Grintoso e determinato, ma anche prudente e misurato: questo il ritratto di Stefano Colantuono che si è raccontato a Pietro Serina in una lunga intervista apparsa sull'edizione odierna de L'Eco di Bergamo. Il tutto a pochi giorni dalla prima di campionato, domenica sera in quel di Trieste contro il Cagliari. Ed è proprio la Serie A di quest'anno il tema cardine dell'intervista, nel tentativo di abbozzare quella che sarà la geografia del pallone nella stagione che si appresta a cominciare.
"Vedo la Juventus favorita: dietro di lei ci sono Napoli, Fiorentina, le milanesi, le romane, Udinese e Parma. Noi rientriamo nel restante gruppo di undici squadre che lottano per la salvezza". Un pronostico chiaro, con il classico obiettivo dei 40 punti all'orizzonte: "Una volta raggiunto questo traguardo possiamo cambiare prospettiva, ma è chiaro che se anche dovessimo salvarci all'ultima giornata non ci sputerei sopra". Sulla testa dell'allenatore di Anzio aleggia però una maledizione da esorcizzare: l'Atalanta è retrocessa al terzo anno consecutivo in A, il quarto sotto la stessa guida tecnica. È già accaduto a Nedo Sonetti, Emiliano Mondonico e Giovanni Vavassori. Nemmeno questo infausto presagio intimorisce Colantuono, alla sesta stagione sulla panchina degli orobici: "Veniamo da tre anni entusiasmanti: un campionato di B vinto tra mille pressioni e due stagioni in A con il pedale dell'acceleratore premuto per via delle penalizzazioni. Siamo abituati a misurarci con le difficoltà, ma ho paura che partire senza il segno meno in classifica possa farci riposare sugli allori. Non dobbiamo nemmeno pensare di essere favoriti rispetto alle neopromosse: l'anno scorso una squadra importante ci ha lasciato le penne (chiaro il riferimento al Palermo, ndr), quindi massima concentrazione". Di certo l'avvio di campionato si presenta agevole sulla carta, con la doppia sfida a Cagliari e Torino: proprio contro i granata, di cui è peraltro un ex, Colantuono festeggierà le 200 panchine con l'Atalanta. "Firmerei per fare 4 punti, iniziare bene sarà fondamentale".
Passando all'organico, non si può non parlare della scelta di cambiare modulo, con la decisione di affidarsi allo spregiudicato 4-3-3: "Nessuno si è tirato indietro di fronte a questa novità. Il compito di un allenatore è valorizzare i giocatori a disposizione". Un modulo che richiede però dettami tattici ben precisi: "Nel calcio italiano conta l'equilibrio: bisogna difendere con almeno 8 uomini e riuscire a portarne 4-5 in zona gol". Colantuono esprime soddisfazione verso gli acquisti fatti: "Migliaccio e Yepes portano quella cattiveria agonistica che serviva al gruppo". La vera scoperta è stata quella di Livaja ala nel tridente d'attacco: "Non pensavo che avesse questa capacità di vedere il gioco da dietro e aiutare i compagni. Ogni tanto esce dalla partita, ma è il difetto di buona parte dei giovani. Lui e Denis possono giocare tranquillamente insieme, oltre a Bonaventura che con le sue giocate da big può posizionarsi ovunque". Desta molto interesse anche la coppia di mediani Cigarini-Baselli: "Sono contento di avere entrambi. Cigarini è un giocatore fondamentale, spero che i Mondiali siano per lui uno stimolo in più: è l'unico vero vice-Pirlo che abbiamo in Italia. Riguardo a Baselli, lo trovo di grande prospettiva".
Prima di iniziare un nuovo campionato è necessaria un'opera di revisione del precedente: "Quest'anno dovremo fare più punti in casa: Bergamo dev'essere il nostro fortino, con il pubblico sempre a sostenerci. Inoltre, bisogna subire meno gol: dall'essere la quarta miglior difesa due anni fa siamo diventati la quart'ultima l'anno scorso. In questo precampionato abbiamo preso troppe reti su palla inattiva: sto martellando i ragazzi per migliorare in questo fondamentale". L'aspetto più importante di tutti è la continuità: "L'anno scorso la nostra miglior striscia positiva si è fermata a 5 partite consecutive, troppo poco. Essere continui vuol dire avere un'autostima maggiore".
C'è qualcosa nell'aria che rende questa stagione dal sapore particolare. Un piatto succulento che Colantuono vuole condire con una promessa: "Se ci salviamo, prometto che imparerò il dialetto bergamasco. Mi sento parte della città, se andrò via sarà solo per la panchina di una grandissima squadra. Voglio consolidare il rapporto con la famiglia Percassi e battere il record di panchine di Mondonico, ma mi mancano ancora 48 partite".