È sempre meglio lasciare da vincitore, perché se poi perdi, anche solo una volta, tutti si ricorderanno più di quell’unica sconfitta che dei mille trionfi. Se poi in meno di tre anni riesci a conquistare 9 trofei con una media di uno ogni 98 giorni, raggiungi dei record che difficilmente verranno battuti, lasciando così il tuo nome marchiato a fuoco nella leggenda. È questo quello che probabilmente ha pensato Zinedine Zidane quando ha rassegnato le dimissioni da tecnico del Real Madrid dopo aver alzato la terza Champions League consecutiva, come mai nessun altro allenatore aveva fatto prima nella storia del calcio.
E quel 4 gennaio 2016, giorno in cui viene affidata la panchina Blanca dell’esonerato Rafa Benitez a Zizou, era difficilmente ipotizzabile che due anni e mezzo dopo il francese avrebbe potuto raccogliere così tanti successi. Certo, l’esperienza da vice di Carlo Ancelotti nella stagione della Decima era stata importante, così come l’anno e mezzo alla guida del Castilla, ma essere capo allenatore di una delle squadre più importanti al mondo è un’altra cosa. La prima partita in assoluto della nuova era può essere considerata un buon presagio, perché il Real si impone per 5-0 sul Deportivo la Coruña al Santiago Bernabeu, a cui fanno seguito altre 5 vittorie nelle successive sei partite prima di incappare nella sconfitta nel derby contro l’Atletico Madrid, che fa un po’ storcere il naso ai tifosi. Anche in Champions League, dopo aver eliminato la Roma agli ottavi, i Merengues rischiano tantissimo contro il Wolfsburg, perdendo la gara d’andata per 2-0; nel ritorno però Zidane dimostra le sue doti di grande motivatore ed il Real la ribalta grazie alla tripletta di Cristiano Ronaldo e da qui in poi comincia la cavalcata trionfale, culminata il 28 maggio a San Siro, nella finale contro l’Atletico, vinta ai calci di rigore.
La prima stagione intera comincia con un altro trionfo, quello in Supercoppa Europea contro il Siviglia per 3-2, e con i risultati in Liga che consentono ai Blancos di guadagnare la testa della classifica – che non lasceranno più fino alla fine; in Champions invece il girone di qualificazione viene concluso al secondo posto dietro al Borussia Dortmund, ma Zidane festeggia la vittoria nel Mondiale per Club ai supplementari contro i giapponesi del Kashima Antlers. Nel gennaio 2017 arriva la prima sconfitta stagionale contro il Siviglia al Sanchez-Pizjuan, a cui fa seguito l’eliminazione in Copa del Rey per mano del Celta Vigo; il Real però si rifà con gli interessi nei mesi seguenti, ricominciando la marcia inesorabile in Liga ed in Champions League. Nel campionato spagnolo la serie di risultati utili consecutivi viene interrotta il 23 aprile dal 3-2 subito al Bernabeu dal Barcellona che mette a rischio il primo posto, ma le 5 vittorie nelle ultime 5 partite certificano il titolo che mancava da 5 anni, mentre in Champions vengono eliminate in serie Napoli, Bayern Monaco e Atletico Madrid prima della finale di Cardiff contro la Juventus, per un doblete assente da Madrid dal 1958.
Il terzo anno non si discosta da quelli precedenti, perché la prima gara stagionale è la finale di Supercoppa Europea contro il Manchester United, in cui il Madrid si impone per 2-1, mentre in terra spagnola conquista la Supercoppa nazionale battendo il Barcellona sia all’andata che al ritorno. Col passare dei giorni però sembra rompersi qualcosa e le difficoltà si sovrappongono: in Liga il Barça scappa ed in Champions la fase a gironi termina ancora al secondo posto dietro al Tottenham. A mitigare le polemiche c’è il Mondiale per Club, vinto per il secondo anno di fila, stavolta contro il Gremio, ma l’eliminazione subita dal Leganès in Copa del Rey rappresenta il punto più basso della gestione Zidane, come da lui stesso confermato nella conferenza stampa d’addio. In campionato la situazione è ormai irrecuperabile ed il Real punta tutto sulla Champions: il PSG viene eliminato non senza patemi, mentre contro la Juventus, dopo il 3-0 all’Allianz Stadium, c’è bisogno di un rigore dubbio a 30 secondi dalla fine per evitare il clamoroso ribaltone. Anche in semifinale con il Bayern Monaco l’arbitraggio è discutibile, soprattutto nella gara di ritorno al Bernabeu, ma comunque i Blancos accedono alla finale di Kiev, dove Gareth Bale e le papere di Karius decidono il match in favore dei Merengues.
Così si arriva alla giornata del 31 maggio, che per i tifosi del Real Madrid resterà memorabile: Zidane annuncia le dimissioni e la sua avventura si conclude così dopo 878 giorni, in cui la squadra ha conquistato 3 Champions League, 2 Mondiali per Club, 2 Supercoppe Europee, una Supercoppa Spagnola ed una Liga; nelle 149 partite giocate, lo score parla di 104 vittorie, 29 pareggi e 16 sconfitte, con una percentuale di successi che sfiora il 70%.