Ascoli Piceno è un'accogliente cittadina che sorge nel sud delle Marche, rivestita di millenaria storia, trasudante travertino, nascosta ma desiderata. Un piccolo gioiello incastonato tra la dolcezza del mare e l'imponenza delle montagne, dove si respira l'arte. Raffinata arte antica, ma anche caratteristica arte moderna che s'infiltra nelle pieghe dello sport. Orsolini è solo l'ultimo prodotto svezzato da Ascoli e poi donato alle acque dell'incertezza, come racconta la storia di Romolo e Remo. Il classe '97 è stato acquistato dalla Juventus, girato poi all'Atalanta in prestito. 

In una città pullulante di appassionati calcistici, Stefano Travaglia nasce sotto la stella "sbagliata". A 5 anni - influenzato dai genitori, appassionati e praticanti di tale sport - scopre il tennis, scopre il Morelli, caratteristico circolo piceno di tennis che dalla strada si genuflette e bacia il fiume. Guarda con occhi attenti anche il basket e la pallavolo, ma il richiamo della pallina gialla lo convince definitivamente a scegliere questa strada. Affiancato dai suoi eroi, Steto - il suo storico soprannome - cresce barcamenandosi nei bassifondi del professionismo, ed a 15 anni abbraccia il progetto di due allenatrici di Jesi, Conti e Grisolia

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Dopo essere entrato in top 1000 nel 2010, Travaglia viene captato dai radar degli appassionati, che vedono in lui il futuro del tennis azzurro. Servizio straripante, dritto debordante, intelligenza tattica rilevante. Il 2011 è l'anno dell'esplosione; dopo importanti vittorie a livello Futures, si conferma anche nei Challenger - 2T a Milano battuto da Albert Ramos, 2T a Torino battuto da Hidalgo - entrando nella stagione estiva con un bagaglio di ambizioni ed emozioni. La casella N°306  porta il suo nome, mentre al Futures di Fano raggiunge i quarti. Tornato a casa, nella sua Ascoli, è vittima di un gravissimo incidente domestico. Scivola salendo le scale, perde equilibrio e urta una finestra di vetro; un vetro penetra nel suo braccio destro e nelle sue certezze, lo stop è lungo. Si racconta così al portale "Livetennis.it"

"Scivolato dalle scale, è stato istintivo mettere le mani avanti per evitare l'impatto della faccia con il vetro. Ad avere la peggio è stato il mio braccio destro, colpito da uno spunzone che mi ha lacerato muscoli e tendini dal polso sino al gomito. Nel braccio sinistro giusto pochi tagli, guariti dopo una 20ina di giorni. Starò fuori 8 mesi, anche il nervo è stato reciso e non ho sensibilità nelle prime 3 dita della mano"

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Torna nel caldo di Agosto, nel 2012. Vince il Futures di Santiago, e fa finale a San Juan, tornando a fare capolino nella classifica mondiale. E' N°702. Nel 2013 gli acuti più importanti sono a Salinas - Challenger, semifinale - e La Rioja - Futures, finale. L'anno seguente torna fare ció che gli riesce meglio, vincere. Tre Futures in bacheca, più una qualificazione al main draw degli  Internazionali d'Italia - 1T perso contro Bolelli - e la possibilità di assaporare l'atmosfera degli US Open, giocando le qualificazioni. La fortuna torna a remargli contro nel 2015, quando a Marzo si frattura lo scafoide della mano sinistra e di è costretto ai box alcuni mesi. In barba al fato, vince 3 Futures ed apre una finestra sul 2016. 

L'infida girandola della sfortuna torna ad abbattersi sul corpo. Alza bandiera bianca ad inizio anno, una pericolosa e delicata frattura da stress alla schiena lo costringe a stare fermo per 7 mesi, di cui 3 passati immobile sul letto. È un colpo che piegherebbe chiunque, ma lasciare il tennis significherebbe ricamare un affronto al suo essere dedito e legato morbosamente a questo sport. Tra fine 2016 ed inizio 2017 scaccia - di nuovo - i fantasmi e fa incetta di Futures, timbrando il suo primo successo a livello Challenger, ad Ostrava. La classifica segna 155, suo best ranking. L'alta posizione gli permette di giocare le qualificazioni a Wimbledon, nel tempo del tennis. Elimina Caruso, Halys e compie l'impresa piegando Polansky al turno decisivo. Avvinghiato nella morsa dell'emozione, si getta a terra. L'erba attutisce la sua caduta, il sogno diventa realtà. Perde al 1T contro Rublev, arrendendosi solo 7-5 al 5^ set. 

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Successivamente ad altre apparizioni Challenger, Steto fa scalo bella Grande Mela. Anche qui, come di consueto, tre match lo dividono dalla seconda qualificazione Slam consecutiva. Batte Nedovyesov, Harrison e Gojowczyk e raggiunge il main draw senza perdere nemmeno un set. Pesca Fognini al 1T, una sfida difficile ma stimolante. Steto gioca sugli errori, è bravo a restare sempre concentrato inibendo le poche sortite offensive ficcanti di Fognini. Vince i primi due set - tie-break fantastico del 2^ da giocatore navigato - perde il terzo, cammina sulla salma di Fognini nel quarto. Gli occhi emozionati lasciano spazio ad un timido sorriso che gli esplode sul volto. Braccia al cielo, il sogno proibito continua. Ti meriti tutto ciò, Steto

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