The Greatest. Il più grande. Al di là di ogni ranking o sondaggio, Muhammad Ali, nato Cassius Marcellus Clay Jr, si è seduto sul trono più alto dell'Olimpo degli sportivi. Perché Ali non è stato solo un pugile, ma un'icona. Non era solo uno che faceva a pugni, ma uno che prendeva posizione. La sua lingua era veloce come le sue mani. La sua eleganza pari alla sua forza. Del resto, "fly like a butterfly and sting like a bee"...
Nella vita di Muhammad Ali, Cassius Marcellus Clay Jr, sono racchiuse pagine di quella americana, e non solo. Le tappe della sua carriera si legano a momenti del XX secolo nei quali Ali si è trovato coinvolto e ha tentato di giocare un ruolo alla sua maniera, da protagonista, soprattutto nel campi dei diritti civili. The Greatest nasce a Louisville, la città del bourbon, una delle più antiche fondate a ovest degli Appalachi e a cui è rimasto sempre legato, tanto che da una decina d'anni è attivo un centro che, basandosi sui suoi esempi, vuole "ispirare giovani adulti e adulti a raggiungere la grandezza nelle loro vite, comunità e paesi". Nelle sue vene scorre sangue irlandese e, pare, di un veneziano che nel XVI secolo era emigrato in Inghilterra. Papà Cassius senior sbarcava il lunario dipingendo insegne, mamma Odessa era una domestica il cui nonno si era fatto valere con i Buffalo Soldiers, il primo Reggimento di Cavalleria degli USA composto integralmente da soldati di colore (Spike Lee racconta il massacro di Sant'Anna attraverso di loro).
Nasce la leggenda - Se Mike Tyson iniziò il pugilato per vendicare i suoi amati piccioni uccisi da un bullo, leggenda narra che Ali si avvicinò alla noble art grazie a un poliziotto che lo vide infuriarsi perché gli avevano rubato la bicicletta rossa marca Schwinn. Quel poliziotto si chiamava Joe Elsby Martin, e quando svestiva la divisa allenava nella Columbia Gym di Louisville, situata in locali oggi utilizzati dalla Spalding University. In una piovosa notte del 1954, questo poliziotto incontrò nella palestra un bambino pelle e ossa in lacrime che voleva vendicarsi sul ladro della sua bicicletta, e a cui disse: "Prima di iniziare a combattere, devi imparare a farlo". L'odore e i suoni della palestra, i pugili che si allenavano, appassionarono da subito Ali. Martin scrisse un rapporto sul furto, ma prima di lasciar andare il bambino, gli diede un modulo di iscrizione per la palestra. Ali rivide Martin in tv in un programma chiamato "Tomorrow's Champions", che veniva trasmesso in tutto il Kentucky, e decise di voler provare. La prima volta che salì sul ring, Ali fu riempito di pugni da un ragazzo più grande. Il naso gli sanguinava, la bocca era gonfia, la testa intontita. Martin lo tirò giù dal ring, e iniziò a fargli da maestro, guidandolo alla sua prima apparizione in TV in "Tomorrow's Champions" (veniva pagato 4 dollari a incontro, il primo fu una vittoria con verdetto non unanime contro il bianco Ronny O'Keefe), alla vittoria di sei Golden Gloves del Kentucky e due National Amateur Athletic Union e, quindi, accompagnandolo a Roma per le Olimpiadi del 1960. Le strade tra i due si separarono quando Ali passò al professionismo: il poliziotto tento di far firmare a Cassius Senior un contratto per far da manager al figlio, ma quando papà Clay lesse che avrebbe dovuto pagare a Martin 75 dollari a settimana per 10 anni, lo cacciò urlando "la tratta degli schiavi è finita". Non a caso, Cassius Marcellus Clay era anche il nome di un politico del Kentucky che nel XIX secolo si battè contro la schiavitù... Martin andò in pensione nel 1974, fu inserito nell'Amateur Boxing Hall of Fame 3 anni più tardi e si spense, ultraottantenne, nel 1996. Ali a Roma vinse la medaglia d'oro nella categoria dei mediomassimi, battendo in finale il polacco Zbigniew Pietrzykowski, a cui inflisse una delle 14 sconfitte subite in 350 incontri da dilettante.
