionato eguagliando quello del Napoli 2012-2013 (78), punti nel girone di Champions League (12), reti stagionali (104), reti in campionato (77), maggior numero di vittorie fuori casa (10). L’ultimo dato che certifica il lavoro eccellente svolto dal club partenopeo è che il Napoli è l’unica squadra italiana ad essersi sempre qualificata per le competizioni Europee nelle ultime 5 stagioni.
I margini di crescita sono tanti ed esponenziali, Rafa Benitez lo sa, lui è il leader ed ha indicato la strada giusta per tornare a vincere qualcosa di veramente importante, ora sta al Napoli ed ai napoletani percorrerla al meglio.