La storia granata è fatta da vittorie grandiose, molteplici delusioni, tanta sofferenza ma anche da morti tragiche, una di questa è sicuramente quella del 15 Ottobre del 1967, quando a rimetterci la vita è stato un giovane calciatore granata, un artista, un genio: Gigi Meroni, “La farfalla granata”. Meroni morì a ventiquattro anni ed era già un personaggio molto conosciuto per le sue doti calcistiche, ma non solo…Era un personaggio strano, estroverso; tanti sono gli aneddoti su di lui, si diceva che girava per Torino centro con una gallina al guinzaglio. Meroni ascoltava i Beatles e la musica jazz, dipingeva quadri, leggeva e scriveva poesie.
Conviveva nella "mansarda di Piazza Vittorio" con Cristiana della quale s’innamorò follemente tanto da presentarsi al matrimonio imposto dai suoi genitori per cercare di fermare la cerimonia; era un simbolo per i ragazzi dell’epoca un esempio da seguire in campo e nella vita degli anni che precedono il '68. Il "Calimero" (soprannome che non ha mai amato) era imitato, anche nel suo look, per via dei colorati e strampalati vestiti, dei capelli lunghi e dei basettoni, comportamenti a quel tempo considerati trasgressivi.
Insomma, Meroni era un personaggio fuori dal campo ma anche dentro, era uno dei fuoriclasse dell’epoca, ricordava Sivori, con il dribbling imprevedibile con cui spiazzava i difensori avversari, arrivava molte volte a tu per tu con il portiere e da quella posizione ha centrato la porta 28 volte in 143 partite nella massima serie.
Meroni iniziò la sua carriera nelle giovanili del Como, poi passò alla prima squadra in cui fece venticinque presenze e gonfiò la rete tre volte; in seguito passò al Genoa e nella città della lanterna mise in luce tutta la sua classe, giocando quaranta volte e siglando 6 reti. La sua definitiva consacrazione avvenne nel Toro, in cui collezionò 103 presenze condite da 22 reti; Meroni era molto apprezzato anche dall’altra società di Torino, e Agnelli fece di tutto per strapparlo a Pianelli, ma i tifosi granata si rivoltarono per la permanenza del loro idolo e la loro parola fu ordine. Meroni restò.
In Nazionale, la prima convocazione fu in occasione della partita di qualificazione con la Polonia nel 1965. Con la maglia azzurra partecipò alla sfortunata spedizione guidata dall'allenatore Edmondo Fabbri ai Mondiali di Inghilterra del 1966, culminata con l'incredibile sconfitta contro la Corea del Nord 1-0. Durante i Mondiali inglesi giocò solo la seconda partita contro l'URSS, per via delle vicissitudini con il CT azzurro. Il primo gol in maglia azzurra lo mise a segno a Bologna il 14 giugno 1966 marcando il sesto gol di Italia-Bulgaria 6-1, durante la serie di amichevoli di preparazione al Mondiale. Segnò un gol anche all'Argentina nella partita disputata a Torino otto giorni dopo (Italia-Argentina 3-0).
Ritorniamo alla storia di Meroni con il Toro; il fantasista granata era un leader nello spogliatoio e un idolo per la curva, con il suo tiro e il suo dribbling fece molte vittime, fra cui la “Grande Inter” di Herrera, imbattuta fino ad allora, e proprio in quella partita segnò il suo goal più bello. Meroni insieme al più sanguinoso Combin, formava una coppia d’attacco perfetta, si completavano: la fantasia e l’ingegno di Meroni con il senso del goal e il “peso” di una punta di razza come Combin.
A un certo punto la farfalla granata smise di volare per un tragico evento; il Toro si era imposto, dominando, i rivali blucerchiati per 4-2, quindi i giocatori persuasero Fabbri a non andare in ritiro e ci riuscirono. Meroni e Poletti decisero di andare ad una gelateria, ma mentre attraversavano una strada una Fiat Cupè 124 colpì di striscio Poletti, ma prese in pieno il fantasista granata che saltò in aria e quando ricadde fu colpito nuovamente da una Lancia Appia. Poletti andò subito a soccorrerlo, lo portarono in ospedale ma alle 22.40 la farfalla granata se ne andó lasciando un vuoto incolmabile nei cuori di tutti i granata. Al funerale c’era un fiume di gente, sembrava di rivivere l’incubo di Superga…
La settimana dopo la morte del fantasista granata, c’era il derby della Mole. Il clima era surreale, entrambe le tifoserie tacevano, il campo fu inondato di fiori da un elicottero e furono raccolti, poi, sulla fascia destra, quella di competenza del giocatore deceduto. Nestor Combin, insistette per giocare nonostante la febbre che lo aveva colpito pochi giorni prima e siglò una tripletta, come gli aveva suggerito, la settimana precedente, il compagno di squadra deceduto. Il quarto gol fu segnato dal successore di Meroni, il nuovo numero sette, Carelli. Dal "dopo Superga" è il miglior risultato ottenuto ad oggi in un derby, e ha vendicato i sette derby senza vittorie giocati da Meroni.
Il responsabile dell’incidente era Attilio Romero, nome molto conosciuto dalla tifoseria granata non solo per aver colpito Meroni in auto, ma anche perché è stato il presidente del Torino Calcio che portò al fallimento, insieme a Cimminelli. Romero era un tifoso sfegatato del Toro e un fan spassionato di Meroni, tanto che lo copiava, dal modo di vestire al taglio di capelli.
Adesso, la situazione granata è ben diversa da quella ai tempi di Meroni e negli ultimi quindici anni il Toro ha fatto ascensore tra A e B; in questo momento sembra che la squadra granata abbia trovato il suo equilibrio nella massima serie e il ricordo di Meroni è ancora vivo. C’è un calciatore granata che ricorda il mitico Gigi ovvero Alessio Cerci, ala destra, estroso e estroverso, fantasioso, con un dribbling, una velocità e un tiro che fa ricordare la farfalla granata.