Un ex numero al mondo alla corte di un altro ex numero al mondo. Carlos Moya e Rafa Nadal, due maiorchini in cerca di autore. Uno, Moya, a caccia di un'identità come allenatore (non esaltante la sua esperienza come coach di Milos Raonic), l'altro, Nadal, alla disperata ricerca di una continuità perduta. Ecco perchè Moya è appena entrato nel cerchio magico del mancino di Manacòr, finora ristretto al solo zio Toni e a Francisco Roig. Di tutto questo, il quarantenne Carlos ha parlato ad ABC Deporte.
Intervistato da Enrique Yunta, Moya ha spiegato le modalità del suo reclutamento: "A chiamarmi è stato Toni, durante la Premier Tennis League in India - racconta il maiorchino - sapeva che avevo chiuso con Raonic e mi ha chiesto se volessi entrare a far parte del loro gruppo. Penso che sia un ruolo perfetto per me, sarà un privilegio lavorare con loro. Sarò spesso presente all'Accademia di Manacòr, e poi assisterò Rafa nei periodi in cui si allenerà a Maiorca. Ovviamente viaggerò con lui per alcune settimane e per determinati tornei, però in misura inferiore rispetto a quanto ho fatto nell'ultimo anno con Raonic. Comincerò dai prossimi Australian Open". Ma cosa cambiare nel gioco di Nadal? "Toni e Roig pensano che sia fondamentale che io conosca bene Rafa. Ci siamo sempre trovati a meraviglia, ci conosciamo ormai da anni. Poi credo che vorranno avere la mia esperienza da ex giocatore, perchè in fondo non ho smesso da molto tempo. Probabilmente volevano qualcuno esterno al loro gruppo, ma che non fosse però un perfetto sconosciuto. C'è l'intenzione di portare qualcosa di nuovo, ma non aspettatevi cambiamenti radicali, perchè non ce ne saranno: so come funziona il mondo di Rafa. Sono suo amico, il nostro è un rapporto che va oltre il tennis. Senza dubbio il nostro rapporto di fiducia e confidenza rimarrà lo stesso, ma Rafa sa che da lui pretenderò più di chiunque altro".
"Sono convinto che abbia ancora molto tempo davanti a sè. Non ho dubbi al riguardo, altrimenti non avrei accettato la proposta di Toni. Penso che Rafa tornerà a vincere tornei dello Slam e sarà ancora numero uno al mondo: anzi, non lo penso, ne sono certo. Tornerà a vincere come faceva prima e ad essere il migliore di tutti: è Rafa Nadal. Ciò che conta davvero per lui è poter giocare con continuità, senza infortuni, e di ritrovare fiducia in se stesso. Francamente non credo che il suo calo sia dovuto a motivi legati al campo: uno come lui non si dimentica come si gioca a tennis. Piuttosto, può darsi che abbia perso fiducia. Recentemente ha perso qualche brutta partita, alcune al tie-break del set decisivo, altre facendosi rimontare. Sono questi i match che minano le tue certezze. Ecco perchè penso che appena infilerà un filotto di vittorie tornerà quello di prima. Dipende tutto da lui, un allenatore può incidere per un 1% su un giocatore del suo livello: a volte però quell'1% è la differenza tra essere numero uno e numero due al mondo, perchè può apportare correttivi tecnici e tattici, sempre accettando che al centro della scena ci sia il giocatore, in questo caso una stella di prima grandezza". Anche Moya dunque, come accaduto per Edberg con Federer, per Becker con Djokovic, per Lendl con Murray, da ex grande giocatore diventa allenatore di un big: "E' una formula che negli ultimi anni ha dimostrato di poter funzionare. Non mi piace la parola supercoach, anche se è vero che persone come Becker, Edberg, Chang, Bruguera e Ivanisevic hanno portato esperienza nello staff dei loro giocatori. Hanno fatto tutti un gran lavoro, ma sempre all'interno di un gruppo tecnico già consolidato. Ecco perchè io non potrei essere di aiuto senza Toni, Roig e gli altri componenti del gruppo di Rafa".