La stagione agonistica del tennis maschile - con la nobile eccezione della finale di Coppa Davis - è andata ieri in archivio con la vittoria di Andy Murray, 6-3 6-4 lo score, contro Novak Djokovic nell'atto conclusivo delle Atp Finals 2016. Un successo che consente allo scozzese di aggiudicarsi il primo Masters della carriera e di chiudere l'anno come numero uno al mondo, proprio davanti al rivale serbo. Una finale di certo non spettacolare ha regalato al britannico l'ultima gioia stagionale, dopo i grandi successi di Wimbledon e delle Olimpiadi (oltre ai vari Master 1000 di Roma, Shanghai e Parigi-Bercy).
In conferenza stampa, nella pancia della O2 Arena dopo il trionfo, Murray spiega di star vivendo un momento speciale, come lui stesso lo definisce: "Ora che sono numero uno al mondo - dice ai giornalisti presenti - sono ovviamente motivato a mantenere questa posizione e a rimanere a questi livelli. Ma i miei prossimi obiettivi saranno i titoli dei tornei dello Slam, sono quelli che voglio aggiungere alla mia bacheca adesso. Da dicembre in poi mi concentrerò sulla preparazione per gli Australian Open, dove si gioca al meglio dei cinque set: per quel tipo di partite servono motivazioni extra e grandi condizioni di forma. Quella di oggi è stata una grande partita, contro un grande avversario contro cui avevo giocato tante altre volte in carriera. Si può dire che Novak sia stato il mio principale avversario in tutti questi anni, ci siamo scontrati in finali Slam, in tantissimi Master 1000, e ora qui, dove c'era in palio anche la prima posizione del ranking mondiale. Ecco perchè questa è una vittoria speciale per me. Io e Nole siamo coetanei, siamo quasi cresciuti insieme e, nonostante, ciò che si possa pensare, abbiamo un buon rapporto, anche se non è mai facile essere amici quando si gioca così spesso l'uno contro l'altro, soprattutto quando la posta in palio è molto alta. Negli ultimi tempi abbiamo parlato spesso, ma mai di tennis o delle nostre sfide o del ranking, piuttosto delle nostre vite e delle nostre famiglie. Entrambi siamo diventati padri da poco, e ci siamo confrontati più volte su quanto sia difficile conciliare i viaggi in giro per il mondo con le esigenze delle nostre famiglie".
Deluso, quasi rassegnato, Novak Djokovic, che però tiene a rimarcare quanto positivo sia stato anche per lui il 2016: "Credo che ora si possa analizzare l'intera annata - dice il serbo - per me ci sono stati molti momenti di cui essere orgoglioso e molte cose su cui invece riflettere. Ogni anno è diverso, e sento di evolvere non solo come giocatore, ma anche come persona, nella speranza di migliorare sempre. Ovviamente non si può pensare che le cose rimangano sempre le stesse, che non cambi mai nulla. So che ci sono giocatori giovani che stanno crescendo e altri già affermati che continuano a progredire e a diventare più forti. Ed è quello che cerco di fare anch'io. A volte funziona, a volte no. Ora il mio obiettivo è quello di riposare, è stato un anno lungo, una bella stagione con molto su cui riflettere. Ma adesso è il momento di lasciare per un po' da parte la racchetta, recuperare, e poi pensare all'inizio del 2017. Gli ultimi cinque-sei mesi non sono stati ideali per me: senza dubbio avrei potuto fare meglio in diversi tornei, ma nonostante tutto sono arrivato in finale agli US Open e qui alle Finals. Ed è sempre importante arrivare in fondo ai tornei. So che negli ultimi due anni ho abituato tutti, me compreso, a grandi risultati, ma non posso che essere soddisfatto della carriera che sto avendo. Credo sia normale avere dei momenti di difficoltà e trascorrere alcune fasi di una stagione non al top della forma, anche se negli ultimi anni non ho quasi mai avuto pause di rendimento". Immancabili, i complimenti al vincitore: "Ora Andy deve godersi il momento, se lo merita tutto. Non chiedetegli della prossima stagione, ha raggiunto grandi risultati insieme al suo team e alla sua famiglia, in particolare a sua moglie Kim, che gli ha dato un figlio. So per esperienza personale quanto sia difficile viaggiare e avere un bambino a casa: quindi complimenti a Kim, forse è stata lei a fare più di Andy".