Mbappé ai saluti, direzione Tour Eiffel e Champs Elysées, Mendy e Bernardo Silva già atterrati a Manchester da settimane, Bakayoko partito verso Londra. Un poker di cessioni che, unito agli addii di alternative e prospetti come Saint-Maximin, Jean, Germain, Diallo e Dirar, metterebbe in ginocchio le ambizioni di ogni squadra a cui viene affibbiato l'epiteto di sorpresa o presunta tale. Il Monaco tende però a discostarsi da questa definizione, ragion per cui la squadra che ha già iniziato (col botto, quattro vittorie in quattro gare) la Ligue 1 si può difficilmente definire come indebolita. Attraverso un mercato intelligente, infatti, nel Principato la mini-rivoluzione è stata attenuata, ma non solo, anche utilizzata per allungare la rosa e fare emergere nuove qualità.
La difesa è stato il reparto meno danneggiato, con il solo avvicendamento tra Mendy e Jorge sulla corsia sinistra - quest'ultimo prelevato a gennaio scorso e già brillante quanto il suo predecessore nelle prime uscite - e l'innesto di Kongolo per allungare il reparto e dare un prospetto giovane nelle mani di Jardim. Discorso simile è stato fatto a centrocampo, nella parte centrale, mantenendo un perno come Fabinho nonostante le tante richieste, affidandogli però compiti diversi rispetto all'anno scorso, visto che al suo fianco agisce al momento un regista puro come Moutinho, ma a breve toccherà a Tielemans, non appena si sarà integrato al meglio. In più c'è anche un quarto uomo da Ligue 1, Meité, prelevato dallo Zulte, ma ex Lille ed Auxerre.
I cambiamenti più grossi sono ovviamente avvenuti tra ali ed attacco, con le partenze più che illustri di Mbappé e Bernardo Silva, ma anche di mestieranti come Germain e Dirar, giocatori più utili che di valore. Nel Principato non sono arrivati dei fenomeni fatti e finiti - a meno che Keita si possa considerare tale, ma è meglio andarci con prudenza, per il momento - bensì giocatori con elevatissimi margini di crescita, con un talento notevole e la capacità di rompere gli schemi con una semplice giocata, peculiarità che apparteneva solo ai titolari e non alle riserve. Keita Baldé è per certi versi il sostituto perfetto di Mbappé, sia per la capacità di dare profondità e crearsi le occasioni in area e in contropiede, sia per gli spunti palla al piede, lanciato o da fermo. Per questo vale la pena ipotizzare un suo spostamento da quarto a sinistra in situazioni di emergenza, tattica utilizzata più volte da Jardim nel corso dell'anno passato con Mbappé, inserendo però vicino a Falcao uno come Carrillo o Germain, giocatori che non necessariamente da soli cambiano la partita.
Stevan Jovetic, invece, è il tipo di giocatore che quando entra in campo può spostare gli equilibri, per caratteristiche, passo e fantasia. Il suo arrivo è un enorme upgrade rispetto al passato, così come l'arrivo di Diakhaby come quarto attaccante - un giocatore giovane e di prospettiva che riuscirà a ritagliarsi i suoi spazi. Giovani di belle speranze, ma con buona esperienza, sono anche Ghezzal e Rony Lopes, che in questo mese di agosto si sono già dimostrati decisivi per le sorti della squadra con la loro creatività, ideale per non fare sentire l'assenza di Silva. Potrebbe essere un problema se dovesse partire anche Lemar, visto che né i due sopracitati né Boschilia sembrano già pronti a raccoglierne l'eredità tecnica, almeno al momento.
L'eventuale addio del francese ex Caen causerebbe una lacuna difficilmente colmabile nel giro di trenta ore di mercato, ragion per cui le offerte che arrivano dall'Inghilterra vengono respinte a ruota da circa una settimana. Probabilmente l'innesto di Keita, ultimo ufficializzato ieri dopo quello di Jovetic, ha chiuso la serranda del mercato in entrata per il Monaco. Poi, per la gioia di Jardim, si parlerà solo di campo, almeno per qualche mese: l'allenatore portoghese potrà sbizzarrirsi, con una rosa più lunga e tecnicamente dotata di svariati giocatori che possono cambiargli la partita. E sì, il Psg parte favorito alla luce delle spese folli estive, ma la spilla di campione in carica, e quindi squadra da battere, la indossano al Louis II.