Doveva conquistare l'America, un messicano lo ricaccia nell'Atlantico a calci nel sedere.
Un irriconoscibile Anthony Joshua, a debutto negli USA, nel Gotha del pugilato mondiale, il Madison Square Garden, cade sonoramente, senza alcuna attenuante, al cospetto dell'ennesima incarnazione del sogno americano, Andy Ruiz Junior, nato in California da immigrati messicani.
Salito sul ring senza la consueta spavalderia, senza nemmeno un sorriso, dopo anzi aver fatto attendere molti minuti il suo avversario, Joshua appare immediatamente timoroso, non prende mai l'iniziativa, sembra confuso dinanzi a un avversario che 30 giorni fa era in vacanza e che si è trovato dinanzi l'opportunità della vita grazie ai guai col doping dello sfidante designato, Jarrell Miller. Tutti, tutti i limiti di AJ riscuotono i crediti nascosti in anni di avversari "morbidi" e timorosi: una mascella fragile, un cuore debole, una mente incapace di elaborare una strategia diversa da quella disegnata. Ruiz, 122 chili di grasso, ma litri di orgoglioso sangue messicano, diventa il primo campione dei pesi massimi della sua terra, una nazione di campioni di altissimo livello che si prende 3 delle 4 cinture della categoria più importante.
Nella terza ripresa, Ruiz viene centrato da un gancio di AJ e crolla al tappeto. Dovrebbe essere l'inizio della fine del sogno di Ruiz, diviene l'inizio dell'incubo di AJ. Ruiz si rialza, si sente più forte, attende l'assalto di AJ e parte al contrattacco. Joshua è investito da una gragnola di colpi, cade una prima volta al tappeto. Guarda l'arbitro, gli chiede cosa cavolo stia succedendo.
Succede che davanti al mondo ti stai rivelando un mezzo bluff, caro AJ. Succede che l'America che hai evitato per tanti anni si sta rilevando una terra più ostica della tua confortevole Londra. Succede che hai visto i video del tuo avversario, e specchiandoti nella tua palestra ti sei sentito come Panatta negli spogliatoi contro Solomon prima della finale del Roland Garros. Ma il pugilato non è il tennis, per vincere sul ring non serve un fisico statuario, soprattutto se ti credi imbattibile.
Il campione si rialza, ha le gambe rigide, fa fatica ad arrivare al termine della ripresa, e infatti cade ancora una volta, riesce a salvarsi ed è salvato dal gong. Due riprese per respirare, poi alla settima accade l'incredibile.
I colpi di AJ non fanno male, una combinazione a due mani, da distanza ravvicinata, di Ruiz manda ancora al tappeto Joshua. L'anglo-nigeriano si rialza, ma ne ha per poco.
Joshua cade per la quarta volta centrato da un sinistro, sputa il paradenti, si rialza, l'arbitro lo invita a fare un passo in avanti, AJ non lo fa. Il match è finito.
Andy Ruiz Junior è il primo campione messicano dei pesi massimi. Anthony Joshua, dopo 29 anni, può dividere con Mike Tyson lo scettro di sconfitta più sorprendente di storia del pugilato.