Il salto tra i grandi - Tornato in patria, gli venne negato di mangiare in un ristorante per soli bianchi e, per protesta, secondo la leggenda gettò la medaglia nel fiume Ohio. Il fatto che in realtà l'avesse semplicemente persa più di un anno dopo, non gli impedì di riceverne un'altra in sostituzione durante i Giochi di Atlanta. Per il passaggio ai professionisti, Clay firmò un contratto con un gruppo di 11 milionari di Louisville, e come allenatore scelte Angelo Dundee (nato Mirena - il cognome del padre, Miranda, venne trascritto in modo errato - si fece chiamare Dundee dopo che il fratello maggiore aveva scelto questo nome ispirandosi a un pugile degli anni '20).
Il 29 ottobre del 1960 Cassius Clay fa il suo debutto nei professionisti. Alla Freedon Hall di Louisville batte ai punti in sei riprese Tunney Hunsanker. La prima vittoria per ko arriva due mesi più tardi, all'Auditorium di Miami, conto Herb Siler. Seguono altre 4 vittorie per ko, due ai punti nei primi match combattuti sulle dieci riprese (la seconda, contro Alonzo Johnson, di misura), poi due successi per ko fino a quando, il 10 febbraio del 1962, Clay combatte per la prima volta al Madison Square Garden e, per la prima volta, va al tappeto. L'avversario si chiama Sonny Banks e lo manda giù nel corso della prima ripresa. Clay si rialza, atterra l'avversario nella seconda ripresa e chiude l'incontro alla quarta. Banks morirà 3 anni più tardi, in seguito alle ferite riportate in un match contro Leotis Martin, il pugile che poi inflisse la quarta e ultima sconfitta a Sonny Liston. Dopo il match con Banks, Clay inanella altre 4 vittorie per ko, che lo portano ad affrontare, il 15 novembre del 1962, Archie Moore, che aveva 46 anni e 225 match da professionista alle spalle. Sette anni prima, aveva messo al tappeto Rocky Marciano, prima di venirne demolito, ed è l'unico pugile ad aver affrontato Marciano e Ali. Clay manda 3 volte al tappeto il vecchio campione, e dopo un'altra facile vittoria combatte nuovamente al Madison Squadre Garden, che non gli porta evidentemente bene visto che ottiene solo una vittoria ai punti con un verdetto non largo contro Doug Jones. Il 18 giugno del 1963 affronta Henry Cooper a Wembley. Clay va al tappeto nel quarto round, ma Cooper viene fermato per ko tecnico nel corso della ripresa successiva. La vittoria contro l'inglese apre le porte per la sfida per il titolo.
VS Liston - Il campione si chiama Sonny Liston, e su di lui girano strane voci di connivenza con la Mafia di Las Vegas. Sonny Liston ha 34 anni ed è in piena forma. Ha da poco demolito in 2 match durati poco più di 240 secondi complessivi Floyd Patterson. Ali non ha brillato negli ultimi incontri, ed è dato 7-1. La stampa lo snobba, il cronista del Nwe York Times rifiuta di coprire un incontro che presume scontato, il Los Angeles Times scrive che Clay può vincere soltanto nella lettura del vocabolario. Il Miami Herald pubblica invece un'intervista a Cassius Senior, che attacca i Black Muslims a cui il figlio si è legato...Ma Clay non ha paura di Liston, sa che farà ricredere la stampa e grazie all'intervento di Malcolm X, riesce a trovare un compromesso con Bill MacDonald, l'organizzatore dell'incontro che minacciava di far saltare la riunione se Clay non avesse disconosciuto i suoi legami con la Nation of Islam. E' spavaldo, è sicuro di sè. Comincia una delle sue battaglie mediatiche, demolendo l'avversario prima con le parole che con i pugni. Dichiara: "Lo batto e dono quello che ne resta allo zoo". E poi, offese personali, tipo "Somiglia a un orso, e puzza come un orso". Si combatte a Miami. Sul ring, Liston conferma di essere un avversario scorretto. Alla quarta ripresa, Ali comincia ad avvertire problemi di vista, così come lamentato da precedenti avversari di Liston. C'è qualche sostanza sui guantoni del campione che provoca questi problemi? Clay resiste, domina la sesta ripresa e Liston non si allontana dall'angolo allo scoccare della settima. Clay è campione del mondo a 22 anni, il più giovane di sempre nei pesi massimi (record battuto 22 anni dopo da Mike Tyson), e si rivolge alla stampa che lo dava per facile sconfitto urlando "I am the greatest!". Ma cos'è successo a Liston? Pare abbia un problema alla spalla, ma per anni si sono succedute voci di pressioni su Liston affinché perdesse l'incontro. Nel febbraio del 1964 Clay annuncia di essere membro della Nation of Islam. Decide di farsi chiamare Cassius X, fino a quando Elijah Muhammad annuncia che Clay è stato rinominato Muhammad ("degno di lodi") Ali ("il più alto). Un anno più tardi, nel Maine, va in scena la rivincita, preceduta da beghe legali, controversie con la World Boxing Association e rimandato per un'ernia di Ali. Sul ring, questa volta non c'è storia, Liston va ko nel primo round, colpito da quello che molti definirono un "pugno fantasma" come evidente prova di un altro match deciso prima del gong. Ma più che per l'esito, il match entra nella storia per la foto scattata da Neil Leifer, una delle più famose nella storia dello sport, che immortala il momento in cui Ali sovrasta Liston al tappeto e gli urla "Get up and fight, sucker!"
