Il 2016 del Real Madrid si è chiuso ieri nella notte di Yokohama, che ha incoronato i blancos campioni del mondo per la quinta volta nella loro storia. La vittoria ai supplementari contro i giapponesi del Kashima Antlers (4-2, gol di Benzema e tripletta di Ronaldo) chiude un anno solare pieno di soddisfazioni per il club merengue, capace di aggiudicarsi in dodici mesi Champions League, Supercoppa Europea e - appunto - Mondiale per Club. Eppure, gennaio non era iniziato bene per il Real, raggiunto sul 2-2 al Mestalla di Valencia, con il conseguente esonero di Rafa Benitez e l'avvento sulla panchina del Bernabeu di Zinedine Zidane.
Contro ogni pronostico, il tecnico transalpino ha messo insieme numeri impressionanti: 53 partite ufficiali, con un bilancio di 40 vittorie, undici pareggi e solo due sconfitte (nel derby di ritorno della scorsa Liga contro l'Atletico e nell'andata dei quarti di Champions contro il Wolfsburg), con tanto di record (ancora in corso) di 37 gare senza conoscere k.o. Un ruolino di marcia straordinario, che ha preso il via il 9 gennaio con il 5-0 al Deportivo La Coruna, e che ha consentito alla Casa Blanca di rimontare in campionato e lottare fino all'ultima giornata con gli arcirivali del Barcellona.
Ora a Madrid è tempo di festeggiare, ancora una volta, dopo la conquista dell'Undecima e il rocambolesco successo di Trondheim in Supercoppa contro il Siviglia (3-2, anche in quel caso ai supplementari). Ma non è tutto oro quel che luccica, perchè il Real di Zidane è atteso da una seconda parte di stagione difficilissima, in cui ripartire da zero nella scomoda posizione di chi si è abituato a non perdere mai. Ecco perchè dalle parti di Chamartin temono il ripetersi di quanto accaduto nella prima parte dell'anno solare 2015, quando Carletto Ancelotti (fin lì quasi perfetto, con in bacheca lo stesso triplete di Zizou più una Copa del Rey) crollò in maniera inattesa, facendosi rimontare dal Barça in campionato e venendo eliminato dalla Juventus in Champions League. E un'altra squadra italiana, il Napoli, attende i merengues al varco degli ottavi europei. L'impressione è che questo Real, che vince ma non convince mai pienamente, rischi l'eliminazione contro l'orchestra di Sarri, sia per motivi tecnici che psicologici.
Innanzitutto, a Madrid non hanno ancora compreso quale sia il reale valore dell'avversario da affrontare a febbraio, derubricandolo a squadra che gioca in contropiede (quando invece è esattamente l'opposto), solo perchè recentemente in avanti si è visto il tridente leggero Callejòn-Mertens-Insigne. Inoltre, la sindrome da pancia piena, che inevitabilmente colpisce i dententori della Champions, potrebbe giocare un brutto scherzo anche ai campioni in carica, costretti a sudarsi la qualificazione nell'inferno del San Paolo. Ma sono anche altre le nuvole che si stagliano sul cielo del Bernabeu. La prima riguarda il blocco del mercato: a meno di una sentenza favorevole del TAS di Losanna, il club di Florentino Perez non potrà effettuare operazioni in entrata, per aver violato le regole della FIFA sul tesseramento dei giocatori minorenni. La seconda, che peraltro è legata alla prima, riguarda la situazione di giocatori come James Rodriguez e Isco. Il caso del colombiano (sempre più ai margini, in rosa solo Danilo, Mariano e Coentrao hanno giocato meno) è scoppiato ancora una volta ieri nel postpartita di Yokohama, con il numero dieci pronto a dichiarare di voler restare a Madrid, ma di dover allo stesso tempo scegliere se accettare offerte dall'estero (sette giorni la scadenza data da James).
C'è poi la grana Isco, in scadenza nel 2018, che ha fatto più volte intender di non voler rinnovare il suo contratto con il Real senza avere in cambio garanzie tecniche e di minutaggio. Se a tutto ciò si aggiunge che Gareth Bale sarà out fino ad aprile e che la squadra continua a sembrare slegata in diversi momenti delle partite, ecco che il 2017 del Madrid potrebbe non essere così luccicante come l'anno che invece sta per concludersi.