L’arte di rigenerarsi

In mezzo alla pioggia incessante, continua, e diuturna che flagella quotidianamente San Sebastiàn, nasce un piccolo fiore destinato a far parlare di sé, della sua bellezza, a tutta la Spagna. La Real Sociedad di Eusebio Sacristàn, assieme all’Alaves, è stata la sorpresa della scorsa stagione. Per il secondo anno sotto il comando del generale spagnolo, gli txuri-urdin hanno incantato appassionati della penisola iberica e non solo, imponendosi come sesta forza della Liga e tornando così in Europa, giocando un calcio prima di tutto spettacolare, oltre che efficace. 

Eusebio ha plasmato una macchina che esprime le migliori cose a marce alte, con la palla che gira spesso tra i suoi giocatori, e soprattutto lo fa con una velocità impressionante. I suoi calciatori sono pedine del suo scacchiere, fantocci di legno comandati dalle mani del marionettista, che sceglie la trama da srotolare e la impone sul campo a proprio piacimento. Spesso, lo scorso anno, chi ha giocato contro la Real lo ha fatto alle regole della Real.

Sono diverse le chiavi del successo di Sacristàn, ma di certo la più rilevante è la forza dei giovani: il vivaio della Sociedad, il Sanse, è un’autentica fucina di talenti, sfornati con una continuità straordinaria, in grado di produrre costantemente legno verde a sostegno della prima squadra. I giocatori che compongono il Sanse vengono chiamati potrillos (i puledri), e fecero parte di questo gruppo, anni addietro, tra gli altri alcuni giocatori di blasone come Xabi Alonso, Agirretxe, Javier Garrido, Xabi Prieto, e Mikel Balenziaga (alcuni di questi ancora in attività, proprio con la Real). Questa gloriosa cantera ultimamente sembra aver addirittura accelerato i propri ritmi di produzione, considerando che nelle ultime due stagioni sono stati gettati nella mischia ragazzi più che preparati come Oyarzabal, Odriozola, Zubeldia, David Concha, Jon Bautista Argilles ed Elustondo; tutti under 23 che giocherebbero titolari in metà delle squadre della Liga. 

Come riparte la Sociedad

Super confermato l’allenatore Eusebio, che con un immaginario punzone ha marchiato con forza l’identità della sua Real Sociedad, delineandola come una squadra che scende in campo sempre per divorare la sua preda, cercando di attaccarla in velocità sfruttando smodatamente quello che, secondo Pep Guardiola, è il miglior centravanti di tutti: lo spazio

Eusebio, saggiamente, non ha voluto stravolgere la sua rosa con acquisti di appeal internazionale, che magari avrebbero giovato alla platea della tifoseria, ma che probabilmente sarebbero andati a crepare l’ecosistema equilibrato sul quale si ambienta la Sociedad. Per questo gli acquisti sono giovani, di prospettiva, con voglia di dimostrare e soprattutto di ascoltare, conditio sine qua non per il mantenimento del rapporto calciatore-Eusebio, particolarmente esigente da questo punto di vista. Per ora i nuovi sono due, Adnan Januzaj e Diego Llorente: il primo è rimasto vittima di un feroce e prematuro carico di aspettative e pressioni, ancora quando 20enne venne lanciato al Manchester United come astro nascente del calcio internazionale; il 23enne spagnolo invece viene dal Real Madrid, dove però non ha quasi mai realmente giocato, poichè costretto e spedito a fare la gavetta, prima al Rayo Vallecano e poi al Malaga. Arrivano con grande carica ed entusiasmo, pronti ad indossare l’elmetto, mangiare il rancio, ed eseguire gli ordini del loro nuovo generale Eusebio. 

Fonte immagine: Mirror
Fonte immagine: Mirror

La girandola del mercato, mossa dal vento delle trattative, ha però privato la Real Sociedad di alcuni elementi importanti. Tra tutti il messicano Carlos Vela, già promesso ai Los Angeles FC, via a gennaio (solo per una questione di logistica); poi Yuri Berchiche, il terzino sinistro ha ricevuto la chiamata della vita, direzione PSG, dove potrà provare a vincere la Champions League (per rimpiazzarlo è stato chiamato in prestito dall’Olimpyacos Alberto de La Bella). Esce anche el pirata Granero, in prestito all’Espanyol. L’unico nodo, ancora lontano dall’esser slegato, risiede nella figura del portiere: attualmente è l’argentino Geronimo Rulli ad esser titolare, ma questo è al centro di insistenti voci di mercato che lo vedevano vicino al Napoli (per ora, nulla di fatto); se dovesse partire, la Real dovrà cercarsi un nuovo portiere.

Il modulo favorito da Eusebio è il 4-3-3, variato spesso negli interpreti lo scorso anno dalla metacarpo in avanti. La squadra è dotata di grande mobilità e dinamismo, dà pochi punti di riferimento, interscambia continuamente le posizioni. L’unica sezione praticamente sigillata è quella difensiva: il blocco formato dal portiere (Rulli) e la sua difesa, che da destra vede Odriozola, Raul Navas, Inigo Martinez, e de La Bella. Il perno del centrocampo è Illaramendi (ricambiato da Zubeldia all’occorrenza), mezze ali Sergio Canales e il capitano Xabi Prieto, che interagiscono col tridente offensivo composto da Oyarzabal, Willian José e Januzaj.

Questa squadra non ha grandi acuti o individualità catalizzatrici, in questo contesto è l’unione a fare la forza (certamente in campo ci sono giocatori sopra la media, come Illaramendi, Inigo Martinez, Xabi Prieto) ma in particolare è il mix tra giovani di talento (Odriozola, Oyarzabal) e questi senatori, a rendere la Real Sociedad davvero temibile e pericolosa.

Eusebio cercherà innanzitutto di replicare la grande annata, provando a confermare la piazza europea per cominciare a dare alla Sociedad un profilo credibile anche al di fuori dei confini iberici, ma non sarà affatto semplice, perché le assenze di Yuri e Vela presenteranno il loro conto, soprattutto in contesti dove è importante tirar fuori le cicatrici di guerra. Tutto passa per i giovani, se riusciranno ad imporsi con continuità, la Sociedad potrà disegnare un futuro in verticale; contrariamente, se non dovessero sopportare il livello, ci sono poche speranze di poter ripetere la favolosa stagione passata.