A Londra - nel suggestivo scenario che veste la O2 Arena - i migliori 8 giocatori dell'annata tennistica in corso si sfideranno per alzare al cielo il titolo di Maestro. Il torneo avrà inizio il 12 Novembre, mentre 5 giorni prima prenderanno vita le Next Gen ATP Finals, Masters giovanile che mette di fronti i più forti - secondo il computer - under 21 della stagione. Vavel propone due recap per presentare gli otto partecipanti al nuovo torneo in programma a Milano. Seconda manche.
5° - Jared Donaldson
Profilo basso, etica del lavoro, mentalità da perfezionista. E' questo il ritratto - a grandi linee - del giovane americano, bravo a non lasciare mai nulla al caso. Jared nasce a Glocester - nello stato del Rhode Island - nel 1996. Si avvicina al tennis all'età di 4 anni, mentre il padre inanella cospicui affari e consente alla famiglia una vita agiata. Non rimane molto tempo in America, tanto che - consigliato dal suo maestro - emigra in Argentina a 14 anni, dove resta affascinato dalla serietà con cui i giocatori affrontano le due sessioni di allenamento. Sono due anni che gli cambiano la vita ed il modo di vedere il professionismo, con la nazione natale che lo snobba fino all'età di 16 anni, quando - tornato negli States - raggiunge la finale ai Campionati Nazionali Under 18, che assegnano la WC per US Open. Perfezionista, ma anche disfattista all'occorrenza, poiché l'anno dopo, diciassettenne, decide - grazie all'aiuto dell'ex tennista Taylor Dent - di snaturare il suo tennis cambiando radicalmente servizio e gioco a rete. E' la svolta, che lo porta a scalare posizioni su posizioni. Dal 2017, inoltre, viene affiancato anche dall'indimenticato ed indimenticabile Mardy Fish. Il suo pragmatismo e la sua accezione verso il perfezionismo lo portano ad amare il poker, anche se i suoi idoli hanno praticato altri sport - Muhammed Ali, boxe, e Bill Russel, basket.
Il servizio è l'ago della bilancia, per sua stessa ammissione. Quando mette la prima riesce a gestire ottimamente lo scambio, riuscendoci a sottoporre ad un'attenta autopsia ogni colpo. La perfezione lo porta a voler dipendere meno dal colpo iniziale, Fish e Dent ci stanno lavorando. L'obiettivo è far fruttare un dritto ed un rovescio che difensivamente fanno la loro ottima figura.
6° - Hyeon Chung
Di primo acchito, Chung appare come un il classico secchione che incrociamo a scuola: occhiali, camicia abbottonata fino all'ultima asola, ed aria da bravo ragazzo tendente al nerd. Di lui, però, ci interessano le prestazioni in campo, e da dove proviene l'etica di un ragazzo pronto a diventare il più grande coreano di sempre. Nato nel 1996 a Suwon, Corea del Sud, prende per la prima volta la racchetta in mano all'età di 6 anni, catechizzato dal padre Seok-Jin, ex tennista - ora suo coach - che sogna di plasmarlo. Chung noi italiani lo conosciamo per il famoso scontro con Quinzi in finale a Wimbledon Junior. Uno scontro vinto dall'italiano, che poi scomparirà - ahinoi - nelle sabbie mobili dei tornei minori. Hyeon, invece, cresce ed inanella Challenger collezionando anche alcune apparizioni nei tornei maggiori. A suo parere, il 1T contro Djokovic agli AO 2016 è stato uno dei più importanti punti di svolta della sua carriera: giocare contro quel Djokovic - pre crisi - l'ha fatto innamorare del serbo, del suo modo di stare in campo, della sua dedizione e fame. Il nativo di Belgrado ha spazzato Federer nella classifica dei suoi tennisti preferiti, e l'ha preso d'esempio. Non ha collezionato grandi exploit, ma sentiremo parlare a lungo di lui.
Chung è un tennista ottimo con i fondamentali. Il dritto è il colpo prediletto, forgiato dopo anni ed anni di certosino lavoro, ma il rovescio bimane è il testamento lampante del suo talento: può piazzarlo dove vuole, in qualsiasi momento e con la potenza che preferisce. Agli addetti ai lavori - con quel fondamentale - ricorda Nalbandian. Ficcante la prima di sevizio, claudicante la seconda.
7° - Daniil Medvedev
Il cognome ci riporta ai tempi dell'ex campione russo Andrei Medvedev, ma Daniil ha già puntualizzato che non ha parentele con il vecchio mondo del tennis. Lui punta a crearsi un'identità propria, ha un carattere forte - e per certi aspetti controverso - che vuole far valere nella sua carriera. Il lato controverso del suo sottile carattere è venuto fuori a Wimbledon, nel famoso siparietto che ha fatto il giro del mondo. Dopo aver battuto Wawrinka al 1T, perde contro Bemelmans nel successivo, ed all'uscita del campo lancia monetine all'indirizzo della giudice arbitro Mariana Alves. "A volte non riesco controllarmi, faccio ciò che mi passa per la testa" fu il succo della sua spiegazione. Nasce a Mosca nel 1996, e fa amicizia con la racchetta all'età di 6 anni. Le estreme condizioni metereologiche a cui è sottoposta la Russia, lo costringino ad emigrare - assieme alla famiglia - in Costa Azzurra. Qui si forma, ed inizia a pensare da professionista. Tanti buoni risultati nei tornei minori, fino al climax raggiunto con la vittoria ad inizio anno a Chennai. In chiaro scuro nell'ultima parte di stagione, Milano arriva in suo soccorso.
Daniil non è certamente il giocatore più bello da vedere su un campo da tennis, ma ha alcune peculiarità che lo contraddistinguono. Su tutti la velocità, impensabile per uno stangone di 198 centimetri. Lavora molto sulla risposta e sogna di avvicinare tecnicamente il suo idolo Safin, gigante al servizio. Quest'ultimo è un fondamentale che punta a migliorare, mentre è soddisfatto del dritto e rovescio che riesce ad esprimere.
8° - Gianluigi Quinzi
Bentornato, Giangi. Nasce nel 1996 a Cittadella, ma ben presto si trasferisce nelle Marche, a Porto San Giorgio, con il padre presidente del tennis club della città. Bollettieri gli mette gli occhi di dosso già all'età di 8 anni, regalandogli una borsa di studio per la sua accademia. Due anni più tardi vince il Little Mo - torneo giovanile che ha premiato anche due pesi massimi come Serena Williams ed Andy Murray - prima di iniziare una fiorente carriera under. Da sottolineare il trionfo in Coppa Davis Junior - battendo l'Australia di Kokkinakis - quello al Bonfiglio nel 2012, e la vittoria a Wimbledon 2013 con il raggiungimento del 1^ posto nella classifica Junior. L'entrata nel tennis dei grandi è disastrosa, con Gianluigi che perde subito contatto con le posizioni che avrebbero dovuto appartenergli. Ora ha la possibilità di riscattarsi.
Quinzi è un cantiere a cielo aperto, che lavora ogni giorno sui fondamentali. Nell'epoca Junior il suo fisico - maggiormente sviluppato rispetto sin pari età - nascondeva una tattica che poggiava troppo sul rovescio. Con il passare del tempo si sono scoperte evidenti lacune nel dritto e nel servizio, che ora lui punta a migliorare.