Campione e reietto - Ali difende il titolo una prima volta contro Floyd Patterson, poi concede la rivincita a Cooper (questa volta ad Highbury), combatte una terza volta in Inghilterra (Earls Court Arena) e in Germania, quindi dopo altre due difese torna al Madison Squadre Garden, dove nel marzo del 1967 sconfigge alla terza ripresa Zora Folley. E' il suo ultimo incontro prima di un'interruzione di oltre 3 anni. Ali, dopo essere stato scartato a 20 anni per basso quoziente intellettivo ("Sono il più grande, non il più intelligente") viene chiamato al servizio militare a seguito di un cambiamento legislativo, ma rifiuta: "Nessun Vietcong mi ha mai chiamato negro". La sua licenza pugilistica e il suo passaporto vengono revocati. Viene privato del titolo, condannato a 5 anni di carcere e a una multa di 10mila dollari. Paga, ma non va in prigione in attesa dell'appello. Nell'attesa, gira nei college per parlare contro la guerra mentre cresce il movimento contro l'intervento americano nel sud est asiatico. Gli anni passano senza che possa salire sul ring.
Soltanto nell'ottobre del 1970 gli viene concessa una licenza per combattere in Georgia, mentre l'anno dopo la Corte Suprema ribalta la precedente condanna con un verdetto unanime. Ali può tornare a combattere. Batte Jerry Quarry nel match di rientro poi Oscar Bonavena per la corona dei Massimi del Nord America. Ma naturalmente vuole altro. Vuole il titolo Mondiale, che è saldamente nelle mani "Smokin'" Joe Frazier. E' il "match del secolo", che si tiene al Madison Square Garden l'8 marzo del 1971.
E' la prima volta nella storia che due pugili imbattuti si sfidano per il titolo dei massimi, il richiamo è altissimo, la borsa è di 2 milioni e mezzo a testa e un posto a bordo ring costa 150 dollari (circa 880 di oggi). Ali si aggiudica le prime due riprese, ma Frazier ha la meglio nelle successive e si aggiudica l'incontro con un verdetto unanime. Ali rifiuta di ammettere la sconfitta ("white man's decision").
Tra il luglio del '71 e il febbraio del '73 sostiene 10 match, combattendo in Svizzera, Giappone, Canada, Irlanda. Sconfigge di nuovo Patterson al Garden. Nel marzo del 1973, arriva la seconda sconfitta: durante il match con Ken Norton, subisce la frattura della mascella e perde ai punti con verdetto non unanime.
Ottiene la rivincita, che si aggiudica con un altro verdetto a maggioranza.
Combatte un match in Indonesia, poi finalmente incrocia di nuovo i guantoni con Frazier, che nel frattempo ha perso il titolo mondiale contro George Foreman. L'incontro si tiene al Madison Square Garden. Un attento Ali si tiene alla larga dal gancio mancino dell'avversario, che nel primo incontro ne aveva causato un knockout alla quindicesima ripresa (Frazier tenne per anni una gigantografia di quel pugno nel suo ufficio). Si tratta però di una vittoria che non può soddisfare Ali. L'obiettivo è un altro, bel più grande: tornare in vetta, e la vetta al momento è occupata da George Foreman.
