Atto ultimo a Monte-Carlo. Non prima delle 14.30, Nishikori e Nadal si ritrovano sul Campo Ranieri III con titolo in palio. Rafa difende una striscia sul rosso pressoché eterna, è il logico favorito. Kei punta a stoppare il primo giocatore del mondo, riavvolge il nastro e ricorda le epiche sfide su questa superficie. Finale scritta per molti, ma il passato lancia un monito a Nadal e tende la mano a Nishikori. Il maiorchino domina nel computo complessivo dei confronti diretti - 9-2 - ma non può crogiolarsi sugli allori, perché Nishikori, più di altri, riesce a reggere l'urto. Testimonianza dell'assunto sono le tre sfide sulla terra. Al Roland Garros del 2013, il primo sigillo del mancino di Manacor, poi l'epica battaglia a Madrid l'anno seguente, infine l'affermazione 64 75 di Nadal a Barcellona nel 2016. 

Entrambi puntano il primo titolo di stagione, Rafa è al rientro dopo un lungo stop. Quarti all'Australian Open, poi la lunga assenza per ritrovare brillantezza e preparare al meglio la porzione prediletta. Nishikori, come il rivale, deve rendere conto a un fisico fiaccato del tempo e incline a problemi e fastidi. La scelta addirittura di scendere a livello Challenger - trionfo a Dallas - prima di griffare la semifinale a New York, disco rosso con Anderson. Un Nishikori ritrovato, in termini di fiducia e consistenza. Due successi di rimonta, al primo turno con Berdych e in semi con Zverev, quattro vittorie su cinque al terzo. Segno tangibile di un giocatore in grado di restare in partita, senza perdere le coordinate del confronto.

Oltre la rete Nadal, famelico, chirurgico. La lezione all'aspirante n.1 Thiem, la replica con l'elegante Dimitrov. Un set sulla stessa onda emotiva, il naturale crollo del bulgaro, costretto a giocare più scambi oltre il limite. Il pronostico pende dalla parte di Nadal, attenzione però a considerare Nishikori un semplice sparring partner.