Vince e convince Roger Federer a Montreal, in occasione della Rogers Cup. L'elvetico brilla di luce propria contro la WC Peter Polansky e raggiunge il 3T. Ad attenderlo, o Ferrer o Sock.
Naviga Polansky, lupo di mare, di nuovo gondoliere dei tornei minori. N°116 della classifica mondiale, quest'anno tre finali a livello Challenger - vs Kavcic a Winnipeg e Gnabry, vs Shapovalov a Gatineu - tutte perse. Con cappellino ed occhiali, sfida Federer: nobile ritrovato, ammaliatore della folla, latin lover della pallina, 19 Slam vinti.
Il maestro svizzero prende subito in mano le redini del gioco, anticipando il suo dirimpettaio e ferendolo con traiettorie sempre diverse e anguste. Scalda il colpo embrionale nel primo game, poi toglie la sicura ai colpi base: giostra con il dritto - soprattutto inside-out - e toglie dal cilindro quel rovescio 2.0 che lo ha incoronato in Australia. Il canadese lo aiuta, inciampa per due volte nel doppio fallo e cede il servizio a zero. E' un match veloce e con pochi sbocchi: Federer è un treno, viaggia sul binario dell'eleganza - curando i dettagli a rete come Monet ed il suo impressionismo - e della concretezza, sbagliando una quantità effimera di palle; Polansky registra il servizio, azzanna la pallina, ma il suo tennis ha i polsi legati ed ogni variazione viene rispedita al mittente. Roger danza sul cemento, e strappa una seconda volta il servizio. Parziale in archivio.
Secondo set, ancora l'elvetico al servizio. Timbra il primo game, esala magie nel secondo. Incalzante come la 38° di Mozart - da Praga a Montreal - delicato come una piuma che si adagia al suolo. Strappa il servizio al padrone di casa con 4 punti antologici, tra chip & charge, dritti in allontanamento, demi-volee, smash arpionati in cielo e lungolinea tambureggianti. Suona lo stesso spartito nel 4° game, facendo fluttuare la racchetta. Imbriglia Polansky - da segnalare una risposta in back che si abbassa e muore sulla riga - lo costringe agli straordinari, e lo batte con l'inganno ai vantaggi. 4-0. Rischia qualcosa nel successivo, quando Polansky imbecca il game perfetto, andando anche a doppia palla break con un pregevole passante di dritto. Federer è una statua di sale, annulla l'opportunità e blinda il servizio ai vantaggi. Il canadese muove il tabellino, prima di salutare il torneo.
(2) R. Federer b. (WC) P. Polansky 6-2 6-1