The Rumble in the Jungle Il più famoso incontro di pugilato della storia va in scena il 30 ottobre del 1974 a Kinshasa, nello Zaire. Libri, documentari, canzoni, romanzi e film sono stati dedicati a questo evento, organizzato dalla mente cinica e diabolica di Don King che per reperire i fondi per le borse dei due pugili si rivolge al dittatore Mobutu Sese Seko. Ali ha 32 anni, 7 in più del mastodontico Foreman. Entrambi si allenano per mesi nello Zaire per acclimatarsi in vista del match previsto per il 25 settembre, poi rimandato di oltre un mese per un infortunio all'occhio occorso a Foreman. Il match diviene l'apice della carriera di Ali, il suo capolavoro tattico, psicologico e sportivo. Ali lascia sfogare l'avversario fino a sfiancarlo. Nella settima ripresa, dopo essere stato colpito alla mascella, lega con l'avversario e gli sussurra "That all you got, George?". Si arriva all'ottavo round, al più famoso ko di sempre. Foreman è stremato, nei 40 precedenti incontri non è mai stato così in difficoltà: Frazier gli ha resistito per 2 round finendo 3 volte al tappeto, esattamente come Norton. Ma Ali è diverso. Ali è The Greatest. La folla è con lui, lo incita con "Ali boma ye". E Ali lo fa. Ali "uccide" Foreman con una combinazione gancio sinistro - diretto destro. Foreman è al tappeto. Si rialza al nove, ma l'arbitro Zack Clayton ferma il match.
Foreman si ritirerà dopo una sconfitta con Jimmy Young nel 1977 senza che fosse possibile un remacht. Tornerà poi campione a 45 anni e nel 1997, insieme al rivale (che aiutò a salire i gradini del palco) fu presente alla premiazione di When we were kings come Oscar per il miglior documentario. Ali torna sul ring pochi mesi dopo per affrontare in un match di routine Chuck Wepner, un mestierante che riesce a metterlo al tappeto prima di arrendersi e che ispira a Sylvester Stallone il personaggio di Rocky.
Dopo altri due difese del titolo (per la seconda volta, Joe Bugner - famoso in Italia per un film con Bud Spencer e Terence Hill - gli resiste per tutte le riprese), a ottobre va in scena la terza sfida con Frazier. Si combatte nelle Filippine (Thrilla in Manila), da Mobutu si passa a Marcos. All'interno dell'Araneta Coliseum c'è un caldo infernale, Frazier sostiene che si sfiorino i 50 gradi, Ali perde durante il combattimento oltre 2 chili. I due pugili arrivano stremati all'ultimo round, ma il trainer di Frazier ferma l'incontro. Ali ammise che Frazier si fermò giusto un attimo prima che lo facesse lui.
Nel 1976, dopo altre 3 difese, Ali regola i conti con Ken Norton, battendolo con verdetto unanime allo Yankee Stadium. Nel 1977 arrivano due vittorie ai punti (contro Shavers subisce ripetuti colpi alla testa), poi nel 1978, a 35 anni, viene sconfito ai punti, di 11 anni più giovane, Oro alle Olimpiadi di Montreal con soli 7 match da pro alle spalle. Ali vince largamente ai punti la rivincita (verdetto accolto da fischi), ma invece di ritirarsi come aveva annunciato trascina inutilmente la sua carriera. Nel 1979 non combatte. Nel 1980 subisce la prima sconfitta prima del limite, contro un suo vecchio sparring, Larry Holmes. E' un incontro duro e sportivamente senza senso, che pare abbia contribuito alla successiva malattia di Ali. Eppure, non è abbastanza, perché un anno dopo Ali torna sul ring, perdendo nettamente contro Berbick.
Chiude la sua carriera con 56 vittorie (37 per ko) e 5 sconfitte. Nel 1984 gli viene diagnosticato il morbo di Parkinson. Icona vivente, continua a battersi per le cause in cui crede (nel 1991 vola in Iraq per trattare con Saddam Hussein il rilascio di ostaggi americani), senza perdere l'umorismo ("Sono più bello", dirà di Will Smith, che lo interpreta nell'"Ali" di Michael Mann) Nel 1996, accende la fiamma olimpica delle Olimpiadi di Atlanta; nel 2012 è presente all'inaugurazione dei Giochi di Londra.
Segue la carriera della prediletta tra i 9 figli, Layla. Nel 2009 visita Ennis, in Irlanda, da cui partì un suo avo. Dal 2013, la sua salute peggiora, fino alla fine, a 74 anni, in un letto di ospedale di Phoenix.