La settimana che precede Real Madrid-Barcellona è una sette giorni molto particolare per tutto il mondo sportivo, spopolano i sondaggi, si fanno pronostici tendenti all'inverosimile e, alla fine, si arriva a quel fatidico duo che riesce a descrivere alla perfezione una sfida che va oltre il semplice significato della parola stessa. Equidistanti da una storia prima di risucchiarcisi dentro per almeno due volte l'anno, essere sospesi su un filo da dieci anni e il nome di quel filo può essere solo: immaginazione. Real Madrid-Barcellona non è solo Cristiano Ronaldo contro Messi ma è principalmente Messi contro Cristiano Ronaldo.

Quel "contro" bisogna snocciolarlo, aprirlo, non deve essere mai posto come termine di paragone, è un semplice arbitro il cui ring è lo stadio: di fronte un genio e una macchina da guerra. E' una rivalità che in realtà non esiste, come vogliono far credere giornali e faziosi persi per le loro discussioni: quello tra il portoghese e l'argentino è un gioco che in pochi possono e hanno praticato nella storia dello sport, è una storia di amore agonistico in cui l'uno spinge l'altro a fare di più, a oltrepassare quei limiti che sono invalicabili solo all'occhio umano. E quei due, di umano, hanno ben poco. Cristiano e Leo, Leo e Cristiano. E’ uno scioglilingua che da almeno 4000 giorni accompagna le cerimonie di ogni tipo, che scandisce l’eco delle nostre voci nei dibattiti del lunedì e che allarga le nostre pupille ogni volta che ammiriamo le gesta di coloro che la storia non l'hanno scritta. La storia l’hanno presa, appresa, studiata e scavalcata issandosi in quell'anello di paradiso chiamato Leggenda. Come ogni cosa che venga attratta dal centro della Terra il gioco del calcio è cambiato nel corso negli anni e, in questo caso, si è evoluto ancor di più per mano di due che hanno alzato l’asticella a livelli sconosciuti prima d’ora, anche per gli assatanati della nostalgia.

Lo sport, come la nostra esistenza, è fatto di periodi più o meno bui e, guardando certe statistiche e certi trofei, si può letteralmente urlare che il calcio sta vivendo un periodo chiarissimo almeno alle latitudini iberiche. A tratti avvolto da una luce Blanca e una Blaugrana, talvolta oro come i cinque Palloni D'Oro e le quattro Scarpe D'Oro a testa. Potremmo scrivere un libro che farebbe impallidire la Bibbia con tutti i record battuti, ripetuti e stracciati da Messi e Cristiano Ronaldo. Potremmo passare le ore a disquisire e spiegare qualcosa che, in realtà, non si può; qualcosa che difficilmente tornerà a illuminare un vasto periodo e non è mica finita qui. Sabato si incontreranno ancora, consci del fatto che quella corda dovrà essere tirata, che ognuno dovrà portare l'acqua al proprio mulino senza dimenticare che, da 4000 giorni, si stanno dissetando della stessa senza accorgersene. Sarà un'altra occasione, l'ennesima per fermare il mondo, per un sorriso strappato per qualche secondo come nella scorsa stagione. Saranno di fronte 41 gol nella sfida eterna, calcistica, politica e sociale che da sempre frappone Real Madrid e Barcellona.

"E allora, cosa sono Messi e Ronaldo?" Qualcosa che va oltre l’immaginazione, qualcosa che ci sta cullando per dieci anni, qualcosa che dovrebbe cancellare stupide e improduttive discussioni su chi sia il migliore. Perché alla fine stiamo assistendo a un dualismo contemporaneo che non tornerà più, la capacità di superare la fisica e la ragione ogni anno. La capacità di confondersi con gli umani quando di umano hanno ben poco, forse quel sorriso e quella stima che hanno l’uno dell’altro.