A soli vent'anni, Alexander Zverev è già tra i primi otto giocatori al mondo, invitato al gran ballo delle Atp Finals di Londra. E non per forfait di grandi nomi come Novak Djokovic o Andy Murray, bensì per meriti propri, per aver disputato una stagione straordinaria per continuità e qualità, sostanzialmente da teenager, con l'unica pecca data nella resa nei tornei dello Slam. Per il giovane Sascha il futuro è adesso, da numero tre del ranking mondiale, con prospettive da dominatore. 

Il suo 2017 è stato quello dell'esplosione ad altissimi livelli - ancora presto per parlare di consacrazione - e della conferma di potersela giocare con tutti, praticamente su qualsiasi superficie. Due Masters 1000 in bacheca (Roma e Montreal) per questo fenicottero tedesco, che fa della consistenza da fondo campo (rovescio eccezionale, dritto ancora migliorabile) la sua principale arma per scardinare la resistenza degli avversario. Altissimo (198 cm), ha migliorato clamorosamente la sua mobilità laterale e in avanzamento, eppure i margini per fare di più ci sono tutti: dal servizio al riconoscimento delle situazioni di gioco, fino a una tenuta mentale che, a vent'anni, non può essere quella di un veterano. La sua stagione è iniziata con la Hopman Cup, manifestazione per nazioni come antipasto agli Australian Open, dove ha battuto un Roger Federer in rodaggio. A Melbourne ha sprecato invece la prima occasione Slam dell'annata, giungendo al terzo turno, ma facendosi eliminare dal poi finalista Rafa Nadal, dopo essere stato avanti due set a uno. Un match che deve comunque avergli dato nuova consapevolezza perchè, dopo la parentesi in Davis (Germania k.o. con il Belgio), Sascha ha vinto alla grande il torneo indoor di Montpellier, battendo Tsonga e Gasquet in semifinale e finale. Poi due k.o. al primo turno a Rotterdam e Marsiglia contro Thiem e Mahut, prima di volare negli Stati Uniti a disputare i due Master 1000 sul cemento a stelle e strisce. Sia a Indian Wells che a Miami, Zverev ha però trovato sulla sua strada un Nick Kyrgios in stato di grazia (in Florida il tedesco aveva battuto Isner e Wawrinka, primo di piegarsi all'australiano in quarti di finale). E' stato forse sulla terra rossa che Sascha ha sorpreso di più: battuto da Nadal a Montecarlo, fuori quasi subito a Barcellona (k.o. con Hyeon Chung), il tedeschino ha vinto il torneo di casa di Monaco di Baviera, per poi raggiungere i quarti a Madrid, dopo aver eliminato Verdasco, Cilic e Berdych (sconfitta con Cuevas).

Si è riscattato alla grande a Roma, sul Centrale del Foro Italico, vincendo il primo Master 1000 della carriera, perdendo solo due set al termine di una gran cavalcata (superati Anderson, Troicki, Fognini, Raonic, Isner e soprattutto Novak Djokovic in finale), al punto da accreditarsi come uno dei favoriti, alle spalle del solito Nadal, per il Roland Garros di Parigi. La terra rossa francese gli è stata però fatale, con Fernando Verdasco pronto a vendicarsi del k.o. di Madrid in un primo turno trappola. Chiusa in anticipo la stagione su terra, Zverev ha dato prova di sapersi districare alla grande anche sull'erba, raggiungendo le semifinali di s-Hertogenbosch, sconfitto da uno specialista come Gilles Muller, e l'atto conclusivo di Halle, inchinandosi di fronte a uno strepitoso Roger Federer. A Wimbledon ha raggiunto gli ottavi, facendosi però impallinare da Milos Raonic proprio quando stava per assaporare la portata del grande evento, prima di dominare sul cemento nordamericano: titolo a Washington e soprattutto al Master 1000 di Montreal, con tanto di rivincita su Kyrgios e su un acciaccato Federer. Fuori al primo turno a Cincinnati, sconfitto da Tiafoe, ha deluso invece agli US Open, facendosi sorprendere al secondo turno da Borna Coric, non completando neanche stavolta un percorso molto interessante. In calando il finale di stagione, con uscite premature a Shenzhen e Shanghai (k.o. con Dzumhur e Del Potro) e sconfitte in quarti a Pechino e Vienna, rispettivamente con Kyrgios e Tsonga. Male anche nell'ultimo Master 1000 stagionale, quello di Parigi-Bercy, dove non ha approfittato di assenze pesanti, facendosi eliminare al secondo turno dall'olandese Robin Haase. 

Abbondantemente primo nel ranking dei Next Gen (migliori under 21), Zverev ha deciso di bypassare l'appuntamento di Milano per concentrarsi sul Master dei grandi, quello di Londra e della O2 Arena. L'impressione generale è che Sascha arrivi scarico e con le gomme sgonfie al finale di una stagione lunga e logorante, nonostante la sua giovane età possa prestarsi a una duplice interpretazione: freschezza e colpo di coda, o calo fisico definitivo. Ranking e doti lo vorrebbero quantomeno in semifinale, a prescindere dal girone in cui sarà sorteggiato. Al resto dovrà pensare lui, cercando di resettare dieci mesi vissuti a tutto gas soprattutto dal punto di vista mentale, per sorprendere ancora e accreditarsi sempre di più come il prossimo numero uno al mondo. Predestinato, sembra nato nell'epoca giusta per attitudine alle diverse superfici e possibilità di cambio generazionale.