Juventus - Napoli è sempre stata più di una partita, perchè ha rappresentato per anni lo scontro tra il ricco settentrione, che cercava di confermare la propria potenza (non solo calcistica) e il meridione più arretrato, puntualmente in cerca di occasioni di riscatto. Ecco perchè passare dalla Mole al Vesuvio e viceversa non è mai stato facile per alcun calciatore, non solo per mostri sacri come Altafini o Ferrara, ma neppure per ottimi elementi come Quagliarella, l'unico ex interessato nel match di domenica sera.

IN PRINCIPIO FU SIVORI - Il primo trasferimento degno di nota sull'asse Torino-Napoli fu quello che portò il leggendario Omar Sivori in maglia azzurra nel 1965. Sivori, dopo aver giocato nella Juventus dal 1957 al 1965 vincendo tre scudetti, tre Coppa Italia ed una Coppa delle Alpi, nell'estate del '65 fu acquistato dall'allora patron partenopeo Achille Lauro per la cifra di 70 milioni di lire, enorme per l'epoca; a Napoli giocherà tre anni, senza ripetere gli stessi fasti del periodo bianconero nè sul piano dei trofei vinti (solo una Coppa delle Alpi) nè su quello realizzativo (16 reti in 76 presenze contro i 164 gol nelle 259 presenze da juventino). Proprio a Napoli militavano in quel periodo un già affermato Josè Altafini e un ancora giovanissimo Dino Zoff: il primo si trattenne sotto il Vesuvio dal '65 al '72 realizzando 97 gol in 234 presenze ottenendo però solo la Coppa delle Alpi, mentre il 'Dino nazionale' fu guardiano della porta azzurra dal '67 al '72 con 190 presenze all'attivo. Entrambi si traferirono a Torino nel 1972, Altafini per concludere la sua fantastica carriera italiana (vinse comunque due scudetti in quattro stagioni e segnò 37 gol in 119 presenze), Zoff per fare la storia del club bianconero, con il quale giocherà per undici anni totalizzando 479 presenze e conquistando sei tricolori, due Coppa Italia e una Coppa Uefa nel '77, mancando però la Coppa dei Campioni (persa in finale con l'Amburgo nell'83).

FERRARA, CANNAVARO E GLI ALTRI - La carriera di Ciro Ferrara è nota a tutti: pilastro del Napoli maradoniano dal 1984 al '94, con il quale ottenne due scudetti, una Coppa Italia, una Coppa Uefa e una Supercoppa nazionale (322 presenze e 15 gol per lui), altrettanto decisivo negli undici anni di militanza juventina (1994-2005), che gli fruttò, tra le altre cose, cinque scudetti (più uno revocato) e la tanto agognata Champions League in un percorso di 358 presenze condite da 20 reti. Fu meno fortunata l'esperienza bianconera di Paolo Di Canio, che racimolò appena sei gol in 87 presenze tra il 1990 e il '93 (ma che gli permise di alzare una Coppa Uefa), mentre il passaggio al Napoli lo trasformò: cinque reti in 26 presenze nella stagione '93-'94, con la perla del gol al Milan di Capello.

Discorso inverso per l'uruguayano Daniel Fonseca: magnifico nel periodo napoletano '92-'94 (31 gol in 57 presenze), abulico nell'esperienza juventina dal '97 al 2001 (10 reti in 40 presenze), che comunque gli garantì uno scudetto. L'epopea di Fabio Cannavaro fu invece miracolosa: cresciuto nel Napoli, dove giocò dal '92 al '95 (68 presenze ed una rete), ceduto poi al Parma per i problemi economici della squadra di Ferlaino, diventò una colonna della difesa bianconera per tre anni, prima tra il 2004 e il 2006 (due titoli, poi revocati da Calciopoli) e poi nel 2009-'10 (complessivamente 127 presenze ed un gol per lui). Più recenti i casi di Zalayeta e Blasi: l'uruguayano fu juventino tra il 1997 e il 2007 in tre fasi distinte, e anche se non giocò moltissimo (160 presenze e 34 gol) conquistò cinque tricolori (tre più i due revocati), mentre il centrocampista militò a Torino dal 2004 al 2006 e, pur senza essere titolare fisso, mise insieme 57 presenze; ad entrambi giovò il passaggio al Napoli, dove giocarono insieme dal 2007 al 2009 (per Blasi 73 presenze, per Zalayeta 12 reti in 56 gettoni).

GLI ALLENATORI - Illustri tecnici hanno ricoperto l'incarico sia a Torino che a Napoli. Il primo degno di nota è il 'mister gentiluomo' Rino Marchesi, che allenò gli azzurri tra il 1980 e l'82 e poi tra l'83 e l'85 (fu il primo allenatore italiano di Maradona), mentre sedette sulla panchina bianconera tra l'86 e l'88, senza ottenere però particolari risultati. Poi c'è Claudio Ranieri, condottiero del Napoli dal 1991 al '93, che ebbe il merito di lanciare Zola, Blanc e Cannavaro, ma al quale fu fatale una sconfitta col Milan di Van Basten che determinò il suo primo esonero in carriera; più polemica e meno fortunata l'esperienza juventina tra il 2007 e il 2009, la cui fine è storia recente. Infine, Marcello Lippi utilizzò proprio la panchina partenopea come trampolino per la carriera: il suo Napoli arrivò sesto nel '93-'94, e grazie a quel risultato la dirigenza juventina puntò su di lui che, in due periodi distinti ('94-'99 e 2001-'04), regalò al club degli Agnelli ogni titolo possibile (su tutti, cinque scudetti e una Champions).