Uno dei problemi maggiori dell'Italia è rappresentato dalle aliquote fiscali altissime che, come sa bene Adriano Galliani (che ha dovuto aspettare tre anni per trovare l'accordo con Kakà sull'ingaggio per riportarlo a Milano), gravano anche sui contratti dei professionisti del pallone, non soltanto su quelli dei lavoratori comuni. Ebbene, a quanto pare tutto il mondo è paese, visto che anche in Francia la temuta super-tassa fortemente voluta dall'inquilino dell'Eliseo, il socialista Francois Hollande, comincia a spaventare i club, e ha già fatto scappare dal Paese star cinematografiche come l'attore Gerard Depardieu, emigrato in Russia.

I potenti del calcio d'Oltralpe sono ricorsi a misure altrettanto drastiche: l'Unione dei club professionistici (Ucpf) ha proclamato uno sciopero per il fine settimana del 29 novembre prossimo, giornata nella quale non si disputeranno i match di Ligue 1 nè quelli di Ligue 2. Motivo del contendere la famigerata tassa del 75% applicabile sui redditi superiori ad un milione di euro all'anno, che, a detta dei maggiorenti del pallone transalpino, scoraggerebbe molti giocatori al trasferimento in suolo francese (a scapito magari del campionato russo, dove le aliquote non sfiorano il 13%) e costringerebbe le società a versare cifre spropositate all'erario per garantire gli stipendi dei fuoriclasse. ''Si tratta di salvare il calcio francese, che rappresenta 25mila posti di lavoro'', ha spiegato il presidente della Ucpf Jean-Pierre Louvel, proseguendo così: ''Il 30 novembre il calcio si fermerà, i tifosi possono venire allo stadio ma non vedranno alcuna partita. I team professionistici già pagano allo stato 750 milioni di imposte, non possiamo più andare avanti così''. L'Ucpf ha inoltre ottenuto il plauso del presidente della Lega calcio transalpina (Lfp) Frederic Thiriez, che ha assicurato il suo sostegno alla protesta.

Analizzando nello specifico la norma, si capisce perchè sia così temuta dai club. Essa prevede una tassazione al 75% per chi percepisce un reddito superiore al milione di euro all'anno sulla parte eccedente quel milione; facendo qualche calcolo approssimato, lo stipendio di Zlatan Ibrahimovic, che ammonta a 15 milioni netti, costa al Psg ben 42 milioni tra imposte e contributi vari. Non è casuale poi il fatto che Ibra (come gli altri campioni del 'Parco dei Principi') abbia preteso che il suo ingaggio fosse conteggiato al netto delle tasse, e non al lordo, determinando un esborso così impegnativo per i pur ricchi emiri qatarioti. Secondo uno studio effettuato dal quotidiano 'L'Equipe' questa tassa interesserebbe le tredici società di Ligue 1 con i redditi più alti per un salasso complessivo di circa 44 milioni di euro, di cui 20 solo a carico del Psg. Giovedì prossimo è stato perciò fissato un incontro tra i rappresentanti del governo e i legali dell'Ucpf per discutere di un'eventuale esenzione per le società sportive, che potrebbe far rientrare almeno temporaneamente la protesta.

Sulla spinosa questione non è mancato il commento del presidente dell'UEFA, il francese Michel Platini, che ha rilasciato queste dichiarazioni all'emittente transalpina 'Canal+Sport': ''I calciatori che scioperano faranno certamente parlare di loro, con lo stipendio che hanno...ad ogni modo, non credo sia una buona decisione, perchè al giorno d'oggi pochi scioperi vengono capiti dalla gente''. Una diagnosi che trova riscontro nel primo sondaggio effettuato dal sito 'OpinionWay', secondo il quale l'83% dei francesi ritiene lo sciopero ''ingiustificato'' e l'85% pensa che le squadre di calcio debbano pagare le tasse come le altre imprese. Ibra, Cavani e compagnia sono avvertiti.