TORINO - Fare il solletico con una piuma ad un elefante: sforzo apprezzabile, ma dal dubbio risultato. I novanta minuti di stasera dicono questo. La Juve ha messo in campo cuore, agonismo e spirito, ma il calcio è anche qualità, freddezza ed esperienza. Tutte risorse che mancano a livello europeo alla truppa di Conte. L'andata aveva già indirizzato la qualificazione, stasera il Bayern ha confermato quella che sembrava essere più di una sensazione. Se in Baviera i bianconeri avevano provato a giocare senza provare in qualche modo di colmare il gap con gli avversari, la sifda di ritorno ha visto i padroni di casa tentare qualcosa di diverso. Parliamo solo di tentativi, visti il risultato finale e le occasioni prodotte in campo. La squadra di Heynckes non ha rischiato molto, non ha mai disdegnato di ripartire e alla fine ha ristabilito i rapporti di forza sul terreno verde. Non c'è vergogna a cedere l'onore delle armi al più forte, la vera
VUCINIC - Come detto, la Juve c'ha provato partendo a razzo, contrastando duramente a centrocampo grazie ad un
MANDZUKIC - Proprio il gigante croato si è rivelato il talento nascosto dei tedeschi. Se è vero che il trio Muller-Ribery-Robben mette paura, è altrettanto vero che il puntero rappresenta il cardine sul quale il Bayern può permettersi di impostare il proprio gioco. Pressing asfissiante, qualità nei piedi e doti fisiche notevoli che hanno messo nel panico i tre difensori bianconeri e lo stesso Pirlo, anche stasera sparito nella ripresa. Eppure, appena usciti dallo spogliatoio i bianconeri hanno dimostrato di crederci ancora pressando sulla trequarti ed arrivando a concludere